La posta dei lettori

Redazione

la posta dei lettori


busta   Di fronte al genio di Leopardi, che a 15 anni scriveva un trattato sull’astronomia e aveva raggiunto risultati nel campo della filologia che i piú validi scienziati dell’epoca raggiungevano soltanto in tarda età, sono curioso di sapere se Rudolf Steiner o Massimo Scaligero ne hanno parlato: sicuramente dev’essere la reincarnazione di una grandissima figura, se no certe doti linguistiche e altre doti nel campo culturale non si spiegano…

Francesco d.P.

 

 

   Mentre nell’opera di Scaligero non si trova cenno a Leopardi e alla sua opera, in Steiner c’è qualche breve passaggio riferito al poeta nel volume Friedrich Nietzsche lottatore contro il suo tempo, nel capitolo riguardante “La personalità di Nietzsche e la psicopatologia” (in italiano nell’edizione Carabba di Lanciano del 1935; nell’edizione Tilopa del 1985 questa parte manca). Ecco quanto vi è espresso: «Specialmente sorprendenti sono le rassomiglianze dei caratteri fisiologici di Leopardi e Nietzsche. In entrambi la stessa fine sensibilità ai temporali e alle stagioni, ai luoghi e ambienti. Leopardi sente le piú lieve mutazione termometrica e barometrica. Poteva produrre solo nell’estate ed andava errando sempre in cerca di un luogo di sosta adatto al suo creare». E ancora: «Con questa inconsueta sensibilità si unisce in Leopardi come in Nietzsche un dispregio di ogni senso altruistico: per entrambi sopportare gli uomini è un superamento di sé. …Il Leopardi afferma che un uomo sopportabile solo di rado si trova e con ironia e amarezza considerava la miseria; Nietzsche faceva suo il principio “I deboli e malformati debbono perire: primo precetto del nostro amore degli uomini. E si deve aiutarli a questo”. Nietzsche dice che la vita è essenzialmente violazione, sopraffazione dell’estraneo e dei piú deboli, oppressione, durezza, costrizione al proprio modo, incorporamento o almeno sfruttamento. Ugualmente per Leopardi la vita è una incessante paurosa battaglia in cui gli uni calpestano gli altri». In uno degli articoli di Steiner c’è anche un parallelo tra Leopardi e Schopenhauer riguardo al pessimismo. Non altro. Leopardi è stato certamente un grande personaggio dal punto di vista culturale, ma a parte qualche raro slancio lirico, come l’impareggiabile poesia “L’Infinito”, le sue opere, che avrebbero potuto culminare in altissima arte, hanno avuto il crisma dell’agnosticismo, della natura matrigna, del pessimismo, dello sconforto. Se egli avesse trovato la Luce interiore, il Cristo – di cui vedeva una figura distorta nella bigotta religiosità cattolica della madre – tutte le sue parole si sarebbero illuminate di quella saggezza cristica che invece non ha accompagnato il suo difficile cammino. La sua permanenza ultima in Campania, sulle colline che dominano lo splendido mare del golfo di Napoli, sotto il “formidabil monte”, lo “sterminator Vesevo”, gli hanno dato qualche momento di lirismo intenso che si ritrova ne “La ginestra”. Ma come parlare di una persona fortemente dotata dal Mondo spirituale, che avrebbe potuto dare tanto, provvisto com’era di un intelletto acuto, indagatore e preparato, e che invece ha utilizzato la sua vastissima cultura in modo contrario al giusto e sano percorso di crescita interiore? Possiamo azzardare un’ipotesi: una volta giunto dall’altra parte, dopo aver ripercorso nel Kamaloca la sua esistenza e aver compreso come diversamente avrebbe potuto e dovuto utilizzare quei suoi doni, quella grande anima, per rimediare a quanto fatto o evitato di fare in precedenza, avrà chiesto di tornare sulla terra, proprio davanti a quel mare che lo aveva incantato negli ultimi suoi giorni di vita. Una discesa assai diversa da quella che con tanta generosità gli era stata offerta nella vita anteriore: non piú prosperità di nobile famiglia ma oscuri natali in povertà; non piú biblioteca doviziosa di esemplari unici da consultare ma nessun libro e difficoltà persino a procurarsi un foglio e una matita su cui tracciare la poesia che gli risuonava nella mente e nel cuore; non palazzo e servitori ma misera casupola. Tutto questo però in una terra meravigliosa, in una natura provvida di frutti dorati al sole e non matrigna… E forse qui avrà potuto finalmente trovare il Sole interiore, dando sfogo a quel lirismo puro che gli era proprio, privo delle sovrastrutture che l’eccessivo studio gli aveva procurato nella vita anteriore, tarpando la sua libera creatività poetica con quella che Massimo Scaligero affermava maliziosamente rivelasse, una volta divisa, la sua realtà: la cul…tura!

