Ascesi

Credere che l’aver sviluppato gli organi sottili, risvegliando cosí le facoltà spirituali, o l’aver vissuto esperienze di natura profonda relative alla coscienza interiore dell’Io, ci dispensi dal continuare gli esercizi iniziatici, è un errore, poiché per mantenere desti ed attivi tali organi e consapevole la coscienza verso l’Io e i Mondi Superiori, ne avremo sempre bisogno fino a quando saremo su questo piano di esistenza. Questi organi, infatti, pur avendoli risvegliati, attivati e sviluppati, tendono ad addormentarsi e a chiudersi a causa del vivere in un mondo materiale, dove è continuamente richiesto l’operare nell’esteriorità delle percezioni. Analogamente, la coscienza verso l’Io e i suoi Mondi tende a perdere la conquistata consapevolezza e quindi ad assopirsi, a causa dell’agire comunemente sulla Terra con un pensare, un sentire e un volere riflesso necessario per far fronte alle necessità della vita fisica, ma condizionante per quella spirituale.
Per queste ragioni è essenziale la pratica iniziatica sia per sviluppare gli organi sottili e la coscienza verso l’Io e i Mondi Soprasensibili, sia per affermare e mantenere nel proprio essere il pulsare della vita spirituale conquistata.
In sostanza è necessario, finché non si giunge alla liberazione, eseguire sempre gli esercizi dati da Rudolf Steiner e approfonditi da Massimo Scaligero nei suoi scritti, secondo le direttive della Scienza dello Spirito e della Via del Pensiero, con particolare attenzione ai cinque esercizi di base, alla meditazione, alla contemplazione e alla concentrazione.
Esercizio chiave, quest’ultimo, fondamentale e in sé sufficiente per l’intera disciplina iniziatica quando, attraverso l’attività pensante e passando per il concetto, si libera il pensiero dai sensi e si giunge prima al pensiero puro, poi, attraverso il silenzio e il vuoto mentale, alla presenza del Pensiero Vivente. Presenza donata che si ottiene e si sviluppa con la devozione e con la perseveranza nell’esercizio. Ciò consente di scoprire gli aspetti intrinseci di tale pensiero, quali la Forza, il Fuoco, la Luce e il Suono. Inoltre la concentrazione del pensiero, esercitando quale moto interiore la libertà, permette di svincolare l’anima e l’Io dall’influenza degli Ostacolatori e di trasformare, grazie al volere puro cristificato, il Pensiero Vivente in Pensiero Folgore e la coscienza in consapevolezza del proprio essere spirituale, delle Gerarchie e dell’Io Superiore.
Antimateria per eccellenza, il Pensiero Vivente opera in ogni istante nelle profondità della struttura psico-fisica ed animico-spirituale dell’uomo, la distrugge, la ricrea, la modifica, la plasma e la rende adatta, dopo aver liberato l’anima, ad accogliere nel cuore del nucleo vitale il Cristo. Evento determinante che consente, già nell’attuale vita, di disidentificarsi dalla materia, di immergersi nello spirituale e di gettare le fondamenta per la resurrezione.
Dalla sede provvisoria, la testa, ora l’Io può scendere per un tempo nella sede definitiva, il cuore, ed iniziare quel processo di resurrezione, tramite la trasmutazione della materia in spirito, che, partendo dal corpo astrale, passando per il corpo eterico e giungendo al corpo fisico, lo porterà alla creazione del corpo di gloria, per poi tornare per un tempo successivo alla testa e da lí oltre la testa nel cosmo.
Si può notare che si opera con le forze donate dal Cristo oltre i limiti dell’umano. Forze mediate dall’Arcangelo Michele e messe in opera attraverso la disciplina della concentrazione del pensiero, da dove sgorga la libertà dell’uomo nel puro atto volitivo del pensare quale dedizione al Mondo spirituale. Atto interiore che consente al pensare di risorgere e di risalire il riflesso della materialità, al sentire di dischiudersi al mondo animico-spirituale e al volere di manifestare, nella sacralità dell’atto magico solare, il volere puro cristificato. Questo comporta il mantenere in qualsiasi attimo della vita diurna e notturna, presente nella coscienza, il Pensiero Vivente, e di conseguenza, quale esplicazione della libertà interiore, il collegamento con l’Io, acquisendo cosí la capacità della concentrazione e della meditazione continua.
