Sul mistero del "Fantoma"

Esoterismo

Sul Mistero del Fantoma

Come sempre − insegna ancora Rudolf Steiner − il Cristo viene incontro per aiutarci, ma d’ora in avanti si dovrà fare un’azione cosciente e liberamente volontaria per andarGli incontro. Egli rende disponibile una nuova possibilità, dà in dono la Sua sostanza affinché si possano di nuovo riempire le vuote rappresentazioni umane, e dar loro sostanza vitale facendo fluire in esse la realtà stessa del Cristo, di cui ci si rende partecipi (conferenza del 16 maggio 1920, O.O. N° 201): «Non si comprenderà il Cristianesimo finché non si riuscirà a capire, fino alla fisica, come la sostanzialità cristica operi nel­l’esistenza cosmica. Non avremo compreso il Cristianesimo finché non arriveremo a dire: proprio nel campo del calore avviene nell’uomo una trasformazione tale, per cui attraverso di essa la materia viene distrutta estraendo dalla materia pura esistenza in immagini, la quale però, grazie all’unione dell’anima umana con la sostanza del Cristo [Comunione spirituale, N.d.A.], diviene nuova realtà. …Quando succederà che tutta la sostanza terrestre sarà passata attraverso l’organizzazione umana in modo da venirvi utilizzata per il pensare, la Terra come corpo celeste cesserà di esistere. Ciò che della Terra cosmica resterebbe agli uomini come loro conquista sarebbero le immagini. Esse avranno però acquisito una nuova realtà, una realtà originaria, Tale realtà proviene dalla forza che si affermò come forza centrale attraverso il mistero del Golgotha. …Tale pensare ha però a sua volta bisogno della connessione con il mondo. Ma non la trova se non si unisce con la nuova sostanza cosmica che è penetrata attraverso il mistero del Golgotha. …Si bada soltanto all’astrazione, come se in alto avessimo l’elemento del pensiero e in basso l’elemento fisico-materiale. Non riusciamo però a trovare il passaggio se non ci trasferiamo nell’elemento del calore che, almeno per l’istinto umano, ha ancora un aspetto sia animico che fisico, ma dall’istinto non si è ancora passati a vedere che l’uomo possa anche moralmente sviluppare calore per il suo prossimo, calore animico [compassione, N.d.A.]. Il calore animico non sorge però da una trasformazione fisica. …Come mai sorge dunque? Direi che qui si tocca con mano come. Perché mai parliamo di un caldo sentire? Perché sentiamo, percepiamo, che il calore del sentimento è l’immagine del calore fisico esteriore. Qui il calore filtra nell’immagine, E quel che oggi è soltanto calore animico, in esistenze successive, future, svolgerà un ruolo fisico perché in esso vivrà l’impulso del Cristo».

Nuova attività pensante umanaMentre si pensa in mere astrazioni, in mere immagini, nell’uomo muore un passato che deve morire, perché è il passato donato dal Padre: lo si è utilizzato per la prima parte dell’evoluzione, fino alla venuta del Cristo incarnatosi per donarci il Suo tempo, quello del futuro, che prende il posto dell’antico già esaurito. Con il finire del tempo del Padre, contemporaneamente si è andata esaurendo ogni fonte primordiale di vita e di forza; con la metà del secolo XX non ne è rimasto piú nulla, l’uomo non ha piú a disposizione né forze né vita se non le riconquista, anzi se non concorre a ricrearle per sé e per il mondo.

All’uomo spetta, ora, il nobilissimo e sacro compito di costruire il futuro, ma esso non potrà essere edificato poggiandosi ancora sui doni del Padre, meno che mai sulla materia da Lui donata in passato: dovrà essere un’edificazione ex novo del mondo futuro, fondata su una nuova sostanza, la tutta nuova sostanza del Cristo, che dovrà però ricevere la giusta forma e la giusta immagine attraverso una tutta nuova attività pensante umana. Dovrà essere il risultato di una cosciente azione creatrice umana, frutto della comunione con il Cristo, raggiunta attraverso la fusione dell’umana “corrente eterica intellettuale” fluente dal cuore verso la ghiandola ipofisi, con la divina corrente eterica del sangue del Cristo. Se l’uomo poi riesce ad armonizzarsi moralmente con il Cristo, allora la Sua corrente salvifica può lavorare intorno a questa ghiandola dove, come si è appreso, va a raccogliersi il nominato “Cibo del Santo Graal”.

