Alchimia interiore

9. Il processo della combustione

Quando noi vediamo un corpo che arde, consideriamo il fatto come un fenomeno fisico del tutto naturale. Non cosí gli antichi. Per millenni gli uomini hanno sostato dinanzi al fuoco con terrore, con venerazione e con infinita meraviglia. La domanda: «Perché dalla materia si sprigiona il fuoco?» veniva considerata come un sacro mistero. I geni piú alti dell’umanità, da Aristotele a Goethe, s’intrattennero sull’argomento.
Paracelso lasciò scritto: «Il legno arde, perché contiene Solfo; dà fiamma, perché contiene Mercurio; e infine lascia cenere perché contiene Sale».
Le considerazioni svolte in precedenza ci permettono di comprendere che cosa intendeva dire Paracelso con queste parole, che all’uomo moderno sembrano tanto strane.
Un ceppo di legno prima di essere messo a bruciare nel caminetto ha una forma; poi non ne rimane che un mucchio di cenere. Che cosa è avvenuto della forma? Si è dissolta nel nulla? No, di certo, pensa Paracelso. Essa è ritornata alla sua sfera originaria; il Solfo terrestre si è tramutato in Solfo cosmico o Spirito di Solfo (Solfo Spirituale) in termine tecnico. Gli antichi chiaroveggenti vedevano liberarsi dalle fiamme la forma dell’oggetto che bruciava, sotto le specie di un uccello che chiamavano la Fenice (Uccello di Fuoco). Questo è il segreto dell’Araba Fenice che resuscita dalle sue ceneri, e del misterioso Uccello di Fuoco di cui è tanto parlare nelle favole del popolo russo.
Sappiamo già che cosa sia il Sale: è quella parte della forma che soggiace alle condizioni terrestri e non può piú ritornare al suo stato spirituale originario. Diventa il possesso di Arimane: cenere.
Nella fiamma agisce la forza del Mercurio. La fiamma è forma fluttuante e rappresenta la transazione tra lo stato “fisso” e lo stato “volatile” della materia. Ogni cangiamento di forma, in genere, è reso possibile dalla presenza del Mercurio.
Cosí Sale, Mercurio e Solfo determinano la combustione dei corpi e fanno scaturire il fuoco.

10. La tricotomia dell’Entità umana

V’è corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo. I tre principi Sale, Mercurio, e Solfo sono presenti pure nell’essere dell’uomo e ne determinano la tricotomia: Corpo, Anima e Spirito.
Il concetto della tricotomia è la base essenziale per la conoscenza della natura umana. L’uomo è dunque, secondo i concetti alchemici, costituito di Sale, Mercurio e Solfo.

