Regime

Costume

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Cronache da Babele

Regime

 

Non si ballano piú le tarantelle,

sono tabú i fuochi d’artificio,

non si recita il Giusti né Trilussa,

il Trio mordace con intelligenza

è bandito da anni; ormai si impongono

l’umorismo e la satira che danno

spettacoli di pura maldicenza,

colmando il vuoto di genialità

con la trivialità di bassa lega,

non di rado sacrilega e indecente.

Importa non offendere il Palazzo,

dire la verità quel tanto che

non tocchi gli interessi e i personaggi

che muovono la ruota e gli ingranaggi

di un sistema al di sopra delle regole,

fatte soltanto per disciplinare

il cosiddetto uomo della strada,

lui, sí, costretto a vivere d’angoscia

per l’autovelox, le cartelle pazze,

e l’assillo di mettere i rifiuti

nel sacchetto legale e poi gettarlo

nel cassonetto ad hoc, secondo formule

e valenze biochimiche dei corpi,

affinché le molecole finite

per errore a convivere con altre

di diversa natura organolettica

non inneschino la rivoluzione

biocellulare dentro il mondezzone.

Intanto che l’onesto cittadino

si lambicca il cervello coi rifiuti

e spera che l’Altissimo lo aiuti,

c’è chi stipa lingotti giú in cantina

insieme a provoloni e sandanieli.

E il popolo d’eroi e naviganti,

di bardi, santi e geni creativi,

è costretto da questa governance

‒ piú che malvagia, ottusa, malversante ‒

a emigrare, o altrimenti a generare

evasori, bricconi e lavativi,

e se l’abuso dura, sovversivi.

Il cronista