«La Bellezza e la Verità non si manifesteranno nell’uomo se non quando riusciranno a dominarne il sangue (op. cit.).

Cosa succede se questo accade nell’uomo? Si è appena detto che è necessario stabilire una comunione moralmente armonica con il Cristo, in altre parole, ciò accade quando le intenzioni umane, e quindi le azioni, sono motivate da vere intuizioni morali, da ideali intuiti dalla fantasia morale improntata dalle Parole del Cristo che, come da Lui indicato, aprono alla verità che farà liberi gli uomini. Chi conosce l’opera fondamentale di Steiner La Filosofia della Libertà potrà interpretare meglio quanto si dice.

Ciò che conta è che questi ideali siano frutto di un’attività di pensiero sempre piú riscaldato da dedizione e devozione per la verità. Essa deve riuscire a riscaldare di genuino entusiasmo conoscitivo i pensieri umani. Steiner, al proposito, dice che l’attività di pensiero è strettamente correlata con l’“orga­nismo di calore”, specificando che ogni rappresentare ne modifica, istantaneamente, la distribuzione e l’organizzazione delle zone piú o meno calde del corpo fisico. Tutto questo dovrà rendere l’uomo capace di motivare la propria volontà con intuizioni morali, come descritto nella seconda parte del sunnominato libro La Filosofia della Libertà. Per comprendere meglio questo aspetto infinitamente importante del divenire dell’essere umano, si  riportano alcuni brani dall’opera di Rudolf Steiner (conferenze del 5, 18 e 19 dicembre 1920, O.O. N° 202).

«Schopenhauer stava diversamente davanti al mondo. Se vogliamo esaminare l’impeto di Schopenhauer, dobbiamo guardare nell’uomo l’altro lato, cioè quello che è un inizio. Tale è l’elemento volontà che noi portiamo nelle nostre membra. Veramente, come ho spesso accennato, sperimentiamo questo elemento come sperimentiamo il mondo nel sonno. Sperimentiamo cioè inconsciamente l’elemento volontà. Possiamo noi contemplare questo elemento di volontà in qualche modo dal di fuori, cosí come contempliamo il pensiero dall’esterno? Prendiamo la volontà che si sta sviluppando in un modo qualsiasi nelle membra umane, e domandiamoci, considerando ora la volontà da un altro aspetto, dal punto di vista cioè dell’immaginazione, dell’ispirazione e dell’intuizione, quale sarebbe allora il fenomeno parallelo fra tale visione e quella che vede il pensiero come luce. Come vediamo noi la volontà, se la consideriamo con la forza sviluppata della visione chiaroveggente? Quando consideriamo la volontà con la forza sviluppata della visione, con la chiaroveggenza, essa diventa pure qualcosa che vediamo dal di fuori. Quando consideriamo il pensiero con la forza della chiaroveggenza, sperimentiamo luce, sperimentiamo splendore. Quando consideriamo la volontà con la forza della chiaroveggenza, la volontà stessa diventa sempre piú e piú densa e diventa materia. Se Schopenhauer fosse stato chiaroveggente, questo essere di volontà gli sarebbe sorto dinanzi come un automa di sostanza materiale, perché questo è il lato esteriore della volontà: la materia. Vista da dentro, la materia è volontà, cosí come la luce, vista dal di dentro, è pensiero.

Qui è anche il punto in cui chi è iniziato nei misteri del mondo non può parlare, cosí come oggi fanno molti, della costanza dell’energia o della costanza della materia. Non è vero che la materia rimane costante. La materia svanisce fino al nulla. L’energia svanisce fino al nulla nel nostro stesso organismo quando pensiamo in modo teorico. D’altra parte non saremmo uomini se non pensassimo teoricamente, se l’universo non morisse di continuo entro di noi. Grazie alla morte dell’universo, in realtà, siamo uomini autocoscienti, in grado di arrivare a pensieri sull’universo. Però nel momento in cui l’universo “si pensa” entro di noi, è già cadavere. Il pensiero sull’universo è il cadavere dell’universo. Solo come cadavere l’universo ci diventa cosciente e ci fa uomini. Quindi in noi muore un mondo passato fino alla materia, fino all’energia. Solo perché subito nasce un nuovo mondo non ci accorgiamo che la materia spari­sce e nasce di nuovo. Nell’uomo la materialità giunge al suo termine con i pensieri teorici; la materialità e l’energia universali vengono richiamate a nuova vita dai suoi pensieri morali. Quanto accade entro la pelle dell’uomo s’inserisce in questo modo nello scomparire e nascere di mondi. Cosí si articolano insieme moralità e natura. La natura sparisce nell’uomo; nella moralità sorge una nuova natura.

