Leak

Costume

Leak  - Cronache da Babele

Montecitorio

 

È il termine che indica in inglese

la fuoriuscita per gocciolamento

di un liquido dal suo contenitore,

ma viene usato ormai per indicare

nel linguaggio mediatico la fuga

di dati riservati dai dossier

personali dei pezzi da novanta,

che fanno il gotha della governance

nazionale e globale. Piú che fuga,

è un furto con destrezza bello e buono

di profili e notizie inarrivabili

eseguite da hacker scandalistici

denominati per l’appunto leaker.

Questi Arsenio Lupin dell’infowar

sono ormai un esercito e colpiscono

a destra e a manca, dalla Cina al Cile,

e poiché nell’armadio tutti celano

qualche scheletro, e al limite più d’uno,

ecco il mondo ridursi a una glasnost

di vizi innominabili, storture

e rapine, congiure, tradimenti,

e chi pareva un santo è un impostore.

Insomma, un fallimento generale

materico e morale dell’assetto

di tutta la moderna società.

E si primeggia non per le virtú

praticate ma per le altrui magagne

che, denunciate, minano l’immagine

del concorrente, e questi controbatte

con l’identico modus operandi.

La macchina del fango, messa in moto,

può causare l’impeachment, ma il ricatto

è prassi alla portata di chiunque

voglia ottenere senza dover dare.

In questa lotta tra giganti ciechi

ci rimettono tutti, a gioco fermo,

e l’esistenza è un mucchio di rovine.

Lo scalano gli inermi per scrutare

l’orizzonte, se mai l’incerta luce

rischiarante l’oceano di macerie

fosse presagio di una civiltà,

se non perfetta almeno affratellata

nell’ascolto mai stanco, nel sondare

la coscienza dell’altro, le pulsioni

dell’astrale ferito, e consolarne

lo stillicidio di dolore, l’aspra

natura che frastorna l’Io, negandogli

di acquisire il carisma dello Spirito.

 

                                                                       

                                                             Il cronista