REDAZIONE

 

… Ho conosciuto molteplici discipline volte all’ottenimento dell’Iniziazione, ma tutte mi hanno profondamente deluso e ho anche a lungo faticato per liberarmene. Credo di aver trovato oggi, con la Scienza dello Spirito, quello che da anni stavo cercando. Ho letto molti libri e ho anche iniziato gli esercizi dati da Rudolf Steiner, ma ancora non vedo risultati apprezzabili in campo spirituale: mi rendo conto che, rispetto ad altre, questa disciplina necessita di maggiore impegno, ma vorrei sapere come lavorare per giungere in un tempo ragionevole a liberarmi delle tenebre dalle quali mi sento oppresso e raggiungere ciò che sempre vedo sfuggirmi: la vera Illuminazione.

Tonino Valitutti

Non dobbiamo avere fretta nel lavoro spirituale: sono necessarie pazienza, tenacia, dedizione assoluta. Occorre, primo fra tutti, ripetere quotidianamente l’esercizio della concentrazione, per il conseguimento del pensiero libero dai sensi. Come diceva il Maestro d’Occidente, l’Illuminazione abrupta, che nello Zen viene chiamato satori, è per noi un evento preparato volitivamente, sino al suo verificarsi, certo come un dono del mondo spirituale, e tuttavia predeterminato mediante l’assoluta donazione del pensiero. L’assoluta dedizione del pensiero, l’assoluta negazione di sé nell’oggetto, è la vita profonda del pensiero destata e coltivata coscientemente, sino al risonare del Logos. Cosí, il pensiero che conosce l’esaurimento della propria dialettica è veicolo della Luce. Il pensiero liberato ritrova il proprio divenire come un processo cosmico che esso ripercorre a ritroso. Ma questo percorso a ritroso è un ascendere ad altezze che rispondono a profondità buie dell’anima razionale e dell’anima senziente, onde l’Io, ritrovando se stesso, guarisce la radice della natura egoica.

Mi trovo sempre in grande difficoltà quando cerco di far comprendere il (mio) “punto di vista spirituale” ad individui atei o comunque su posizioni scettiche. Il rispetto nei confronti di tali opinioni si scontra con il mio desiderio di “elevare” verso altri mondi il pensiero di queste persone. Fatico parecchio, tuttavia, a trovare argomenti che si possano opporre a quegli uomini che, in assoluta buona fede, non riescono a concepire l’esistenza di ciò che ricade al di fuori dell’esperienza sensibile, o non è comprovato da procedimenti scientifici e razionali. Il problema, in effetti, è ben piú vasto e riguarda la condizione attuale dell’umanità intera. Ma il castello di carte materialistico-ateo-scientifico avrà pure un punto debole da cui partire per farvi entrare un po’ di luce! Se sapete dirmi quale sia…

Aldo Carena

Non è con la dialettica che possiamo opporci a un’altra dialettica, ma se attraverso una rigorosa disciplina interiore operiamo alla trasformazione del nostro Io, arriveremo, per prima cosa con l’esempio, e poi con la giusta parola detta al momento opportuno, a irradiare quella luce di cui necessita anche l’anima del piú convinto materialista.

Nei rapporti di lavoro, con colleghi d’ufficio e superiori, ho cercato e cerco continuamente di far passare energie positive che conquisto attraverso la pratica costante del lavoro spirituale. L’esercizio della positività mi aiuta a reagire con serenità a tanti soprusi di cui sono vittima, restando io sempre all’ultimo posto benché mi adoperi piú degli altri e sempre senza farlo rimarcare. Mi risulta però difficile comprendere la ragione di una malcelata aggressività nei miei confronti. Eppure continuo a prodigarmi per gli altri, tendendo sempre a riarmonizzare l’atmosfera che gli altri inquinano quotidianamente. Per mezzo degli esercizi cerco di dominare l’ego, che vorrebbe ritorcere le palesi ingiustizie con un’altrettanto palese reazione negativa, riportandomi sempre al centro dell’Io…

Riccardo Sampieri

La possibilità di essere al centro dell’Io è l’inconcepibile per gli altri. Perciò gli altri vanno amati. L’essere al centro diviene per essi il vuoto abissale, di cui sentono l’irragionevole paura: l’irragionevole paura li fa forti e aggressivi contro l’uomo libero che non può combatterli, non può odiarli. Essi sentono presso l’essere libero la vertigine di un vuoto che sta per inghiottirli: la vicinanza è per essi il terrore: pongono súbito la distanza, che riguarda la loro condizione interiore. Occorre una grande forza per sostenere la loro evoluzione dal terrore. Eppure da questo sorge la pura redenzione, onde un giorno la paura sparirà dalla Terra.
E sappiamo che gli ultimi saranno i primi…

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In copertina: «Il leone e il Sole» tratto
dal Rosarium philosophorum, sec. XVI

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Il tempo di Michele

«E un gran prodigio fu veduto nel cielo: una Donna vestita di sole,
e la luna sotto i piedi di lei, e sulla testa di lei una corona di dodici stelle
…ed ecco un gran dragone rosso che aveva sette teste, e dieci corna,
e sette diademi sulle sue teste»

Apocalisse, 12, 1-3

Miniatura di scuola fiamminga dal Liber Floridus, Chantilly, Museo Condé

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