Non volendo guardare queste cose, si è trovata l’idea della costanza dell’energia e della materia. Se l’energia fosse costante, se la materia fosse costante, non ci sarebbe un ordinamento morale del mondo. Oggi lo si vuole nascondere, e l’odierna visione del mondo ha ogni motivo per nasconderlo, perché in realtà dovrebbe cancellare l’ordinamento morale del mondo, cosí come succede quando si parla della legge della costanza della materia e dell’energia. Se la materia in qualche modo si mantiene, se l’energia in qualche modo si mantiene, l’ordinamento morale del mondo non è altro che una illusione, una chimera. Si arriva a comprendere tutto il cammino dell’universo solo se si vede come sorgano nuovi mondi partendo da questa “chimera” (e tale è a tutta prima, vivendo nel pensiero) dell’ordinamento morale del mondo.

Che cosa capita veramente quando l’uomo sviluppa la sua vita di pensiero? Una realtà diventa apparenza. È molto importante avere le idee ben chiare su queste cose. Abbiamo il nostro capo, che nella sua ossificazione e nella sua tendenza alla ossificazione è già esteriormente l’immagine di qualcosa di morto nei confronti del resto dell’organizzazione corporea, per cosí dire piú fresca. Nel periodo fra nascita e morte portiamo nel nostro capo qualcosa che nel passato era realtà e che nel capo è ora apparenza; partendo dal resto del nostro organismo, compenetriamo l’apparenza con un elemento reale che viene dal ricambio, con l’elemento reale della volontà. Abbiamo come la formazione di un germe che a tutta prima è proprio della nostra umanità e che ha poi un’importanza cosmica. Si pensi: un uomo era prima nel Mondo spirituale e poi nasce in un certo anno; mentre si stacca dal Mondo spirituale, quel che prima era realtà di pensiero diventa apparenza. L’uomo trasporta poi in questa apparenza l’attività della volontà, attività che proviene da tutt’altra direzione, che sorge da tutto il resto del suo organismo e non dal capo. In questo modo il passato morto nell’ap­parenza viene nuovamente attivato dagli impulsi della volontà; diventa la realtà del futuro.

Seminare il pensieroIntendiamoci bene: che cosa accade quando l’uomo si eleva al pensiero puro, cioè al pensiero compenetrato di volontà? Sulla base di quel che l’apparenza ha dissolto (il passato), grazie alla fecondazione con la volontà proveniente dal suo Io, nell’uomo si sviluppa una nuova real­tà proiettata nel futuro. La terra madre è in un certo senso costituita dai pensieri reali del passato: nella terra madre viene seminato quel che proviene dall’individualità, e ne nasce un germe che viene mandato nel futuro per la vita futura.

Dall’altro lato, compenetrando le sue azioni, i suoi impulsi volitivi con pensieri, l’uomo sviluppa quel che compie con amore. È qualcosa che si stacca da lui. Le nostre azioni non rimangono in noi. Diventano avvenimenti universali; se sono compenetrate d’amore, l’amore le accompagna. Un’azione egoistica dal punto di vista cosmico è qualcosa di diverso da un’azione compenetrata d’amore. Mentre con la fecondazione della volontà, a partire dall’apparenza sviluppiamo il frutto della nostra interiorità, quel che dal nostro capo fluisce, per cosí dire, nel cosmo, va ad incontrare le nostre azioni compenetrate di pensieri.

Come nel ciclo di sviluppo di una pianta il seme contenuto nel fiore deve venir colpito dalla luce del Sole, dall’aria esterna e cosí via, deve cioè esserci una qualità cosmica che gli viene incontro in modo che possa crescere, cosí quel che viene sviluppato dalla libertà deve trovare un elemento di crescita nell’incontro con l’amore che vive nelle azioni».

