Esercizi

I moderni cultori di Scienza spirituale giungono a conoscere con lo studio rigoroso e meditato di testi fondamentali, come ad esempio Teosofia o La Scienza Occulta di Rudolf Steiner, in corrette rappresentazioni, quali siano i veicoli costitutivi dell’essere umano incarnato e come tali corpi, articolandosi in configurazioni diverse, producano forme di coscienza diverse.
Il ricercatore esoterico, ossia l’asceta che si esercita con energia e dedizione nelle discipline esoteriche, giunge in certi momenti a dominare e trasformare taluni aspetti delle potenze costitutive dell’anima. Gli esercizi di preparazione esoterica all’esperienza sovrasensibile consistono perlopiú in temporanee focalizzazioni dell’attenzione cosciente su particolari aspetti di fenomeni naturali o su immagini interiori deliberatamente suscitate e connesse che impegnano il pensare, sentire e volere secondo i severi canoni della Tradizione Spirituale Vivente, perciò in maniera diversa dal legittimo decorso necessario alla natura della vita sensibile.
 
Va sempre ripetuto, a scanso di un equivoco che non dovrebbe allignare tra i cultori di Scienza dello Spirito, che le discipline conformi alla struttura occulta dell’uomo occidentale contemporaneo non hanno alcuna parentela con esercizi che portino lo sperimentatore a condizioni di trance o d’estasi (a cui la mistica e le immagini sacre d’Oriente ci hanno inconsapevolmente abituato), poiché consistono in brevi e vigorosi atti interiori che non pregiudicano in alcun modo la destità di coscienza a cui siamo pervenuti attraverso il lucido pensare e l’attento percepire, ma anzi veicolano, in essenza, un particolare rafforzamento ed intensificazione di questi.
 
Il rafforzamento volitivo della coscienza pensante, la realizzazione di alcuni gradi del silenzio interiore ecc. permettono, per conseguenza indiretta e non sistematica, l’accensione di momenti di desta consapevolezza nella umbratile vita del sogno e nelle tenebre del sonno: consapevolezza non meno reale di quella diurna ma diversa.
 
Simili balenanti esperienze costituiscono i primi, incerti passi, sulla strada della reintegrazione ai “molteplici stati dell’Essere” chiamata anche continuità di coscienza.
 
Tra gli iniziali, significativi momenti in cui lo sperimentatore mantiene o riacquista consapevolezza, troviamo quello immediatamente successivo all’addormentarsi e quello che precede il risveglio. La continuità della consapevolezza viene favorita dalla contemplazione di un’immagine simbolica (ad esempio la Rosacroce) prima di addormentarsi.
 
Quando, dopo diversi tentativi, si riesce ad osservare l’immagine come fosse oggettiva, allo zero di sforzi e tensioni, questa a sua volta traghetta la coscienza oltre le porte del sonno. L’operazione viene facilitata da un senso di stanchezza sufficiente a favorire il distacco (se la stanchezza è poca ci candideremo facilmente ad una temporanea insonnia, se è troppa l’operazione e l’operatore vengono semplicemente ingoiati dal sonno).
 
Comunque l’operazione essenziale rimane quella descritta (già il Novalis indicava la tecnica per questa transizione con la lapidaria frase “cavalca l’immagine”).
 
Immediatamente oltre la soglia del sonno si incontra l’entità arimanica che suggerisce all’uomo il pensiero e l’inclinazione materialistica. Non è un incontro terrificante poiché questo essere, divenuto visibile alla coscienza, non gode di alcun beneficio nel palesarsi con un’immagine orribile di sé. L’ambiente intorno ad esso mantiene una stabilità che, per tale aspetto, ricorda il mondo sensibile. L’entità è persino disponibile a manifestare i modi della sua attività, poiché non ha incertezza sulla propria forza dominante. Da essa emana un senso di totale sicurezza, di raffinata e possente intelligenza e di sconfinato cinismo. Opera sull’intelligenza umana come un esperto giardiniere esegue perfette potature ed innesti sulle piante a lui affidate.
Si ricava da questo incontro una profonda impressione e un ammonimento; non v’è uomo nel mondo sensibile che non sia, magari segretamente, certo e orgoglioso della sua propria intelligenza: ora apprende dalla viva esperienza che proprio il decorso intellettuale, persino acuto e brillante, che lo contraddistingue, viene manipolato e riplasmato da un’entità estranea e non benevola, ben piú intelligente di lui. Quanto piú l’uomo pensa coscientemente nel corso della giornata, tanto piú limita il potere di questo essere. Esercitarsi piú volte al giorno, almeno per alcuni minuti, ad un pensiero chiaro e preciso, non sorvolare semplicemente con il pensiero sulle cose. Il Dottore consiglia anche di proibirsi l’uso di parole e modi correnti di dire: “nel momento in cui si usano parole correnti non sorte dal pensiero ma dal linguaggio abituale, si rimane per un breve istante privi di pensiero. Sono momenti di una pericolosità particolare, poiché non ci si bada” (conferenza del 25 ottobre 1915).
 
