Riti iniziatici nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco

Pittografia

Riti iniziatici

Gli studiosi delle simbologie pittoriche neolitiche della Grotta dei Cervi di Porto Badisco, sito preistorico a pochi chilometri da Otranto, concordano nel ritenere che esse si riferiscono ad un’arte entoptica fosfenica, che rientra nel classico repertorio di molte culture preistoriche paleolitiche e neolitiche. La prevalenza di rappresentazioni di tipo psichedelico viene ricondotta al­l’utilizzo di sostanze psicoattive naturali come piante e funghi. La Grotta dei Cervi propone elementi decisivi per rivedere l’arte astratta preistorica, ponendola nella prospettiva di una spiegazione di tipo psichedelico.

Le ricerche archeologiche in America, Africa e Australia dimostrano una pratica degli stati modificati di coscienza attraverso l’uso di droghe, presenti nell’arte e nell’artigianato delle locali culture aborigene. Decodificando con tecniche comparative le pitture neolitiche realizzate in guano di pipistrello ed ocra rossa, siamo giunti ad una ipotesi che traguarda gli ultimi recenti studi, fornendo una chiara decodifica di alcune simbologie non ancora del tutto comprese dalla scienza ufficiale.

Nel sito neolitico di Porto Badisco le esperienze fosfeniche avvenivano senza l’utilizzo di sostanze psicoattive: ciò si deduce da un metodo ben preciso tramandato per messo di una corretta interpretazione della figura dello sciamano vivente, e basata sulla disciplina del soffio, ovvero attraverso modulazione del respiro (pranayama) e attivazione dei centri energetici (chakra), come dimostrano le esplicite simbologie pittoriche che analizzeremo.

Impronte delle mani dei ragazzi

Impronte delle mani dei ragazzi

Tale ipotesi è incentrata su un rituale di Iniziazione sciamanica con finalità didattiche, ricostruibile da una lettura integrata dei differenti pittogrammi della Grotta dei Cervi. A tale rituale si sottoponevano giovani ragazzi, di età compresa tra i sette e gli undici anni, selezionati dallo sciamano, i quali firmavano questo particolare evento iniziatico in grotta con le impronte delle loro mani.

Spirali

Spirali

Con buona probabilità, lo sciamano da un lato selezionava futuri apprendisti sciamani e futuri guerrieri sacri investiti dallo “Spirito del Soffio” (concetto che chiariremo meglio in seguito), dall’altro addestrava tutti i futuri guerrieri e futuri sciamani a conoscenze superiori, come l’utilizzo dell’energia dei chakra, l’utilizzo di fosfeni per potenziare le capacità psichiche, rituali di evocazione dei defunti e tecniche di combattimento attraverso l’attivazione di particolari energie interiori.

Uno degli aspetti piú interessanti della Grotta dei Cervi è la presenza di pittogrammi che accomunano molti siti neolitici di tutto il mondo. In sostanza il processo rituale iniziatico consentiva ad alcuni ragazzi l’attivazione del cosiddetto “Potere del Serpente” (Kundalini) associato alle figure spiraliformi. Quando l’Iniziato vive l’attivazione del Potere del Serpente, sente dapprima una forza che si sprigiona nel coccige, o osso sacro, e che sale lungo la colonna vertebrale oscillando da sinistra a destra, come due serpenti rizzati (Ida e Pingala) che si incrociano piú volte lungo l’asse cerebro-spinale. Bastone di EsculapioQuesta immagine, che ancora oggi è il simbolo della medicina tradizionale e della farmacologia (bastone di Esculapio) rappresenta l’attiva­zione di sette punti energetici noti come chakra, ed è accompagnata da fenomeni fosfenici: l’Iniziato comincia a vedere bagliori luminosi con forme e colori ben precisi, riconducibili proprio ai diagrammi presenti nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco.

