Il cielo sopra Parigi

Costume

Il cielo sopra Parigi

Il cielo sopra Parigi

 

Non lo vede nessuno, ma sta lí

in forma di gargouille, il Gran Beffardo,

dirimpetto alla Torre, affascinato

dai tre colori. Predilige il blu,

rispetto al bianco, segno di purezza,

e al rosso della veste di Lucifero.

Accenna un ghigno blando, assai composto,

ché il riso sgangherato è dell’umano,

come il dolore è spesso un teatrale,

smodato, passionale dimenarsi,

piú consono all’improvvido animale

che all’essere votato al trascendente.

Escludendo il traliccio ‒ un’eccellenza

della creatività da Ballo Excelsior ‒

osserva il palcoscenico là in basso

animarsi di un cupo melodramma:

è in corso un blitz seguíto a un attentato.

Si dispiegano agenti antisommossa,

cani molecolari, artificieri,

forze speciali che hanno in dotazione

strumenti tecnologici avanzati,

teste di cuoio armate fino ai denti.

Elicotteri sfrecciano, sirene

urlano l’emergenza, già si allertano

i bombardieri per estesi raid.

«Sei stato tu!», l’Olimpo viene scosso

dalla gran voce dell’Onnipotente

che apostrofa il Maligno spettatore

che scuotendo la testa gli risponde:

«Ti piacerebbe addebitare il Male

al sottoscritto, è un gioco troppo facile.

Sono stati in realtà i tuoi protetti

che hanno sparato al grido: “Dio è grande!”.

Agiscono in tuo nome e non nel mio!

Convinciti. Dal tempo della mela,

l’uomo ha fatto il suo comodo, sfruttando

la materia venale che amministro,

ma per suprema tecnica da guitto,

paludando i suoi gesti con presunti

ideali e pulsioni dello Spirito,

sbarca il lunario da scialacquatore

a spese del sistema che hai imbastito.

Al dunque è un gran pappone, l’homo sapiens.

fa quello che gli piace, ma pasticcia,

e quello che combina non gli piace.

Allora se la prende col Creatore,

e spesso tira in ballo Belzebú.

Mentre, credimi, cerca solo alibi

per le sue malefatte intenzionali,

che lo spingono in ultimo alla strage,

non trovando altre serie vie d’uscita

al malessere autoprovocato.

È un’anima che in fatto di malizia

ha superato in grande il Tentatore.

Per cui ti avviso, mi ritiro e lascio

l’uomo a se stesso. Per la dannazione

non gli serve un aiuto. Fa da solo!».

L’Olimpo si richiude. Un gran silenzio

pervade lo scenario. Ma dall’alto

della Torre vibranti ali a schiera

si distendono in volo sulle case

per lenire il dolore e lo sconforto

della città che ha perso la sua Luce,

del mondo che ha svenduto la sua pace.

E il Grifo appollaiato a Notre Dame

guarda irritato quella scena e sbotta:

«Me l’aspettavo, è proprio incorreggibile!».

 

                                             Il cronista