Dopo tali importantissime rivelazioni, si possiedono questi nessi occulti agenti nell’uomo: saggezza-luce-pensare volente e potenza-materia-volere pensante, uniti in lui dal “ponte” del calore-compassione-amore. Per poter rispondere alla domanda posta poco prima, la si deve riformulare cosí: cosa accade nell’uomo quando, grazie al calore dell’entusiasmo, egli diviene capace di ridare vita al suo languente pensare che, sacrificatosi nel momento dell’incarnazione del nostro Io, non ha piú nulla in sé del suo essere prenatale, né lo Spirito, né l’anima, né la vita, essendo divenuto una mera immagine riflessa, un non-essere, per consentirci l’inizio del liberarsi?

L’uomo riesce a riscaldare i propri pensieri quando si entusiasma per un ideale morale. Coloro che hanno studiato il libro di Steiner La Filosofia della Libertà, ricorderanno la seconda parte dell’opera ove egli spiega, in maniera mirabile, che l’uomo è capace di intuizioni morali, di fantasia morale. L’uomo comincia ad essere veramente tale solo quando lui stesso, autonomamente, prende a creare la propria morale individuale; al contrario, finché ne segue una non sua, anche se divina, rimane solo servo e schiavo di questa, rifiutandosi di iniziare a realizzare il suo vero ruolo nel mondo.

Libertà Saggezza AmoreLe Gerarchie divine hanno l’ideale che l’uomo divenga libero e capace di amare in libertà. L’uomo inizia a divenire tale solo quando comincia ad essere produttore, creatore di morale, e per divenirlo deve essere capace di iniziare a entusiasmarsi per ideali morali che sorgano dalla sua capacità creativa, immaginativa, dalla sua fantasia morale. In questo senso però, quando un uomo si riscalda, poiché s’infiamma per un ideale, deve porsi sempre il quesito se quell’ideale gli è suggerito dal Cristo, da Lucifero o da Arimane. Nel primo caso la sua libertà è sempre rispettata, mentre negli altri due, con gli Ostacolatori accade proprio il contrario. Si sa bene quanto Lucifero abbia la capacità di appassionare gli uomini a ideali morali che, in senso cristico, tali non sono affatto: si tratta quindi di riconoscere e giudicare, secondo verità, su quale via ci si sta incamminando. Quando si suscita il giusto ideale morale, allora il vero calore morale si unisce al retto pensare, e lo rende di nuovo una vivente forza dell’anima.

Si sa che le attività del pensare, del sentire e del volere sono tre forze dell’anima, e si è letto che il riscaldarsi dell’attività di pensiero è anch’esso un fenomeno della vita dell’anima: ma per la sua qualità intrinseca, se realizzato giustamente, è capace di creare un ponte tra l’elemento materiale del corpo fisico e l’anima. In merito a questo fenomeno, Steiner spiega come tutti possano comprendere che ci si entusiasmi per un ideale morale, ma quanto risulti incomprensibile per tutti come, poi, questo possa scendere fin nei muscoli e farli muovere per compiere azioni morali. Come fa un ideale, quindi un elemento animico-spirituale, ad agire nei muscoli fatti di materia?

Per rispondere a questo, si riprendano i concetti acquisiti fin qui. Ogni vero e caldo ideale morale permette, anche durante la coscienza di veglia diurna, la comunione fra la “corrente intellettuale” e quella “morale” nella zona fisica-sovrafisica della ghiandola pituitaria dove, come abbiamo appreso, si raccoglie il “Cibo del San Graal” sotto forma di concrezione calcarea. Ora accade che questo purissimo elemento minerale − sottoposto al calore che si accompagna all’ideale morale, all’intuizione morale liberamente suscitata e capace di stabilire “magicamente” un ponte fra l’anima e il corpo − questa sostanza graalica si sciolga in modo tale che da essa sgorghi, come da una fonte primigenia, calore fisico-eterico. Tale sostanza fa risorgere in noi la materia del Caos dei “primi princípi”. Quella concrezione calcarea altro non è − considerando bene ciò che è descritto nel prologo del Vangelo di Giovanni − che il processo evolutivo terminale della primigenia Parola spirituale scaturita dal Logos che, condensatasi in calore grazie al sacrificio dei Troni sull’antico Saturno, costituí l’inizio di una serie di metamorfosi e differenziazioni degli stati dell’etere e della materia i quali, da un certo momento dell’incarnazione planetaria della Terra, subirono le conseguenze della caduta dell’umanità nel “peccato originale”.