La prima opera principalmente nell’etere della testa quale via della libertà dell’Io, la seconda nell’etere del cuore quale via del Sacro Amore. L’una manifesta la luce del pensiero, la rosa bianca o fiore di luce, l’altra il calore del sentire, la rosa rossa. La concentrazione continua consente all’Io, facendolo vibrare dinamicamente in libertà e in coscienza, di richiamare dai mondi soprasensibili nella sua sede abituale, la testa, lo Spirito Solare e, usandone la Potenza, di fluire attraverso l’asse di luce al cuore, sua vera sede spirituale. In questa sede l’Io sprigiona le forze cosmiche d’amore quale risultato della compenetrazione attrattiva con le forze pure d’espansione dell’anima provenienti dalla Vergine Sophia. Espansione dell’anima suscitata dalla meditazione continua quale slancio animico di devozione, di dedizione, di donazione e di compassione nel respirare spirito, manifestante vita d’amore. Il compenetrarsi dell’Io nell’anima consente di purificare attraverso questa vita d’amore, che è amore puro, il volere e di manifestare il Sole Centrale quale restituzione di Vita nella Luce.
È il manifestarsi del Sole Centrale, il Logos, il vero segreto che consente, nei momenti della sua presenza, di suscitare le forze di resurrezione. Forze di resurrezione che sono tutt’uno con le forze cosmiche dell’amore donate dall’Entità Solare sul Golgota nel suo estremo sacrificio d’amore.
Per questo non è l’uomo che opera la resurrezione, ma il Cristo accolto nel proprio nucleo vitale.
In conclusione si può dire che sia la concentrazione continua sia la meditazione continua, pur se nell’apparenza diverse, conducono alla Iside Sophia e al Logos quale liberazione dell’anima ed integrazione dell’Uomo Spirito nell’essere divino.
Tutta l’ascesi consiste, dunque, nella capacità di liberare attraverso il pensiero l’Io. Per questo risalire la riflessità del pensare significa scoprire ed affermare il sacro che è nell’uomo. Sacro che consente, attraverso lo Spirito Santo, di far nascere, nella zona piú pura ed immacolata dell’anima, il portatore del Pensiero Vivente e della Vera Luce: il Cristo.
È questa un’esperienza reale inconfondibile che consente di percepire il Cristo, accogliendolo e riconoscendolo dentro di sé, continuamente presente sulla Terra e nell’uomo: «Io sarò con voi fino alla consumazione dei tempi». È questa la prima percezione del Cristo Eterico legata al pensare, al sentire e al volere interiore, indispensabile per poter avere poi la visione del Cristo sul piano eterico.
Senza la prima percezione non si può giungere alla seconda.
Questa esperienza avviene, come detto, nell’etere del cuore inteso quale centro del proprio essere quando, lasciando fluire dal cosmo lo Spirito Santificante, l’Io scende dalla testa al cuore scoprendo che la sua matrice proviene dall’Io Superiore identico nella sostanza al Cristo.
In realtà è la discesa cosciente dell’Io Superiore nell’anima immacolata, la Vergine Sophia, attraverso il Respiro d’Amore divino o Spirito Santo. Qui dal loro incontro sgorga il Sacro Amore percepito nel torace come Sole che si espande, donandosi in Luce e Calore di Vita su tutto ciò che ci circonda come forza d’amore e di compassione.
L’atmosfera magica d’amore che si vive, simile per molti aspetti e sotto certi versi superiore a quella che si ha nell’incontro con la propria anima gemella, di cui condivide molti elementi, è legata ad una supercoscienza coinvolgente nella sua elevazione tutti gli esseri che si trovano sotto la sua influenza e che sono capaci di vibrare all’unisono col Mondo spirituale.
Da questa esperienza si può avere un’idea di cosa sarà animicamente e spiritualmente, fin nelle profondità del fisico, l’èra cristica, poiché ciò che si vive ne è un frammento, comprendendo al contempo che il Paradiso è già nel cuore dell’uomo: basta saperlo portare a manifestazione. Per molte ore, a causa della profondità dell’esperienza, si permane in questo stato particolare di elevazione e di comunione con gli esseri del creato, e quando nel suo affievolirsi anche l’eco scompare, la si ricerca per la sua elevatezza con tutte le forze del pensare, sentire e volere, avendo compreso che è l’esperienza miliare della nostra evoluzione.
Si vive l’espressione Paolina “Non io, ma il Cristo in me” come un’esperienza reale: non un’espressione sentimentale di slancio mistico, ma un’esperienza che racchiude in sé il piano eterico che si ripercuote sul piano fisico, sul piano astrale, fino a giungere sul piano mentale e spirituale. Si scopre che permettere al Cristo di manifestarsi nell’interiorità del proprio essere è indispensabile sia per l’evoluzione, sia per la realizzazione spirituale, sia per aprire concretamente la strada che consente, anche se ci vorranno molte incarnazioni, la creazione del Corpo di Resurrezione o di Gloria – il Fantoma – sia per accedere alla possibilità dell’incontro del Logos, oltre che nei piani soprasensibili, anche nel mondo esteriore, riconoscendolo altresí negli esseri e nelle cose che ci circondano.
