6. La terrestrità metallica
- Vediamo
ora di comprendere piú chiaramente che cosa sia questa
ombra nera, questo elemento terrestre presente in ogni
metallo.
- La
Materia Prima cosmica, di cui abbiamo già parlato, viene
elaborata dalle sublimi Potenze spirituali durante la grande
evoluzione planetaria, e diventa su Saturno, per opera della
prima Gerarchia, sostanza fisica; sul Sole, per opera della
seconda Gerarchia, sostanza eterica; sulla Luna, per opera
della terza Gerarchia, sostanza astrale. Aiutiamoci, anche
questa volta, con una tabellina.
- La
cosa piú difficile è di comprendere che cosa sia la
sostanza fisica, perché di solito si suole contrapporre il
concetto di fisico al concetto di spirituale. Ciò è
fondamentalmente errato. Sostanza fisica, sostanza eterica e
sostanza astrale fanno parte di una stessa realtà
spirituale. Anzi il grado fisico è il piú alto dei tre
gradi per mezzo dei quali si esprime lo Spirito.
- Sappiamo
che ad un certo momento dell’evoluzione avviene l’intromissione
arimanica. Arimane agisce cosmicamente e modifica, secondo
la sua natura, la sostanza astrale in Acqua e la sostanza
eterica in Aria. Però non è sufficientemente forte da
poter opporre la sua azione a quella dei sublimi Spiriti
della prima Gerarchia. Davanti alla sfera di Saturno deve
retrocedere, cioè non può modificare secondo la sua natura
la sostanza fisica e creare un elemento superiore all’Aria.
Perciò ritorna in basso e sotto all’Acqua pone qualcosa
che non ha alcun equivalente spirituale, ma che è della sua
stessa natura: ciò è il solido, la Terra. Ora possiamo
rappresentarci i quattro elementi nel modo seguente.
- Da
ciò si vede che nulla è meno adatto a dare un’idea dell’elemento
fisico che il solido materiale ond’è fatta la Terra. Solo
il Fuoco, cioè l’elemento che è stato sottratto all’influenza
arimanica, è l’espressione della sostanza fisica
saturnia. Perciò solo il Fuoco può liberare i metalli
dalla loro ombra oscura e restituirli al loro essere
primitivo.
- I
metalli, se sottoposti ad altissime temperature, bruciano
allo stesso modo che la carta o il legno. C’è però una
differenza per quanto riguarda il residuo di ceneri. La
cenere della carta pesa meno che la carta, ma la cenere di
un metallo pesa piú che lo stesso metallo. Il fenomeno ha
lasciato per molti secoli perplessi i chimici. Oggi non è
piú un mistero, perché si sa che la combustione dei
metalli è accompagnata da un violento processo di
ossidazione. L’operazione viene chiamata calcinatura
metallica, sebbene la calce non c’entri proprio per
niente. La chimica ha ereditato il termine dall’alchimia
senza curarsi del suo significato. Gli
alchimisti attribuivano l’aumento del peso delle ceneri
metalliche alla presenza del Piombo Nero che, come abbiamo
visto, calcifica lo scheletro umano. Avevano dunque
ragione di chiamare “calcinatura” la combustione dei
metalli, perché essa mette in evidenza il potere
calcificante del Piombo.
- Gli
alchimisti chiamavano semplicemente Piombo o Terra la
parte metallica che veniva ridotta in calcina per mezzo
della combustione.
7. La progressione cosmica della sostanza
- Jacob
Böhme dice che l’Oro è nascosto nel Piombo e gli
alchimisti chiamavano il Piombo “Oro inverso”. Per
comprendere ciò, ricordiamoci che su ogni pianeta
attraverso il quale passa l’evoluzione cosmica, sorge una
nuova forma di sostanza. Cosí su Saturno sorge la sostanza
fisica, sul Sole la sostanza eterica, sulla Luna la sostanza
astrale. Sulla Terra avviene un divario. Gli Dei creano la
sostanza egoica, cioè la sostanza ond’è costituito il
corpo dell’Io, e Arimane fa sorgere la mineralità solida
come qualcosa che non ha alcun equivalente spirituale.