Questa sostanza calcarea − grazie al sacrificio del Golgotha, all’impulso del Cristo che coinvolge sempre piú il destino di tutta la materia terrestre anche nel corpo fisico degli uomini − sottoposta all’azione del calore animico-fisico suscitato da un pensare riscaldato da un ideale morale, possiede la meravigliosa qualità di disgregarsi, annientarsi e ricrearsi a nuovo come tutta nuova sostanza-calore, come frutto della libera comunione morale fra volontà del Cristo e volontà umana. Tale nuova sostanza va a costituire il fondamento per qualcosa d’ineffabile, che ora si cercherà di descrivere.

Tutte le differenziazioni degli eteri e tutti gli stati della materia sono sorti dal calore primordiale di Saturno, quindi anche il Cibo del San Graal in forma minerale, o il pane del Cristo, sono sostanze divenute per tutta l’evoluzione, in cui, da circa duemila anni, agisce dall’interno la volontà del Cristo. Il Cristo dal Vangelo continua a dirci: «Spezzate il pane e mangiatelo, fate questo in memoria di me», ma questa è un’esortazione che, nel nostro tempo del ritorno del Cristo in veste eterica, deve essere messa in rapporto, non solo con il misterioso chimismo occulto della digestione e dell’assimilazione, ma soprattutto con la cristico-micheliana neo-facoltà del pensare che, infiammato da un ideale morale, è capace di spezzare, digerire, annientare e far “risorgere” la nuova sostanza-essenza generata dalla volontà del Cristo: l’elemento calcareo minerale del Cibo del San Graal. Tutto ciò può essere visto come una digestione superiore donata dalla volontà del Cristo, che può avvenire nella sede creata dagli Dei nella testa ove, intorno all’ipofisi, gli uomini possono iniziare a far confluire la loro corrente eterica intellettuale –  fusa e fluente dal basso con la corrente eterica del sangue del Cristo ‒ con l’altra corrente eterica estetico-morale scorrente dall’alto.

Per tutti i tempi futuri il Cristo esorta gli uomini dicendo: «Fate questo in memoria di me». Per gli uomini del nostro tempo queste parole devono significare: attraverso questa nuova facoltà, questo nuovo processo, il nostro pensare inizia a eterizzarsi, a divenire vivo e cosciente quale corrente di forza del corpo eterico, comincia a poter riconquistare la vera memoria del divenire dall’antico Saturno in poi, custodita proprio nel nostro corpo eterico quale corpo della memoria.

Ad un pensare che risorge dalle proprie ceneri, che da mera immagine principia a divenire pensare vivente grazie al processo citato, non c’è azione che, anche per l’attuale livello umano, sia impossibile. Esso è il frutto dell’azione piú autocosciente dell’Io, che grazie all’impulso del Cristo, da qualche tempo può incarnarsi nella neo-creata sede presso l’ipofisi, potendo essere, almeno in quel punto del corpo fisico, finalmente il Re della “Rocca del Graal” (Lo sviluppo occulto dell’uomo nelle sue quattro parti costitutive ‒ conferenza del 25 marzo 1913, O.O. N° 145), da cui partire, se si arma del morale pensare vivente, per la riconquista di tutto il “Castello del Graal”, ovvero di tutti i suoi corpi, compreso quello fisico-minerale. Infatti, in quella zona cristificata della testa si formano quelle purissime concrezioni calcaree che, proprio per la loro natura, non sono compenetrabili dalla vita, e lí dove la vita agisce al minimo grado possibile nell’essere umano, in questo sepolcro nuovo, l’Io può sperimentare il massimo dell’autocoscienza. In quella zona della testa, l’Io trova il punto ove può pienamente incarnarsi nella materia, pur mantenendo la totale coscienza di sé. Questo fatto gli consente di svolgere l’azione già descritta: annientare la sostanza del “Cibo del San Graal”, resogli disponibile dal Cristo e dalle Gerarchie.

Mario Iannarelli (4. continua)