Quando, dopo un duro e catartico lavoro interiore, di nuovo si rivive questa esperienza, si rinnova con essa la supercoscienza che consente la vera percezione della realtà umana, terrestre e cosmica, a causa dell’assorbimento dell’Io comune nella sua forma superiore, comprendendo cosí ogni volta l’importanza della divinità e del mistero del Golgota, al punto di sentire l’espressione Paolina trasformarsi a causa di questa esperienza nell’affermazione “il Cristo in me” quale constatazione di unione con la divinità. In sostanza si percepisce il proprio Io Superiore, si è, sia pure per brevi attimi, un tutt’uno con Esso, comprendendo che tale Io Superiore è identico nell’essenza al Cristo.
Fondamentale per accedere a questa esperienza è la liberazione dell’anima e la scoperta della sua parte preservata, piú pura ed immacolata: la Iside Sophia. La conoscenza della Iside Sophia è qualcosa di piú del semplice sentire, essa è legata all’ascesi del pensiero, alla libertà interiore dell’uomo, alla catarsi dell’anima e all’evoluzione, essendo questi i presupposti per l’incontro con l’Io Superiore. Pertanto si deve alla Vergine Sophia, nel suo donarsi in amore ed in energia di compassione, lo sbocciare nel cuore dell’uomo dell’Io Superiore, la rosa rossa, che è nella sostanza la prima forma dell’incontro, all’intersezione interiore degli assi cosmici, del Cristo Eterico quale Sole di Fuoco che si irraggia in Luce e Amore Cosmico. È questo Cristo Eterico quello a cui si riferisce Paolo con l’espressione “Non Io, ma il Cristo in me” quale permanenza della folgorazione di Damasco, per cui questa non è solo una frase, ma un’esperienza di profondità che avviene nella via ascetica, ma ascesi in senso iniziatico e rosicruciano e non in senso mistico, poiché è conseguenza della trasformazione progressiva del pensiero da riflesso, oggettivo ed astratto a immaginativo, ispirativo e intuitivo. È in sostanza la Via del Pensiero che asceticamente comporta l’illuminazione quale raggiungimento dell’essere assoluto in cui l’Io non è altro che la presa di coscienza dell’essere incondizionato ed ignoto che pur vive in noi ed in ogni essere: il Padre.
Il raggiungimento di molti frutti spirituali è da collegarsi all’esperienza del Cristo Eterico e del suo mantenimento nel cuore umano. Tra questi – oltre alla possibilità dell’incontro con Lui e con la Vergine sul piano eterico, e per alcuni anche sul piano fisico – la rivelazione nel tempio interiore dello scopo sostanziale che si deve raggiungere nella presente incarnazione. Inoltre, a causa del manifestarsi della supercoscienza, si ha la possibilità di percepire la modifica del corpo astrale, eterico e fisico grazie all’Io Superiore, scoprendo che il mantenimento del Cristo Eterico nel cuore è il presupposto che permette la creazione del cosí detto Corpo di Gloria, nonché il pieno sviluppo del nucleo vitale quale realizzazione del Manas, della Buddhi e dell’Atma. Questo dunque è il punto centrale dell’ascesi intesa come crescita interiore, constatando che tramite questo evento è possibile all’uomo già in questa vita la resurrezione e l’entrare nei mondi superiori preparandosi ad ottenere la vita eterna.
Di ogni incarnazione nulla viene perduto, sia in senso positivo sia negativo, sia nel bene sia nel male. Tutto viene integrato nella legge del Karma ovvero in quella dell’integrazione dell’Essere. L’una nel destino, in attesa della catarsi e della trasformazione dell’uomo, l’altra nella realizzazione spirituale. Tutto questo è palese quando, svincolando il pensiero dall’organo cerebrale e progredendo nella sua eterizzazione attraverso le sue fasi metafisiche, si percepiscono i vari corpi sottili ed in essi le zone di luce e di ombra. Ombra in attesa di essere risolta dal raggio della coscienza dell’Io Superiore nel suo solare risplendere al centro dell’essere quale Cristo Eterico. Comunque tutto questo agisce sul nucleo vitale dell’Uomo Spirito attraverso i suoi elementi costitutivi. Cosí tutto ciò che di positivo o negativo si elabora in una data incarnazione si imprime karmicamente nella struttura del nucleo spirituale dell’uomo, integrandosi o risolvendosi con ciò che già era stato incorporato dalla provenienza di altre vite sia nell’astrale, o nel Sé Spirituale, sia nell’eterico, o nello Spirito Vitale, sia nel fisico, o nell’Uomo Spirito.
