La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

bustaLe domande che mi pongo sono: è realtà l’oggetto che mi sta davanti? E quanti concetti si collegano tra di loro, necessari per formare fisicamente un oggetto? Insomma, un’idea, per potersi manifestare fisicamente, ha necessità di concetti collaboratori. Togliendoli tutti, che rimane? Il puro pensiero vivente, o idea. Essa è la luce che brilla non vista, ma che è in noi come idea uomo, come nostra vita, parola, coscienza di essere uno dinanzi al mondo. Cos’è se non questo il messaggio del Cristo?

 

Maurizio Veloccia

 

Domande che ognuno di noi deve farsi, e arrivare a una risposta tanto chiara, concisa e precisa non è semplice, se non si ha una guida spirituale che indichi la via piú adatta all’uomo di questo tempo per arrivare alla soluzione dei quesiti posti. È rassicurante constatare che c’è chi quella via la sta percorrendo e ne trae la piú profonda comprensione e indirizzo di vita.



bustaPotreste darmi delle chiarificazioni in merito al pensiero di Massimo Scaligero riguardo al rapporto tra Atman e Logos? L’Atman, l’Io Sono ed il Logos sono la medesima cosa? Mille grazie.

 

Andrea Giovanni

 

Quando Massimo Scaligero nomina il Logos, è al Cristo che si riferisce. Il Logos dice di sé: «Io sono l’Io sono». Ma ognuno di noi dovrà raggiungere l’Io sono. Attraverso il giusto sviluppo interiore dovrà conquistare i livelli di manas (Sé spirituale), buddhi (Spirito vitale) e atman (Uomo-Spirito), per attuare la propria “cristificazione”. Rudolf Steiner ne ha fornito un’immagine con la figura al centro del Gruppo ligneo denominato “Rappresentante dell’umanità”. Molti si riferiscono ad essa chiamandola “Il Cristo”, ma la differenza è sostanziale: si tratta in realtà dell’uomo che ha raggiunto la perfetta identificazione con l’Io superiore: dall’ego all’Io, punto d’arrivo del detto paolino: «Non io ma il Cristo in me».



bustaAlcune mie amiche hanno iniziato ad “andare a Yoga”. È una moda fra le signore, anche di una certa età. All’inizio si tratta solo di ginnastica, neppure troppo faticosa, ma poi l’insegnante comincia a parlare di respirazione, di disciplina interiore, di rilassamenti vari, di teorie che interessano la psiche, di rapporti con gli altri, in particolare con il partner, e altro che non vorrei precisare. Cosa potrei dire alle mie amiche per spiegare cosa non è giusto in queste tecniche?

 

Eliana S.

 

Probabilmente nell’accostarsi allo yoga, moda a parte, c’è soprattutto il desiderio di “essere in forma”, di acquistare una certa elasticità e salute del corpo. Però, a volte, potrebbe anche esserci nel profondo la ricerca di qualcosa di piú essenziale, ma che è difficile possa essere concepito e trovato attraverso lo yoga. Anche senza rendersene conto, molte persone che si rivolgono a queste tecniche in realtà sono alla ricerca di una via spirituale. Ma le varie palestre e i centri yoga sorti un po’ ovunque non perseguono affatto una via spirituale, bensí solo un perfezionamento fisio-psichico che aiuti a sentirsi ben inseriti nella vita sociale. Vari libri di Massimo Scaligero trattano in maniera esauriente l’argomento dello Yoga, indicando tale tipo di tecnica come adatta per una tipologia umana assai diversa dall’attuale, e come addirittura controindicata per la struttura fisica e animica dell’individuo di oggi. Inutile sarebbe cercare di far recepire questo alle amiche della scrivente che abbiano finalità estetiche o salutistiche. Se però qualcuna di loro fa domande per approfondire il tema dal punto di vista della disciplina interiore, si può rispondere indicando la Scienza dello Spirito come valida alternativa a ciò che viene reclamizzato come “salutare allenamento sinergico”.



bustaHo letto l’espressione “intelligenza senza amore” riferita all’uomo di oggi, freddo ed egoista, e alla società in cui viviamo, ingiusta e settaria. È veramente cosí?

