Il “tormentone” delle elezioni
presidenziali americane riconferma la crescente fragilità dei meccanismi
elettorali, non solo in Paesi a riguardo emblematici come il nostro, dove
il sistema vigente determina un instabile assetto delle due Camere per
la ricorrente trasmigrazione di non pochi eletti nello schieramento opposto
in corso di legislatura, ma anche, evidentemente, presso popoli di piú
consolidata tradizione parlamentare. È di questi giorni un virulento
attacco in pubblico del Presidente francese contro il suo Primo Ministro,
accusato di gravi responsabilità in relazione al diffondersi della
cosiddetta sindrome della mucca pazza, imbarazzante testimonianza della
difficile convivenza tra due leader di opposta estrazione politica costretti
dal sistema elettorale a governare insieme. Colpisce inoltre il ripetersi
di vittorie elettorali nette, ma conseguite attraverso maggioranze nei
collegi, con un totale di voti inferiore a quello conseguito dagli sconfitti.
Di fronte alla sterilità
manifesta di non pochi tentativi, spesso encomiabili e generosi, indirizzati
alla ricerca di soluzioni appropriate, è inevitabile ipotizzare
altre e piú profonde cause sottostanti, che Rudolf Steiner puntualmente
individua: «L’uomo di oggi, interessato alla vita pubblica, rivolge
di solito lo sguardo a cose che vanno considerate solo in seconda linea
per la vita pubblica stessa. Ciò avviene perché la sua abitudine
di pensiero lo porta a riguardare l’organismo sociale come una istituzione
unitaria. Per una istituzione cosí strutturata non vi può
però trovare un sistema di elezione conveniente, poiché in
ogni sistema di elezione gli interessi economici e gli impulsi della Giustizia
si debbono disturbare, nei corpi rappresentativi. ...È necessario
che oggi la vita pubblica si sforzi in prima linea di raggiungere la meta
di una decisa separazione della vita economica dall’organizzazione politica»(1).
Il passo afferisce alla
“Triarticolazione della vita sociale”, o piú brevemente Tripartizione,
nella quale l’Autore dimostra l’assoluta necessità di legiferare
ed amministrare separatamente vita economica, apparato politico/giuridico
e organizzazione spirituale/culturale, armonizzate in un coordinamento
integrato, con riferimento non dogmatico al rapporto esistente tra le tre
strutture autonomamente cooperanti nel corpo umano: sistema neurosensoriale,
ritmico-circolatorio, membra-ricambio(2).
Poiché, dunque, le
esigenze dello sviluppo sociale attualmente richiedono che l’attività
economica si limiti alla produzione, circolazione e consumo di merci,
il settore politico-giuridico alla regolazione dei rapporti tra uomo
e uomo, l’organizzazione spirituale-culturale allo sviluppo di tutto
ciò che poggia sulle doti naturali del singolo individuo(3),
è evidente che i parametri reali di riferimento sono necessariamente
diversi in ognuna delle tre sfere, e conseguentemente incompatibili con
le attuali soluzioni elettorali unitarie.
La crisi presidenziale americana
– occasionata da una storica spaccatura dell’elettorato in due fazioni
pressoché equivalenti – ne costituisce ulteriore riprova sia in
senso positivo che negativo. Infatti, la circostanza che il mercato finanziario
statunitense, dal quale tutti gli altri sono quotidianamente influenzati,
pur tra vistosi ondeggiamenti determinati dall’incertezza per il protrarsi
dello scrutinio, almeno per il momento appaia in grado di evitare il peggio,
è largamente ascrivibile all’ormai acquisita indipendenza della
gestione monetaria da parte del governatore della banca centrale, il quale,
in aggiunta, gode di elevata considerazione personale; viceversa, il fatto
che qualificati analisti del voto abbiano affermato, a loro dire con ragionevole
sicurezza, che per un candidato hanno votato famiglie con un reddito annuale
superiore ai 100.000 dollari e per l’altro fasce meno abbienti, nell’individuare
in un parametro economico, il reddito, la discriminante decisiva
nella scelta del massimo leader politico, attesta che gli elettori
hanno privilegiato quale metro di valutazione il programma elettorale piú
conveniente alla propria situazione patrimoniale, nella evidente consapevolezza
del grande potere che il presidente avrà a disposizione anche in
economia. Si potrebbe, forse, persino ipotizzare che la descritta prevalenza
dei parametri economici nella valutazione dei candidati abbia decisamente
contribuito ad esasperare la spaccatura dell’elettorato, a quanto pare
mai in precedenza cosí simmetricamente differenziato in relazione
al reddito, indubbiamente anche in conseguenza dell’impressionante processo
di catalizzazione della ricchezza favorito dal vorticoso sviluppo della
speculazione finanziaria nell’era clintoniana.
