ANTROPOSOFIA

Quando noi pensiamo realmente, la connessione dei corpi sottili è diversa da quella che normalmente si dà: corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed Io, tutti e quattro connessi. Nell’attività pensante il corpo fisico viene come sciolto nella sua connessione con gli altri tre, eterico, astrale ed Io. Cosí che la coscienza si rafforza in sé e si evolve da coscienza ad autocoscienza, permanendo tale nel moto del pensare, da essere capace di avere oggettivato il contenuto del pensiero, in quello che potremmo definire “lo spazio interiore”. Ecco la differenza tra esterno ed interno e i termini interiorità ed esteriorità. I primi valgono per significare posizione nello spazio tridimensionale esteriore-fisico, i secondi per lo spazio interiore che può presentarsi come bidimensionale e nel quale vivevano gli uomini antichi. Questo tipo di coscienza “bidimensionale” era presente ancora presso i pittori vissuti fino all’epoca preraffaellita.
Colui il quale educhi l’attività pensante mediante gli esercizi spirituali ha modo di realizzare il vivere nella dimensione extracorporea, quindi è legittimo affermare che l’uomo il quale realmente pensi è già fuori della dimensione spaziale-corporea e non si avvede di ciò. Ha luogo l’entrata nello spazio eterico. Il pensiero è la manifestazione della vita, quindi principia con la sua pura attività un’esperienza del trascendente che continuamente si fa immanente. La vita è presente mediante il pensare e a contatto con il corporeo, con la materia, la illumina e la spiritualizza. È l’inizio di una lenta spiritualizzazione di essa, il cui compimento una parte dell’umanità può compiere secondo le leggi del vero e del bene in questo operare di vita pensante.
È secondo la medesima direzione che la coscienza umana realizzerà lo stadio che segue quello che attualmente ha, ovvero: coscienza oggettiva in quello della coscienza eterica. È con la liberazione del pensiero dal suo strumento riflettente, il sistema nervoso centrale, che ha inizio l’esperienza della coscienza eterica che è piú alta, vasta e profonda rispetto a quella da cui prende le mosse (la coscienza oggettiva). Lo spirito del tempo presente attende che l’uomo per libera iniziativa realizzi questa vita pensante. Ma l’indirizzo che l’uomo sta dando, per cosí dire, a questa attività pensante ha segno e direzione contraria, legandosi pericolosamente alla materia cercando di eternizzarla.
 Si può dire che il dolore delle prove drammatiche che stiamo attraversando sia causato da questa prepotente unilateralità nell’uso della forza pensante. La immoralità, il male, sono figli di questo pensiero materialistico, che nel suo cieco orgoglio uccide se stesso, concependo il sensibile-materiale come realtà unica, a se stessa e di per se stessa sufficiente.
 È bene rammentare che la moralità nasce da attività spirituale, esprimentesi in pensieri privi di elementi assunti dal percepire sensibile, quindi avente in sé tutta l’autonomia del proprio contenuto, onde l’anima umana configurandosi a se stessa per la presenza in lei del puro atto pensante, vive sperimentando l’essere se stessa in stato di libertà, e realizza cosí il vero sentirsi un essere autonomo. Non esiste vera morale priva di libertà. Come non esiste separazione tra problema morale e problema di conoscenza. Conoscenza e morale sono una essenza sola. La conoscenza non rispondente al reale è falsa, è di per sé immorale. La conoscenza vera è moralità in atto, divenuta compiuta immanenza (v. R. Steiner Filosofia della libertà). Chi sia capace di puro pensare sa che il puro pensare è spirito, essenza universa, fonte di autentica morale. Occorrono forza di pensiero e pensiero volitivo in comunione con il coraggio: «...se non ti poni come dominatore di fronte all’idea ne divieni schiavo!» (id.)