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busta

 Ho letto, non ricordo piú dove, che il Mondo spirituale, nei primordi, stava per essere colpito da torpore, e che per reagire creò il mondo. Forse è solo un’immagine simbolica, ma vorrei capirne di piú: siamo stati creati per far giocherellare gli Dei che si annoiavano?

Manuela T.

 

La conoscenza dell’opera della Scienza dello Spirito dà una risposta a questo, che non può essere il sapere apparente, ossia la conoscenza intellettuale, che soddisfa una certa curiosità immediata senza andare in profondità. La risposta in sostanza è un tema di meditazione, da cui scaturisce la convinzione che sia necessaria una metamorfosi della coscienza. La coscienza deve compiere una tale metamorfosi che la domanda non si pone piú, soprattutto in termini cosí leggeri e irridenti. È necessario giungere, attraverso gli esercizi di sviluppo interiore, a una conoscenza dell’umano che diventi una forza. Solo allora si può affrontare una tale tema, per il quale non basta una semplice spiegazione. Noi dobbiamo lavorare per sviluppare la giusta capacità di conoscenza mediante la trasformazione della nostra anima. Secondo la visione di Rudolf Steiner, la creatività del Mondo spirituale è continua e non si esaurisce. Sono piuttosto le forze dell’umano, allo stadio germinale, ad arrivare a esaurimento al termine di ogni ciclo evolutivo. Occorrono allora forze nuove. Proprio quelle che sono necessarie, anzi indispensabili, in questo nostro difficile periodo. Quando parliamo del Divino, possiamo parlare sempre, e solo, dell’espressione del Divino, ovvero delle manifestazioni del Mondo spirituale, e non del Mondo spirituale stesso. Noi non abbiamo la possibilità di concepire il Divino nella sua reale entità: un Aldilà d’infinito assoluto. Solo lavorando alla liberazione dal pensiero astratto, oltrepassata la soglia della finitezza cerebrale, si otterranno le risposte nel giusto modo in cui sapremo accoglierle.

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busta In Iniziazione il Dottore dice che trascuriamo lo sviluppo delle giuste qualità, rischiamo di far ingrandire le nostre qualità negative. Io riesco molto bene a vedere il problema negli altri, persino nell’intero ambiente in cui vivo e lavoro (credo che mai la volgarità di atti e parole sia giunta a questo punto negli uffici!), ma non lo riconosco facilmente in me stessa. Come accorgersi di quanto in noi è peggiorato invece che migliorato per la nostra pigrizia o incapacità? E come superare queste difficoltà?

Barbara C.

 

Con queste difficoltà abbiamo sempre avuto a che fare. È accaduto in passato e accade maggiormente in questo periodo. Il lavoro interiore che noi facevamo qualche anno fa, anche se era un buon lavoro di meditazione, non è piú sufficiente oggi. La situazione è divenuta veramente grave, forse la piú grave che ha attraversato l’uomo. Bisogna accorgersene, perché il pericolo è di assuefarsi a questa perdita di moralità, di onestà, di senso civico, di impegno personale verso la società in cui viviamo, di abituarci a questa assenza di devozione verso lo spirituale nelle nostre azioni e nei pensieri che coltiviamo nel quotidiano. Collegare il nostro modo di vivere allo spirituale è divenuto oggi difficilissimo. Vedere la pagliuzza nell’occhio del nostro vicino, lo dice il Vangelo, è più facile che accorgersi della trave che è nel nostro. Ma in ogni occhio, in ogni cuore, si allunga l’ombra cupa del materialismo. Noi non dobbiamo deprimerci per questo, né ritenere la disciplina interiore di impossibile realizzazione. Dobbiamo trovare in noi la forza di cambiare direzione rispetto a quella in cui si è incamminata la maggior parte delle persone che ci circondano. I cinque esercizi fondamentali della Scienza dello Spirito, se frequentati regolarmente, solleciteranno quella forza. Ci accorgeremo presto dei cambiamenti che avverranno in noi, e li vedranno anche le persone che ci circondano. In un ambiente di continue tensioni, lotte e sopraffazioni, porteremo la calma e la serenità, rappresenteremo “la pace dopo la tempesta”. Intorno a noi il mondo chiede aiuto, e non solo quello umano ma l’intera natura, che soffre per gli stravolgimenti che continua a subire. Vincendo la pigrizia e promuovendo lo sviluppo delle nostre giuste qualità, non saremo di giovamento soltanto a noi stessi, ma daremo il via a una provvidenziale emulazione virtuosa.

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