- Sappiamo
già che la sostanza egoica viene chiamata dagli alchimisti
“Oro” e che lo stato minerale vien detto “Piombo Nero”.
L’Io umano incorporato nella greve e opaca scorza minerale
è appunto, secondo l’espressione böhmiana, l’Oro
nascosto nel Piombo.
- Il
Piombo è Oro inverso, nel senso che manifesta le stesse
forze per ottenere un effetto del tutto opposto. L’Io è l’elemento
“fisso”, determinato per eccellenza. Tutte le tele di
Raffaello e tutte le sinfonie di Beethoven portano un’impronta
inconfondibile, che è come il suggello dell’Io possente
che le ha create. Ogni creazione spirituale è diversa,
perché la sostanza ond’è formata segue le proprie leggi;
uguale però in ognuna è il principio creatore, che qui
vogliamo chiamare Essenza Spirituale. Perciò nell’infinita
molteplicità delle forme abbiamo l’unità dell’Essenza
Spirituale. Questa è appunto l’azione dell’Io, cioè
dell’Oro.
- Immaginatevi
ora degli stampi rigidi tutti uguali, in ognuno dei quali
viene colata della sostanza fusa diversa, che poi
raffreddandosi assume la forma dello stampo. Ne risulta che
diverse sostanze hanno una stessa forma esteriore. Cioè
nella molteplicità dell’essenza abbiamo l’unità della
forma rigida. Questa è l’azione di Arimane, del Piombo.
Nel Piombo vediamo l’inversione del principio unitario
dell’Oro.
- Consideriamo
i metalli. Sono tutti diversi per il colore e per le
qualità proprie. In che cosa consiste la loro unità?
Secondo gli Dei, nella Materia Prima che sta alla base di
ogni sostanza e che non si può concepire se non come
essenza unica superspirituale. Secondo Arimane, nella
gravità che agisce in tutti i corpi e che li uniforma per
mezzo di una stessa legge esterna.
8. L’Oro: punto d’arresto della
creazione
- Secondo
un fondamentale concetto alchemico, la Natura, nel portare
ad evoluzione la materia, non giunge al termine della sua
opera. La sua attività s’arresta ad un determinato limite
di sviluppo, onde la materia è imperfetta, è incompiuta.
Il punto d’arresto della creazione naturale è segnato dal
sorgere dell’Oro. Un alchimista lasciò scritto: “La
Natura sospende il suo lavoro nell’Oro”.
- Ciò
significa che gli Dei, dopo aver dotato l’uomo dell’Io,
ritraggono la loro attività. L’Io rappresenta il culmine
dell’azione divina; esso è però il punto piú basso dell’azione
autonoma umana. L’uomo deve partire dall’Oro per
arrivare all’Oro. Il suo ulteriore sviluppo dev’essere
cioè un’autoctisi, un’autocreazione. Il culmine sarà
ancora una volta l’Oro, cioè l’Io Superiore. In
alchimia è perciò essenziale la distinzione fra l’Oro
della natura (Io inferiore) e l’Oro dell’arte (Io
Superiore).
- La
creazione dell’Oro artificiale rappresenta il limite
estremo delle possibilità umane, e giace nel piú lontano
avvenire. Raggiunto quel culmine, l’azione umana, almeno
provvisoriamente, deve arrestarsi.
9. Dal primo principio al punto d’arresto
- Abbiamo
visto che la Materia Prima rappresenta la base
superspirituale della creazione cosmica. Essa è il
principio che non ha principio, è cioè il principio primo.