11. Gli arti corporei dell’uomo

I tre princípi cosmici sono però organizzati nell’uomo, cioè articolati in maniera concreta. A questo proposito gli alchimisti parlano sinteticamente dei “Quattro” nell’uomo. I “Quattro” sono, corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed Io.
Il corpo fisico – nel concetto degli alchimisti – è Piombo. Con questa espressione cosí sintetica, l’alchimista iniziato intendeva dire: «L’origine del corpo fisico risale a Saturno, dove fu edificato dai Troni con la sostanza della loro volontà. Il Piombo è la sostanza di volontà dei Troni, è lo stesso Saturno. Perciò il Piombo è l’elemento piú pesante che si conosca. Esso è la sostanza prima, è la base, il sostegno del cosmo solare».
Però il Piombo che noi conosciamo sulla Terra non è l’equivalente del Piombo spirituale di Saturno. Il Piombo terrestre, o Piombo Nero, come veniva chiamato dagli alchimisti, è sorto per l’azione di Arimane, come vedremo un’altra volta. Questo Piombo manifesta la sua attività in modo particolare nel sistema osseo di sostegno, dove genera il Calcio.
Il corpo eterico è Solfo incombustibile. Abbiamo già visto che il Solfo è la forza plasmatrice per eccellenza. Perciò in Antroposofia il corpo eterico viene anche chiamato corpo di forze formative. Entro il corpo fisico, il Solfo manifesta la sua attività nella formazione del sistema glandolare. L’importanza della secrezione interna del sistema glandolare fu scoperta dalla Scienza appena di recente, quando riuscí a stabilire che gli ormoni regolano nell’interno dell’organismo l’equilibrio dei processi vitali.
Il corpo astrale porta a manifestazione l’Argento lunare vivo, o Mercurio. Il Mercurio è, come tale, la possibilità della metamorfosi per influenza esterna. Ogni processo esterno provoca pertanto una modificazione nel contenuto astrale dell’uomo. Il contenuto del corpo astrale è in continua trasmutazione. Gli alchimisti dicevano che l’estrema mutevolezza della vita dell’anima è causata da “eccedenza mercuriale”. Nell’organismo fisico il Mercurio provoca il sorgere della sostanza sensibile dei nervi e del cervello.
Il quarto arto dell’entità umana è dato dall’Io. L’Io è per l’organizzazione umana, o microcosmo, ciò che il Sole è per il nostro sistema planetario, o macrocosmo. È Spirito che si sostiene per virtú propria, è principio assoluto di determinazione. Per sua natura, come abbiamo già visto, è identico all’Oro. In un testo alchemico (il “Corpus Hermeticum”), l’Io viene definito “Forza Prima”, la quale, per essere spiegata, non ha bisogno né di un precedente, né di un susseguente. In questo senso, è puro contenuto spirituale senza un mezzo che lo contenga. Non ha causa né fine che non siano causa e fine di se stesso. L’Io però che esperimenta l’uomo durante la vita terrena, non è che una pallida ombra del vero essere egoico spirituale. La forza dell’Io, entro il corpo fisico, genera il sangue.
Quanto detto ci permette di disegnare il seguente specchietto.

12. La potenza metallica nell’uomo

La potenza dei metalli agisce direttamente nell’uomo. Con questo fatto è connesso il mistero della coscienza. La comune coscienza di veglia è retta nell’uomo dalla potenza dell’Oro. Altri stati di coscienza sono a loro volta retti dalla “metallità” del Piombo, Stagno, Ferro da una parte e Rame, Mercurio e Argento dall’altra.
I metalli nominati sono connessi con le attività dei corpi planetari e perciò Plotino insegnava che le energie dei pianeti agiscono nell’uomo per mezzo di una “metallità” specifica. Gli alchimisti parlavano di una coscienza legata all’Oro del Sole, di una seconda legata al Ferro di Marte, di una terza legata all’Argento della Luna e cosí via. Ci è assai facile comprendere il loro linguaggio, se consideriamo i “Fiori del Loto”, che, come sappiamo, sono i centri vitali e gli organi di percezione del corpo eterico.
Il Dottor Steiner, nel suo libro fondamentale “L’Iniziazione”, parla diffusamente dei Fiori del Loto e spiega quali facoltà essi accordino all’uomo e quali fatti della realtà soprasensibile permettano di percepire, una volta che siano attivati. Gli alchimisti si riferivano alle stesse cose quando parlavano dell’azione del Piombo, Stagno, Ferro e cosí via. In termine tecnico alchemico, “fissare il Piombo” significava mettere in moto il Fiore del Loto della regione coronale.
Parleremo in un secondo tempo delle operazioni alchemiche; ora, per amore di evidenza, vogliamo disegnare uno specchietto che mostra il rapporto fra l’attività metallica dei pianeti e i Fiori del Loto.

Le tre forme di coscienza che stanno sopra all’Oro conducono l’uomo nelle lontananze cosmiche fino alla sfera di Saturno. Le tre forme di coscienza che stanno sotto, lo conducono invece in se stesso, nella sua interiorità e gli appalesano la strada che ha percorso la sua entelechia eterna attraverso le varie incarnazioni corporee e durante i soggiorni nei Regni Spirituali. Naturalmente le attività metalliche dei pianeti del ternario superiore e quelle del ternario inferiore devono essere giustamente equilibrate tra di loro. Per indicare non solo questa necessità, ma anche la relazione che lega i sette Fiori del Loto, gli alchimisti disegnavano una spirale che partiva da Saturno e arrivava al Sole.

Fortunato Pavisi (3. Fine)