- Di ognuno è possibile cogliere la
peculiare forma di imaginare, e indicare possibilità,
virtú interiori.
- Oggetto esterno, oggetto interno.
Come è possibile imaginare nel “fuori”, cosí è
possibile imaginare nel “dentro; nel/dell’esteriore – esterno; nel/dell’interiore
– interno; nel/del mondo,
nel/dell’uomo.
- Questo “imaginare” dà quindi
la possibilità di mettersi a vedere l’ambito delle
proprie qualità, virtú viventi.
- Un aiuto in tal senso può venire
dato da chi è capace di avere un intimo rapporto con quelle
pure, intonse qualità, quelle imagini viventi che sono gli
animali, dove è possibile contemplare lo stato originario
di una qualità. Basta solo osservare, quando uno dei nostri
animali domestici è “arrabbiato” o “amichevole”,
come esso sia, adesso mentre ti morde, il tuo peggiore
nemico, e subito dopo il tuo migliore amico, e in nessuno
dei due casi una seppure minima parte di uno stato cominci
anche solo a fondersi con l’altro: o tutto questo o tutto
quello.
- Animali. Anime. Dalla peculiare
capacità del singolo scaturisce poi quello che può comporsi
con l’analoga capacità altrui in un progetto comune.
- Ogni verace domanda interiore
scaturente da peculiari qualità esclusive potrà essere l’occasione
per trovare le persone vivamente interessate a sperimentare,
a compiere un esperimento di fenomeni, a creare un
laboratorio, un seminario di lavoro, una ricerca permanente,
cangiante, metamorfica su di un Vero Tema Comune.
- Cosí se tutto quello che è stato
detto, fatto, in un qualsiasi giorno con delle persone, è vivo,
non potrà che portare frutto. E parlando ancora delle
diverse attitudini dell’immaginare, è osservabile ad
esempio che la capacità intuitiva, la sensibilità
peculiare alla persona di cogliere gli enti, è
caratteristica sia dell’artista che del medico, dello
scienziato (meglio sarebbe dire dell’attitudine
personale artistica o scientifica o anche religiosa) dove l’ambiente
e la personalità e il mestiere dell’artista lo portano,
oggi, ad essere piú uno “spostato” o un “presupponente”.
Invece nel caso del medico, la sua professione – in cui deve
curare uomini e non “esprimersi” e basta, in cui vi è
una piú spiccata necessità di responsabilità – lo porta
invece a diventare per forza piú morale di un
artista: partendo da una simile capacità intuitiva.
Il che ovviamente non può essere generalizzabile in
assoluto: quanti medici-squalo ci sono, e quanti
artisti-eremiti…
- Andando ulteriormente a
inerpicarsi negli abissi/altezze delle umane qualità, si
può facilmente essere gli artefici di una sostituzione tra
quello che è il semplice strumento ad uso di una
qualità e la qualità stessa.
- Cosí si può apprezzare una
persona capace di raccontare fiabe, o una persona che
esercita l’arte medica e che parla della sua ricerca ed
esperienza. Allora si potrà constatare che non è solo
la fiaba il contenuto, il valore che porta l’una, e non è
solo l’osservazione di malanni o guarigioni o
tecniche o medicamenti che porta l’altra: è la Persona
con quel Nome e Cognome che racconta, è la Persona con
quell’altro Nome e Cognome che spiega, dispiega, cura:
è l’uomo, la sua esperienza viva pel tramite di
questo o quello strumento, che in un caso è il racconto e
nell’altro è la diagnosi.
- Parlando poi di medici, è
possibile cogliere come non sia delle medicine, delle
tecniche diagnostiche, della strumentazione, la possibilità
di curare, bensí della capacità di donazione e
sacrificio personale del medico.
- Cosí potremo anche scrivere di
amici-maestri che consigliano e indicano: ma quegli
esercizi sono coltivati su quelle anime: il semplice
esercitarli non significa che porterà agli stessi
risultati, perché non sono coltivati su quelle
anime, su quegli uomini: non può essere che se
quegli esercizi a me hanno portato a certe esperienze
gli stessi esercizi “automaticamente” porteranno anche
altri alle stesse esperienze: c’è sempre l’uomo
di differenza. Come anche in matematica la differenza è il
risultato di una sottrazione.
- La capacità di imagine che si va
cercando di indicare, si può cogliere, nella propria vita
trascorsa, manifestarsi non coscientemente cosí come oggi
è possibile, ma “mortificata” dalla NON considerazione,
propria, riflesso della altrui NON considerazione, da
persone ritenute di valore. Scrivere aiuta a fissare le
immagini della memoria volatile, altro si troverà e altro
si scoprirà collegando il già còlto intuendo
nuove imagini.
- Nell’esprimersi umano, dunque,
il modo, la maniera, piú che il significato, rivela
l’ambito in cui con l’im(m)aginare è possibile cogliere
l’anima di una persona. Ad esempio, in un discorso sarà
il “colore”, “il timbro” della voce di una persona
piú di ciò che dice a rivelarci la sua anima, se il suo
tono è trafelato o quieto, oppure la sua scaltrezza o
bonarietà nell’esporre, la sua saggezza portata dalla
sofferenza o il suo entusiasmo ingenuo, o come articola i
pensieri: tutto questo, piú di ciò che esprime, il
significato di quello che dice, ci rivela la sua vera
natura. Il significato è piú vicino all’intelletto, al
mentale, all’anima razionale, mentre il modo o la composizione
“è” il vitale.