- Nel
processo evolutivo la Materia Prima dà origine al Fuoco e
all’Acqua. Consideriamo ora il fatto con maggior
esattezza. Che cos’è veramente il Fuoco e che cos’è
veramente l’Acqua? Essi rappresentano il doppio aspetto
della realtà cosmica che ha un contenuto interno (il Fuoco)
ed una forma esterna (l’Acqua). Perciò
in alchimia i segni congiunti del Fuoco e dell’Acqua
rappresentano il macrocosmo. Il simbolo è conosciuto con il
nome di esagramma, o croce di Salomone. L’esagramma sta a
significare che l’Anima del Cosmo e il Corpo del Cosmo
sono ancora liberi e in pieno rigoglio creativo.
- Affinché
l’Io possa sorgere nell’uomo, è necessario che i due
princípi cosmici del Fuoco e dell’Acqua si contraggano,
si uniscano intimamente tra loro. In concreto accadde, come
sapete da Rudolf Steiner, che a un determinato momento dell’evoluzione
umana
il corpo eterico venne a coincidere con il corpo fisico. La
contrazione dei due elementi fa trasformare l’esagramma in
pentagramma.
- Questo
è il segno del microcosmo, dove il macrocosmo ha arrestato
la sua attività. Qui lo Spirito-Io può esprimersi
direttamente nella realtà esterna. L’Oro brilla alla luce
del Sole e gli Dei vedono coronata la loro opera. Ecco
dunque i segni delle tre fasi della creazione.
10. Il lievito nuovo: l’Io
- La
strada dell’uomo comincia là dove finisce quella degli
Dei. Gli Dei gli hanno fatto un dono supremo: l’Oro dell’Io.
Ora egli deve andare avanti da solo fino al raggiungimento
della meta suprema: l’Oro dell’Io Superiore, che lo
eleva nel rango degli Spiriti creatori.
- Il
pentagramma diventa in tal modo il simbolo dell’operoso
sforzo dell’uomo teso al bene piú alto. Esso sta ad
indicare che l’uomo può raccogliere tutte le sue forze
per iniziare un’opera nuova. Spirito e materia, fusi in un’unità
di forze poderose, stanno a disposizione dell’uomo per la
sua opera piú alta. Il pentagramma è il mattone
fondamentale dell’edificio che l’uomo eleva per sua
libera iniziativa. Voi sapete che nel “Faust” di Goethe,
Mefistofele si ritrae impaurito dinanzi al pentagramma.
Infatti questo genio malefico sa che gli è precluso l’accesso
in quel regno dello Spirito che l’uomo crea col libero
impulso del suo Io.
- L’uomo
dunque, guidato dalla luce dell’Io, procede per la sua
strada da solo. Che cosa avviene della Terra? Anche da essa
gli Dei, esaurito il loro sforzo, si sono ritirati come l’ondata
che, raggiunta la costa, ritorna indietro col risucchio.
Rimane dunque abbandonata a se stessa?
- La
Terra è costituita dai quattro elementi. In questi però
opera la forza del “Sale” che porta all’arresto, alla
sincope, all’irrigidimento. La Terra è un cosmo
irrigidito per opera del Sale. Possiamo rappresentarla con
lo stesso segno del macrocosmo, tagliato però dalle rette
simbolo dell’azione salina.
- Questo
geroglifico può essere semplificato e ridotto a una croce
(la Croce degli Elementi) con i bracci verticali sbarrati.
- Ne
risulta un segno noto con il nome di Croce pontificale o
Croce di Lorena. Come l’opera dell’Io umano principia
dal pentagramma, cosí l’opera dell’Io divino comincia
dalla Terra inaridita e salata. La Terra, espulsa dal ritmo
creatore divino e ridotta a Sale, non resta abbandonata a se
stessa. La forza cosmica dell’Io cristico penetra nella
scorza irrigidita della Terra e con ciò il nostro pianeta
diventa il lievito di un nuovo avvenire cosmico. La Croce di
Lorena diventa cosí il simbolo dell’opera nuova del
Cristo (la Redenzione), come il pentagramma è il simbolo
dell’opera nuova dell’uomo.
Fortunato
Pavisi
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