Incominciamo poi a risvegliarci prima del risveglio. Qui non si allude al sognare di svegliarsi mentre si sogna, fenomeno curioso ma non esoterico, ma all’accendersi di una coscienza consapevole che è diversa da quella identificabile come coscienza di veglia, essendo nondimeno una coscienza desta ed indipendente dallo stato di sogno.
 
Stiamo dunque per svegliarci e contempliamo ancora le caotiche peripezie del sogno; poi queste perdono di interesse poiché ci accorgiamo con sempre maggior forza come le immagini del sogno siano soltanto forme che quasi nascondono una possente sorgente creativa. Allora le immagini cominciano a sciogliersi, i colori defluiscono riprendendo se stessi in una immensa e mobilissima trama di potenza. È un intenso mondo di fluttuazioni colorate in sé traboccanti di significato. Infine queste, come a moviola inversa, ricominciano a dividersi e a riaggregarsi in nuove e complesse composizioni formali che non si muovono piú: divenendo gli immutabili oggetti quotidiani che ci attorniano nel cosiddetto mondo reale.
 
Da questa esperienza, che è uno spiraglio attraverso cui si è visto il farsi del mondo, si è anche compreso come la realtà sensibile certa e raggelata è in sé un’illusione, poiché si forma solo in rapporto alla coscienza umana di veglia.
 
In generale, oltre i misteriosi campi del sogno e del sonno balena la consapevolezza di mondi la cui intensità d’essere supera quella dataci dalle impressioni ricevute nel mondo fisico-sensibile.
 
Gli stati di risveglio appena caratterizzati e tanti altri ancora, non sono, come spesso il ricercatore ingenuo giudica, identificabili con uno stato ordinario di veglia trasferibile in alto o in basso (come qualcuno che prendendo l’ascensore cambia piano ma certo non cambia se stesso), ma per ogni esperienza, ad ogni mondo le cui porte vengono aperte, corrisponde una trasformazione della coscienza, in cui solo il soggetto puro rimane identico testimone.
 
Da una vita interiore sempre piú vasta ed occulta, liberata dai molti pregiudizi radicati allo “stampo umano” e dall’abitudine all’identificazione fisico-corporea che di solito permane anche quando si pensa, è intuibile con quale trasparenza lo sperimentatore possa osservare il nulla dei lirismi gnostici e delle grammatiche tradizionaliste che tuttavia imperversano ed usurpano i luoghi dedicati allo Spirito, i cenacoli sapienziali, le pubblicazioni di settore, mentre la piú piccola, la minima verità dello Spirito inizia appena a rilucere nel silenzio interiore, nella pura percezione e nell’intima solitudine.
 
L’asceta tributa con pazienza e disponibilità alla vita ordinaria ciò che essa reclama, ma difficilmente potrebbe permettersi un insensato, frivolo dispendio di quel poco che resta tra le forme incenerite del passato e le vacuità dell’attuale spiritualismo.
 
L’incalzare, entro segmenti d’anima in risveglio, di mondi ed esperienze che nella condizione pre-esoterica erano confinati dietro il sonno, chiede come controparte un superiore equilibrio: un asse di calma profonda o immobilità che attraversi tutto l’essere. Ciò viene reso possibile dall’acquisita libertà interiore, dalla pratica mai interrotta degli esercizi iniziatici e dal continuo impulso di dedizione allo Spirito Divino.

Franco Giovi