È anche possibile ottenere tali effetti luminosi attraverso l’uso di sostanze allucinogene, come funghi ed erbe di cui il cervo ama nutrirsi. Il cervo è sempre presente nei pittogrammi di Porto Badisco, ma non risulta questa essere una priorità sciamanica di tipo didattico per l’Ini­ziazione in Grotta. L’obiettivo dello sciamano era di fatto il risveglio del Potere del Serpente nei giovani apprendisti sciamani, o nei giovani guerrieri che dopo tale risveglio diventavano “sacri”.

Fosfeni

Fosfeni

Nel caso dei guerrieri sacri, possiamo osservarli raffigurati con arco e freccia ed una o piú spirali nella loro prossimità. La difesa con tecniche superiori, anche psichiche della tribú, quindi la sopravvivenza della stessa specie, era affidata a questa particolare tipologia di esseri qualificati.

Le iconografie specifiche della Grotta dei Cervi, dove appaiono spirali regolari in prossimità di guerrieri qualificati, possono essere ricondotte a questo particolare risveglio energetico e non si può escludere che i monaci di Otranto conoscessero i pittogrammi della Grotta dei Cervi, tant’è che sono state rinvenute tracce medievali nel pozzo di ingresso alla grotta.

Il tantrismo descrive la Kundalini come un serpente arrotolato tre volte e mezzo intorno al chakra Muladhara, o chakra della radice. Gli esercizi di tantrismo sono destinati a risvegliare la Kundalini, cioè a far salire questa energia di chakra in chakra. Quando la Kundalini raggiunge il chakra coronale, o Sahasrara, si ottengono dei fenomeni di illuminazione. Nelle iconografie medievali i santi illuminati hanno tutti un’aureola intorno al capo.

Ida e Pingala con i sette chakra nel pittogramma dello sciamano vivente

Ida e Pingala con i sette chakra nel pittogramma dello sciamano vivente

 

Sciamano defunto

Sciamano defunto

Nella Grotta dei Cervi, lo sciamano vivente spiega se stesso ai giovani apprendisti, mostrando quali sono i suoi poteri attraverso quanto illustrato in figura. Lui danza su due serpenti, quindi domina le due correnti serpentine Ida e Pingala, come ben spiegato nei testi della tradizione tantrica, ed in particolare nel testo sanscrito Sat Chakra Nirupana. Egli detiene il potere di essere connesso con il regno animale, dispone infatti di una coda, e sul suo capo presenta attivi tutti e sette i chakra, quindi l’energia serpentina è attiva in lui e illumina tutti i punti energetici lungo la colonna vertebrale, fuoriuscendo poi dal suo capo, che presenta appunto sette sporgenze: una per ogni chakra attivo.

 

Diversa è la funzione rituale dello sciamano tutelare, che risiede sul piano astrale e protegge tutta la tribú. Egli è stato un grande sciamano e probabilmente ha ottenuto il privilegio di essere sepolto in grotta insieme a un guerriero sacro.

Il suo spirito potrà essere evocato dalla sciamano vivente con tecniche precise che lo sciamano mostrerà al suo apprendista, sempre con finalità didattiche.

Embrione

Embrione

Lo sciamano tutelare, con la sua energia serpentina, è inoltre riuscito ad unificare i sette chakra nei tre campi di cinabro, o tantien della tradizione taoista, mostrati come tre pennacchi sul suo capo, realizzando cosí le tecniche a noi note con il nome di Merkavah o del Carro di Fuoco, basate sulla contro-rotazione delle correnti presenti nella testa, nel cuore e nel ventre, raffigurate come spirali.

Cristo Luce

Cristo Luce

Tecniche operativamente ancora note in epoca medievale presso il monastero basiliano di San Nicola di Casole, nei pressi della Grotta dei Cervi di Porto Badisco e analizzate come simboli nel mosaico medievale della cattedrale di Otranto.