 

Federico T.

 

Finché gli individui continueranno ad avere l’esperienza del pensiero legato alla cerebralità, non potranno avere attività dell’anima che esca fuori dalla soggettività. L’essersi identificato con la cerebralità è stato l’inizio dell’esperienza dell’individualità, però è stato anche l’imprigionamento nella soggettività, per cui non si può amare realmente. Gli esseri ancora capaci di amare sono ormai considerati antichi e poco adatti alla società attuale. Dobbiamo renderci conto che la possibilità di andare verso l’altro ‘cordialmente’, ovvero con il cuore, è ogni giorno piú rara. Sempre piú difficile, se non impossibile, la moralità, nel senso piú esteso e nobile del termine, perché si è chiusi nella cerebralità. Solo se il pensiero esce dalla soggettività, può aprirsi agli impulsi morali. La scienza, la politica, l’educazione, il vivere civile, nessuna delle attività umane soggettive e collettive prende in considerazione il mistero dell’anima. Questa non è considerata ‒ neppure presunta e concepita ‒ perché tutto è volto all’aspetto materiale dell’individuo e della collettività. Per chi segue una via spirituale, diventa sempre piú difficile restare in accordo con i princípi della moralità. L’intelligenza senza amore appartiene alla coscienza riflessa, che può parlare di tutto il bene, il bello e il giusto, utilizzando concetti che non escono dalla riflessità. Non possono essere attuate vere provvidenze sociali ‒ anche se c’è un affannarsi a recitare pubblicamente moti del sentimento verso i deboli, i bambini, gli anziani o le popolazioni in fuga da luoghi fortemente disagiati ‒ perché non ci può essere moralità se non entra lo Spirito. Una moralità che considera solo il fisico non è che una recitazione. Si parla di non violenza o di pacifismo e si inviano soldati armati di tutto punto in “missioni di pace”. Si assegnano premi Nobel per la pace a fautori delle guerre piú tragiche di ogni tempo. Si elaborano tattiche e strategie per ridurre in schiavitú un sempre maggior numero di persone, recitando la parte dell’amorevole accoglienza e della calorosa disponibilità. Se almeno un esiguo numero di persone non farà lo sforzo di uscire dalla soggettività egoista, liberando il pensiero dai lacci della cerebralità, dovremo attenderci prove tragiche sempre piú ravvicinate, per ottenere in modo drammatico ciò che dovrebbe essere una libera scelta di ogni individuo in cammino verso una società migliore: quella dell’intelligenza volta all’amore.


bustaHo sempre avuto il problema di essere poco pratica e concreta nella vita. Questo mi procura insicurezza e mi ha pregiudicato al tempo della scuola e adesso nell’ambiente di lavoro, dove sono spesso presa in giro. I colleghi non nascondono di considerarmi una stupida o un’imbranata, quelli piú gentili un’ingenua. Ho iniziato a fare gli esercizi consigliati da Rudolf Steiner sperando di ottenere qualche risultato. Vorrei sapere se ci sono anche altri sistemi per raggiungere una maggiore sicurezza in me e nei confronti degli altri.

 

Rosanna d. R.

 

Benché naturalmente non sia proprio questo il fine ultimo degli esercizi, si può dire che eseguirli con volontà e insistenza, unendoli a letture formative della Scienza dello Spirito, può causare un risveglio dell’autocoscienza che giova sicuramente ai rapporti umani. In passato, esattamente nel marzo 2002, abbiamo pubblicato uno scritto di Massimo Scaligero dal titolo “Esercizi per superare le contraddizioni interiori” che potrebbe risultare di grande aiuto: www.larchetipo.com/2002/mar02/esercizi.htm. Al termine, vi è riportata una frase molto indicativa: «L’efficacia degli esercizi non può essere discussa dialetticamente dopo averli soltanto letti, ma può essere discussa e approfondita coscientemente l’attua­zione pratica individuale dopo averli almeno sperimentati per un certo tempo». Dunque la tenacia e la pazienza sono indispensabili: non si possono avere risultati immediati, ma quando questi inizieranno a manifestarsi, la trasformazione determinerà la stima e la considerazione di amici e colleghi.