 Prima di proseguire è bene premettere che non si intende negare o sottovalutare la materia che si dà al conoscere mediante percezione sensibile, ma attirare l’attenzione del conoscente sul momento in cui la coscienza pensante compone a se stessa il percepito quale sintesi, rappresentazione. Scoprendo cosí che la materia assunta mediante coscienza pensante eleva questa a completa realtà. Tuttavia si dimentica che è l’azione del pensare che tale la fa alla coscienza conoscente. Cosí la natura del pensiero slegato dal suo strumento riflettente, il cervello fisico, rivela il suo potere di sintesi degli elementi sconnessi dell’oggetto percepito. Cioè al suo primo apparire alla mera percezione sensibile, l’oggetto che cosí si dà sembra essere compiuto in se stesso da per se stesso, ma ciò avviene per carenza di forza pensante, onde la coscienza muore a se stessa per essere coscienza dell’oggetto: il pensiero slegato o pensiero puro ha il compito di ristabilire completezza del vero stato di fatto, l’autentica realtà.
 La vera natura della realtà è sintesi spirito-materia. Materialista è quella concezione che, ignorando la funzione della forza ideante, tuttavia la adopera per consacrare la materia come totale assoluta realtà, fino al punto di credere lo spazio tridimensionale come reale di per se stesso, mentre alla coscienza pensante, in se stessa e da per se stessa rafforzata, lo spazio si dà come idea.
 Domandiamoci: perché siamo spinti da necessità a dover pensare in presenza dell’oggetto osservato? Perché un sano conoscere scopre che la separazione tra materia e spirito è per la costituzione dell’uomo, che essendo cosí costituito come è, in modo tricotomico (corpo, anima e spirito), mediante gli organi dei sensi corporei riceve il lato sensibile e mediante l’animico spirituale ritrova l’essenza spirituale del sensibile. Abbiamo qui la fonte, la ragione della malattia al posto della salute, che, come ebbe a rettificare il Dottor Giovanni Colazza, rispondendo a chi affermava essere la malattia un fatto morale, disse: «No, la malattia non è un fatto morale, ma un fatto dello spirito».
 Domandiamoci quale significato abbia la verità evangelica: «Tutti i peccati saranno rimessi tranne uno, il peccato contro lo Spirito Santo». Essendo il pensiero organo di percezione superiore o sovrasensibile, esso può, intensificandosi in se stesso, percepirsi quale entità, ora percettibile nella interiorità della coscienza permanente a se stessa anche al cospetto del percepito sensibile. A questo punto si manifesta quale pensiero-Logos, essenza e fonte di etere vita-luce. Il mondo eterico è sostanza-pensiero, è Vita, pensiero eterico-luce. Allora è possibile percepire a questo stadio le entità del mondo della vita, e tra queste il Sublime Essere creatore assoluto della Vita stessa, il Cristo. Il pensiero-Logos è pensiero cristificato, ovvero puro pensare, puro spirito, Spirito Santo.
 La risposta alla domanda quale sia il peccato conto lo Spirito Santo, sarà: il pensiero materialistico, dominante nelle scienze naturali! È questo il peccato contro lo Spirito Santo.
 Allorquando si sia capaci di realizzare, mediante disciplina spirituale, la coscienza pura, la catarsi dell’anima di coscienza, la coscienza vivente, eterica, si è pronti per il decisivo, importante avvenimento della nostra vita che è incominciato poco dopo la metà del secolo scorso: l’incontro con il Cristo eterico, annunciato da Rudolf Steiner. Numerosi sono i richiami nelle conferenze che vanno dal 1909 al 1913-14. Nella conferenza tenuta a Monaco il 28 agosto 1909, la sesta del ciclo: L’Oriente alla luce dell’Occidente, egli cosí dice: «...Nel Cristo, abbiamo davanti a noi un Dio che può essere trovato al di fuori e anche nell’interiorità». Va tenuto presente che il corpo eterico del Cristo è unico nel suo genere, il solo capace di operare come se fosse un corpo fisico materiale: agisce, cammina, apre le porte, parla (nessun altro essere eterico può farlo), non respira, attraversa i muri (esce dalla tridimensionalità) e un altro segno lo caratterizza: non scende mai le scale!