- Abbiamo solo accennato a come gli
eventi del proprio destino e di quello altrui si diano in
immagini. Questo è senz’altro un campo sconfinato e
fondamentale di indagine, che può rivelare all’anima
vigile strumenti di soluzione impensabili dei propri nodi
interiori. Può succedere allora di incontrare un canarino
arancio, nel terzo pensiero.
- Può succedere che vi troviate
la mattina su di un incrocio, mezzi assonnati, e che all’improvviso
questo canarino arancio, spaventato, si scaraventi sul
parabrezza della vostra automobile. Voi in quel momento vi
trovate a osservare i pensieri che si succedono in voi: “Questo
povero uccellino vissuto in gabbia fino a poco fa morirà
senz’altro cosí, libero, scappato da quella prigione che
lo nutriva e lo accudiva”. Cercate allora di prenderlo, di
raggiungere l’esterno dal finestrino, ma vi accade di
vederlo andare via e di vedere voi continuare sulla vostra
strada, andare verso il vostro consueto lavoro giornaliero.
Poi al pomeriggio dello stesso giorno vi vedete attendere
allo stesso incrocio che il semaforo da rosso diventi verde,
e al verde passare per accorgervi, in mezzo alle quattro
strade, del grosso furgone che tra meno di un secondo vi
colpirà a tutta velocità dalla sinistra. Realizzare di
avere la cintura, sentire il forte colpo e contraccolpo a
qualche centimetro dietro la vostra portiera, fare un giro
di centottanta gradi, ritrovarsi addosso ad un palo con il
posteriore dell’auto e realizzare che si è ancora vivi è
un tutt’uno in un solo nano-secondo. Poi scendete e vi
vedete venire incontro una persona che conoscete, che era
lí per caso e vi chiede come state e sentite in quella
persona l’amico che non riuscivate a sentire prima; vi
viene poi incontro una seconda persona sconosciuta, che vi
dice che vi aveva visto partire con il verde, e che
aspetterà lí con voi per dirlo alla polizia, e chi vi ha
colpito viene a scusarsi con voi. Vi vengono alla mente tre
pensieri. Il primo è che non è possibile che nessuno
recrimini l’altro, perché voi avreste potuto essere nel
ruolo dell’altro e l’altro essere nel vostro, il secondo
vi dice che non vi sareste mai approfittato della
situazione, e il terzo: il canarino arancio!
- Può succedere di incontrare un
canarino arancio prima o poi, o qualche suo caro amico. Poi
può anche andare avanti il fiumicello e prendere rivoli
impensati; può capitare quindi di vedervi piangere senza
ragione e di sentirvi soli, capaci di scrivere ad un caro
amico a cui raccontate l’accaduto, e leggere la sua
risposta mentre si dipana davanti a voi l’immagine della
gabbia, del ramo e di ritrovarvi con la chiave in mano…
- Vi è un ente che sorge, nasce,
fra due o piú persone, quale immagine vivente della loro
relazione, di amore, o di amicizia, o di “semplice
conoscenza”, che patisce le tensioni, è facilmente
feribile o esaltabile, che nel distacco lacera, fa
sanguinare interiormente, proprio come se fosse ente a sé.
Vi sono anche delle persone care che se ne vanno e quel loro
soffrire e quel loro andare rivelano a voi, che restate e
accudite, lenite, osservate, il regalo che vi
permettono di osservare. Possiamo cogliere negli eventi del
destino, in immagine, un’idea vivente che li sostanzia, e
da una vivente immagine possiamo orientare gli stessi in una
direzione o nell’altra.
- Possiamo fare vivere idee sia
verso la loro direzione infera che verso la loro direzione
supera.
- Su internet c’era una petizione
cui aderire per fermare la “perversione” di qualcuno che
faceva vivere in bottiglia dei gatti. Il tutto era molto
realistico e possibile, anche se poi fu constatato trattarsi
di un fotomontaggio ad uso pseudo-artistico da parte di
qualcuno senza scrupoli. Non di meno, quello che fino a un
momento prima ci risulta inconcepibile, diventa poi
concepibile e quindi realizzabile. Per il solo fatto di
essere pensato, quindi concepito, viene reso
realizzabile, assume un carattere di realtà.
Il destino stesso viene segnato da un pensare verace e da
una buona volontà che risuona nel sentire: un’idea vive
comunque, è sufficiente concepirla perché anche qualcun
altro la possa realizzare.
- Io posseggo un biglietto che mi è
molto caro. Quando faccio un parcheggio e pago piú del
tempo di effettiva sosta, mi viene spesso da pensare di
poterlo lasciare a qualche altra persona che, venendo dopo
di me, possa usufruirne senza pagare altro. Negli ultimi
tempi questo l’ho pensato spesso senza però mai
realizzarlo, fino a che un giorno stavo cercando parcheggio
e mi si è avvicinata una persona. Già pensavo al fastidio
di dover rispondere a domande o a chissà quale incombenza
mentre mi allungava un pezzetto di carta, quando invece,
ascoltandola, ho realizzato che mi stava regalando il suo
parcheggio residuo. Un bellissimo biglietto solo numeri e
scritte, che conservo gelosamente a prova di una schietta
Umanità.