POESIA


Un’occulta iattura inclina e spezza
il frondame del ricino, gualcisce
le variopinte rose alle spalliere,
pervade la bellezza, ne fa scempio.
Forse è il sole malato, forse è l’aria
impregnata di umori veleniferi,
compresi i nostri aliti feroci
di belve a caccia delle loro prede
o in cerca di una tana per sfuggire
alla mattanza della caccia altrui
piú crudele ogni giorno, piú rapace.
Libera nos a malo, fa discendere
la Tua manna benefica, i Tuoi angeli
a trarci fuori da Gomorra e Sodoma,
che ci raccolga l’Arca se il diluvio
cresce e sommerge le pianure e i monti.
Regalaci mitezza, soccorrevoli
gesti e parole, aiutaci a guarire
da questa febbre ignota. La città
disgrega in riva al fiume i suoi dorati
palazzi, le sue chiese lentamente
dissolvono in frantumi i loro marmi.
E il verde grida, un’orgia di fogliami
aridi e cupi, ricadenti in basso
con salti a precipizio, un intricato
rude subisso di flagelli e scorze.
Oh Signore, purifica, sublima
la cruda linfa che ci nutre e sforza
strenuamente a salire il nostro seme
alla purezza immensa del Tuo Cielo.
Suggerisci, conforta. Se dispera
il cuore solitario in abbandono,
volgi la mano che ferisce in fervido
salvifico strumento di preghiera.

Fulvio Di Lieto

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