A questo punto si comprende che le progressive trasformazioni degli elementi del nucleo spirituale attraverso la Luce del Logos permettono, quando il processo sarà completato nelle necessarie reincarnazioni, di realizzare la promessa resurrezione e di giungere, illuminandosi, allo scopo finale dell’uomo: l’Atma, reintegrandosi cosí quale spirito d’amore nella divinità e nell’ordine delle Gerarchie Superiori. Sono queste trasformazioni del nucleo spirituale quali parti integranti dell’Io che vengono trasportate attraverso la Monade da una vita all’altra, al punto che si può dire che alla fine l’Uomo Celeste sarà il risultato di tutte le vite necessarie per la trasmutazione. In particolare, percependo il vero corpo fisico quale elemento di separazione del corpo eterico dalla struttura minerale, si comprende che il corpo di resurrezione sarà la sintesi spiritualizzata di tutti i corpi fisici posseduti. Gli elementi di questi corpi fisici posseduti, come gli elementi dei precedenti corpi eterici ed astrali, già agiscono, quali parti integrate nell’Io, nell’attuale incarnazione sia come predisposizioni karmiche sia come elevazione evolutiva interiore.
Essi sono riconoscibili come elementi tramandati nell’attuale incarnazione e non riconducibili all’ereditarietà, ma all’originaria adamantina individualità del singolo individuo, rispecchianti il volto dell’Io realizzato e lo stato evolutivo dell’anima. Si può osservare il loro agire nel corpo fisico quali esaltazione o limitazioni strutturali necessarie a volte per poter fare un balzo in avanti nell’evoluzione e nei corpi sottili come moti tenebrosi o luminosi dell’anima. In particolare nelle parti tenebrose si possono notare l’animalità feroce ed istintiva, l’egoismo e la malattia, mentre nelle parti luminose si ritrovano le predisposizioni animico-spirituali, un’innata sensibilità al mondo sottile, l’impulso di un “già visto” e di un “già conosciuto” nell’ambito della ricerca interiore e spirituale e il possesso di ben determinate qualità morali, frutto di passate catarsi, quali l’altruismo, la bontà e la nobiltà d’animo, la lealtà, la fedeltà, la devozione, la comprensione, l’amore e la compassione verso il prossimo e verso gli esseri dell’intero cosmo.
Si vede, da quanto fin qui detto, che il perfezionamento dell’esercizio della concentrazione è estremamente importante per ottenere l’illuminazione e vivere le esperienze e i risultati descritti. Solo col perfezionamento della con-
centrazione il pensiero può ritornare ad essere un arto dell’Io ed elemento da dove nasce la libertà dell’uomo, poiché solo nel pensiero l’Io può agire autonomamente senza subire costrizioni sia in senso positivo che negativo, come invece avviene nei moti del sentire e del volere non liberati. La liberazione del pensiero è dunque il primo traguardo dell’ascesi, essendo il pensiero l’elemento in cui l’Io può esprimere piú direttamente, nel seguire il proprio moto pensante, la propria coscienza e la propria forza di luce. Questo gli consente di crescere e di scendere sempre piú coscientemente nelle profondità del proprio essere e di liberare il sentire ed il volere dalla istintività con la quale hanno buon gioco gli Ostacolatori per incatenarlo al giogo della maya nel Devachan inferiore, nel Kamaloka, nel mondo onirico e in quello materiale.
È in verità il sollevare i veli dell’ignoranza; è il divenire consapevoli della propria natura spirituale; è lo scoprire la parte angelica dell’anima, la Iside Sophia; è l’attuare, nel doppio verso dell’agire, dall’Io all’anima e dall’anima all’Io, la via regale al Graal capace di manifestare il Cristo nel cuore dell’uomo. Ciò significa altresí ridare le ali all’anima, farla risorgere quale Fenice dalle ceneri, renderla in grado di oltrepassare l’umano ed entrare nei piani sottili, giacché, acquisendo purezza dall’azione liberatrice dell’Io, il sentire torna ad essere il calore dell’anima, del Sacro Amore e della compassione, mentre il volere torna ad essere atto d’amore, fuoco dello spirito, fuoco sacro e purificante, folgore nel pensiero e furore divino nel sentire.

Giotto Pierrogi