R. Steiner non esita ad
affermare che i tre settori costitutivi della vita sociale (economico,
politico/giuridico, spirituale/culturale) dovrebbero eleggere i propri
rappresentanti attraverso autonomi momenti elettorali, specificando addirittura
che i rapporti tra gli organi cosí eletti andrebbero regolati con
modalità simili a quelle intercorrenti tra Stati sovrani(4).
Da una vita spirituale-culturale
a sua volta veramente autonoma, che si legiferi ed amministri sulla base
di propri criteri intrinseci, l’organizzazione economica e quella politico/giuridica
riceverebbero finalmente soluzioni non faziose e, conseguentemente, piú
funzionali all’efficace configurazione dei relativi meccanismi elettorali,
capovolgendo l’attuale anacronistica situazione che sostanzialmente confina
l’attività delle facoltà universitarie di diritto al mero
insegnamento della produzione legislativa parlamentare, spesso viziata
da contorti compromessi tra gli interessi dei diversi schieramenti politici
coinvolti.
La piena realizzazione delle
tre autonomie menzionate, coordinate per ciò che attiene alle problematiche
comuni in un’istituzione “ad hoc” costituita dai rappresentanti dei tre
settori, postula evidentemente la capacità di concepire una struttura
sociale realmente viva, mobile, nella quale i protagonisti abbiano ampia
facoltà di trasferire in un campo l’esperienza eventualmente acquisita
in un altro.
La libertà creativa
indispensabile alla sua realizzazione e alla configurazione di un sistema
formativo correlato, cui demandare l’educazione di un pensiero corrispondentemente
vivo e mobile, può svilupparsi solo se la vita spirituale-culturale
non è vessata ma sostenuta dalle altre due sfere, che ne ricevono
in cambio operatori umanamente e professionalmente maturi, nonché
ispirazioni e suggerimenti. Si tratta di un processo certamente laborioso
e impegnativo, spesso “scomodo” per i privilegi che inevitabilmente viene
ad intaccare, al momento ancora sfocato e contraddittorio ma già
avviato (autonomia scolastica, privatizzazione dei servizi, “authorities”…),
per il cui ulteriore progresso – indissolubilmente legato ad una parallela
diffusione degli insegnamenti della Scienza dello Spirito – è determinante
il riconoscimento cosciente di ogni sua nuova manifestazione, quasi
mai appariscente, nella consapevolezza che la visione tripartita non rappresenta
una sovrastruttura ideologica, ma urge quale evoluzione storica
della vita sociale contemporanea.
R. Steiner esorta a concepire
la Tripartizione con atteggiamento aperto, spregiudicato, poiché
l’obiettivo è perseguibile attraverso soluzioni non necessariamente
univoche, ma modulabili secondo le singole realtà; e raccomanda,
in particolare, di evitare atteggiamenti insofferenti, utopistici, dal
momento che «nella vita reale la perfezione non è assolutamente
da ricercare. Si può solo tendere a che si realizzi il meglio»(5).
(1) R. Steiner,
I punti essenziali della questione sociale, Ed. Antroposofica, Milano
1980, p. 58
(2) idem, p. 45
(3) idem, p. 13
(4) idem, p. 54
(5) idem, p. 10
Immagine:
I due contendenti alla Casa Bianca: G.W. Bush e Al Gore
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