L'orso transilvano

Il racconto

L'orso transilvano

Orso impagliatoUn tale Herr Horst, tedesco, incallito cacciatore, desiderava fare la pelle a un orso transilvano. Quel particolare trofeo mancava tra i molti che decoravano la sua villa di Monaco di Baviera. Nelle panoplie attaccate alle pareti di casa sua figuravano teste di cervo, di muflone, persino di un ghepardo, corna e zanne di ogni forma e colore sporgevano da ogni angolo delle ampie stanze, ridotte ad applique, a soprammobile, a fermacarte. A un certo punto, si accorse che gli mancava l’orso foresticolo della Transilvania, e da quel giorno non ebbe piú pace. Doveva procurarsene uno da appendere al posto d’onore sopra il grande camino nel salone dove riceveva gli ospiti durante le sontuose feste che dava spesso.

Cominciò quindi a informarsi, infine si rivolse a un’agenzia specializzata in safari e battute venatorie in diverse regioni del mondo. Venne a sapere che il tipo d’orso che lui cercava sopravviveva in qualche esemplare nelle foreste tra la Romania e la Polonia. Se lo desiderava, l’agenzia avrebbe provveduto a organizzare il viaggio e la battuta di caccia.

E cosí avvenne.

Herr Horst raggiunse una località remota della Transilvania, si sistemò nel comodo albergo riservato dall’agenzia, e poi seguendo le istruzioni contenute nel pacchetto di viaggio si diede a battere le zone boschive ritenute l’habitat elettivo dell’orso transilvano, armato con il meglio che l’industria venatoria producesse in fatto di fucili e accessori. Avanti e indietro per i boschi, appostamenti, tracce promettenti, false piste e finale delusione allorché Herr Horst, dopo giorni di quella febbrile quanto inutile ricerca, si rese conto di aver buttato al vento migliaia di euro, poiché di orsi non se n’era visto neppure uno.

Prima di desistere però telefonò all’agenzia, protestando che lo avevano turlupinato, millantando la presenza di orsi che in realtà non c’erano. Minacciava per quel motivo l’agenzia di adire alle vie legali. Gli organizzatori si videro messi alle strette. Horst faceva sul serio, e data la sua importanza di uomo ammanicato con la politica e la finanza, l’agenzia rischiava serie conseguenze. Si doveva accontentarlo, ad ogni costo.

Fu cosí che un’équipe di esperti pagata dall’agenzia raggiunse il villaggio dove Herr Horst era rimasto in attesa che in un modo o nell’altro l’orso garantito dal pacchetto venatorio si palesasse e che lui lo facesse fuori con un colpo ben assestato della sua carabina. Gli esperti lo rassicurarono, gli dissero che non aveva capito bene come e dove muoversi nelle fitte boscaglie, che gli orsi c’erano, e gli indicarono una zona circoscritta dove, appostandosi, con un po’ di pazienza, l’orso sarebbe passato nella traiettoria della sua potentissima arma.

Intanto che Horst seguiva speranzoso le istruzioni e si acquattava tra i faggi secolari, gli esperti si diedero alla ricerca spasmodica di quell’orso che l’agenzia aveva garantito e per il quale avevano incassato una bella cifra che non intendevano perdere, insieme alla fiducia del facoltoso e notabile cliente.

Orso sulla biciclettaChiedendo in giro, promettendo regalie, adducendo necessità impellenti per opere di protezione zoofila, gli esperti vennero a sapere che un orso c’era in zona. Era quello che un gruppo di girovaghi teneva in gabbia per farlo esibire negli spettacoli circensi durante le fiere e le feste della regione.

Quell’orso, tra le tante sue abilità, aveva quella di esibirsi inforcando una bicicletta e compiendo fantasiose quanto complicate evoluzioni per il diletto del pubblico, vestito in fogge buffe, persino con una specie di tutú. Un vero artista.

Gli esperti lo acquistarono, lo caricarono di corsa su un furgone e lo scaricarono nella foresta, poco distante dal luogo dove Horst stava tenendo la sua postazione con la testardaggine di chi non ammette sconfitte e rifiuti.

orso che si gratta la schienaL’orso, prostrato da anni di prigionia e maltrattamenti, si vide finalmente libero e assaporò questa sua nuova e inebriante condizione saltando e correndo come un matto, rotolandosi per le fratte, grattandosi la schiena sui tronchi, divorando bacche, fragole, insomma facendo tutto quello che un orso libero desidera fare e che lui, nella sua gabbia del circo, aveva sognato per anni.

Intanto Herr Horst nel suo appostamento controllava le armi, scrutava la forra intricata, i sentieri convergenti verso il suo nascondiglio ben mimetizzato. Aspettava che un fruscío, un calpestío di foglie e arbusti, un grugnito gli segnalasse l’avvicinarsi della preda.

Bicicletta trovataLa quale preda non aveva alcu­na intenzione di finire nella traiettoria del fucile del cacciatore “tutto compreso”. Piroettando e zampettando, rotolandosi e massaggiando la sua pelliccia consunta contro la scorza degli alberi, arrivò ai margini di un paese: cercava un’occasione per procurarsi qualche bocconcino prelibato, magari un dolce.

Si addentrò in una strada, finché vide, appoggiata a una ringhiera, meraviglia delle meraviglie, una bici, che sembrava messa lí a sua disposizione: l’ar­nese del suo mestiere di acrobata e funambolo, questa volta solo un giocattolo per il suo divertimento.

Orso in biciL’orso non stette molto a rifletterci, ci saltò su e via per la china, pedalando come un forsennato, felice, imboccando però il tracciato in direzione della postazione di agguato di Herr Horst.

Il quale, al rumore di sassi e rami, ai grugniti del­l’animale scatenato nell’ebbrezza della corsa, saltò fuori dal riparo, e si vide venire contro un orso, che in fondo era quello che si aspettava e per cui aveva pagato, ma non certo in sella a una bicicletta!

Alla vista della scena tanto insolita, l’emozione cedette presto alla sorpresa e subito dopo all’ila­rità. Meccanicamente Herr Horst, i cui riflessi per la consueta pratica venatoria erano eccellenti, lasciato cadere il fucile, puntò l’immancabile reflex che gli pendeva dal collo e premette concitato per due volte il pulsante di scatto.

La buOrso in bici nel boscoffa sagoma dell’orso attraversò il campo visivo della fotocamera e venne catturata per intera al primo scatto, e per metà nella seconda immagine.

Ma nella prima c’era tutta, nitida e ben definita nei dettagli. Un capolavoro. Cosí venne giudicata dal quotidiano che volle pubblicarla corredata da un bell’articolo che inneggiava all’abilità e generosità del cacciatore, che aveva rinunciato a un trofeo per riconsegnare al­l’habitat naturale un esemplare di orso transilvano. Un animale già di per sé raro, ma che doveva rivelarsi, nella inedita versione ciclistica, un autentico scoop mediatico.

Herr Horst ne divise la celebrità. Espose nella panoplia dei trofei la foto incorniciata del­l’orso. Mostrandola agli ospiti, raccontava come era andata.

E poiché con il tempo si accorse che la gente apprezzava l’orso in bici mentre riguadagnava la sua libertà piú delle corna di cervi e mufloni che pure continuavano a protendersi digrignanti dalla parete del salone, si diede al bird watching e alla fotografia animalista, con esiti che la critica giudicava di grande impatto visivo.

 

Teofilo Diluvi