 All’inizio abbiamo compiuto una distinzione tra i termini esterno e interno, validi per lo spazio tridimensionale, tra esteriore e interiore, validi per lo spazio dell’anima, spazio o luogo animico. Occorre ancora fare una precisazione, una distinzione tra rappresentazione ed immaginazione. La prima nasce dalla percezione sensibile e si imprime nel vivente del cervello fisico, la seconda dalla osservazione di quanto svolgentesi nella interiorità dell’anima, e precisamente nella parte di essa in cui l’elemento astrale è pervaso, interpenetrato dalla vita, l’eterico, nella terminologia della Scienza dello Spirito. L’unione dell’ente astrale con l’ente eterico, i Greci antichi la denominavano psyché, noi, italianizzandola, psiche: l’elemento vivente dell’anima, ente luogo delle immaginazioni. Nel Vangelo di Giovanni (20-11,14) la Maddalena al sepolcro vede due figure distinte di angeli che il dott. Steiner chiarisce essere uno il corpo astrale, l’altro il corpo eterico del Gesú. È per questo motivo che li possiamo chiamare entità.
 Il pensare in movimento scioglie il legame col corporeo materiale del fisico, portando la coscienza ad un livello superiore al livello eterico. Si diventa cosí di fatto cittadini legittimi del mondo eterico, del mondo della vita. Qui, nell’ora fatale del nostro destino, il grande momento s’invera: l’incontro con il sublime eroe solare, il Cristo.
 Ora portiamo davanti alla nostra anima quanto il Dott. Steiner afferma nella 6a conferenza del ciclo L’Oriente alla luce dell’Occidente: «Nel Cristo abbiamo davanti a noi un Dio che può essere trovato al di fuori e anche nell’interiorità». Piú oltre nella medesima conferenza, dice: «Da divinità cosmica, il Cristo disceso in Terra diventa sempre piú un Dio mistico, che potrà essere sperimentato nell’intimo dell’anima umana». E ancora, nel ciclo Da Gesú al Cristo, nella 10a conferenza, precisa: «La diffusione della concezione antroposofica del mondo ai nostri tempi avviene appunto perché l’uomo possa essere preparato sul piano fisico a percepire l’evento del Cristo, o sul piano fisico o sul piano superiore».
 Quindi, sia che si manifesti oggettivamente, fuori di sé, sia nel proprio spazio interiore, dentro di sé, siamo sempre sul piano eterico: piano nel quale il “qui” e il “là” non esiste, la distinzione spaziale perde di significato. Noi siamo dentro tutto ciò che percepiamo, in quanto il nostro intimo essere si espande fuori del corpo fisico (della pelle ) e diviene uno con tutto quanto vede attorno a sé. Chi percepisce su questo piano non è l’organo fisico, bensí quello eterico. La differente modalità di percezione dipende, come anche per l’esperienza del Guardiano della Soglia (v. R. Steiner, I segreti della Soglia) dalla costituzione interiore del soggetto, dalle sue predisposizioni e attitudini, dal suo passato karmico.
 Ed è appunto per questo passato karmico che oggi ci si ritrova insieme, con il cuore acceso alla causa dello Spirito, potendo inserire in questa realtà del presente la conoscenza delle forze operanti nel retroscena degli avvenimenti inverantesi nel presente momento e l’ardua capacità di misurarsi per vincere le potenze demoniache dell’abisso. La divisione tra gli uomini è in atto. L’umanità si spacca in due, generando la razza dei malvagi e quella degli eletti. Ancora poco visibile, ma non lo resterà per molto, poco visibile.
 Urge la necessità che vi siano uomini realizzati nella coscienza eterica, che consentirà loro il grande incontro con il Cristo presente nel mondo eterico.
 A noi, che conosciamo il sentiero della conoscenza dei Maestri Rosacroce ed il loro appello, è rimesso nel nostro cuore un impegno antico: essere i realizzatori dello Spirito, percorrendo veramente questo sentiero nel presente momento, unico nella storia di tutti i tempi per la sua gravità e particolarmente irto delle difficoltà poste dalle potenze demoniache, in una battaglia occulta in cui si decide della salvezza del mondo. Portiamo veramente presente nel nostro cuore il monito del Maestro dei Nuovi Tempi: «L’esperimento “Uomo” potrebbe anche fallire!»
 Facciamo sí che possa esser detto veridicamente in ciascuno di noi, nel segreto del nostro cuore: «Non sbigottir, ch’io vincerò la prova!»

Romolo Benvenuti

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