Per realizzare le tecniche della Merkavah raffigurate nei pittogrammi con un quadrato e quattro triangoli adiacenti a ciascuno dei lati, era tuttavia necessario realizzare prima una tecnica onfaloscopica, in modo da potenziare il potere del serpente nei tre tantien: nel capo, nel cuore e nel ventre dello sciamano, come mostrato dal feto con tre spirali e con cordone ombelicale vicino alla figura geometrica. Anche questa tecnica era nota in epoca medievale ai monaci atoniti, e viene descritta in un palinsesto del sec. XI: l’asceta attivava dapprima l’energia serpentina piegandosi sul proprio ombelico e respirando opportunamente, dopodiché, appena l’energia raggiungeva in modalità potenziata il capo (aureola del santo) e gli altri due centri del cuore e del ventre, ci si concentrava sul fosfene in mezzo agli occhi e si attivava il cosiddetto corpo di diamante-folgore (Vajrayana). Nell’iconografia esicasta la luce fosfenica veniva chiamata Christos Phos, Cristo Luce.

Scena di battaglia con nemici potenti (i grovigli)

Scena di battaglia con nemici potenti (i grovigli)

Spirali megaliticheLa figura che segue inquadra un combattimento con un nemico potente e non una scena di caccia al cervo come sostenuto da molti studiosi. Nella scena vengono utilizzate tecniche superiori di combattimento che fanno parte dell’addestra­mento sciamanico.

La scena è di contenimento di attacchi nemici e/o avversità (grovigli) attraverso figure che circondano il groviglio stesso e con l’utilizzo di archi e frecce tradizionali, per mezzo di tecniche avanzate del soffio e tecniche della Merkavah. Considerando la finalità didattica dei pittogrammi rivolti a giovani apprendisti, si può dedurre che ai ragazzi veniva insegnato un livello superiore di difesa sfruttando il potere del serpente, noto anche come soffio, affiancato alle tecniche tradizionali di combattimento.

Non ci risultano scena di caccia al cervo, poiché i cervi sono quasi immobili e guardano in direzione opposta al campo di battaglia; inoltre i guerrieri sono impegnati a fronteggiare un nemico molto piú serio, sia con armi tradizionali sia con armi avanzate di tipo psichico (spirali e croci).

Shiva Nataraja

Shiva Nataraja

Confronto tra il mosaico e i pittogrammi

Confronto tra il mosaico e i pittogrammi

A titolo di esempio, tutta l’arte megalitica del Nord Europa, isole comprese, presenta numerosi simboli spi­raliformi; famose le spirali di Newgrange in Irlanda ma anche quelle meno note dell’ipogeo paleolitico di Hal Saflieni a Malta. Queste testimonianze sono legate a rituali in onore della Dea Madre, ai cosiddetti culti lunari-stellari paleolitici (10000-6000 a.C.) dove vi era ancora una predominanza dell’aspetto femmineo matriarcale. A tali culti si succedettero i culti solari tipici del periodo neolitico (6000-3000 a.C.) con predominanza dell’aspet­to maschile-solare, anche se associato all’energia creatrice femminina (Shakti), come risulta appunto dal pittogramma dello sciamano danzante nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco, con espliciti richiami al sistema dei sette chakra, della Kundalini e delle due correnti serpentiformi Ida e Pingala poste sotto lo sciamano danzante, richiamo esplicito alla danza di Shiva (Natarāja) della tradizione tantrica induista, nel rapporto energetico potenziale noto come Shiva-Shakti.

Come abbiamo già accennato, è quasi certo che i monaci del monastero basiliano di San Nicola di Casole, autori del mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto (1165), conoscessero i pittogrammi in guano di pipistrello ed ocra rossa della vicina Grotta dei Cervi, situata nei pressi dell’approdo naturale di Porto Badisco, sito marino che costituiva uno dei principali moli di attracco per le attività ittiche del monastero. Infat-ti, molte simbologie della Grotta dei Cervi possono agevolmente essere messe a confronto con quelle del mosaico di Otranto, pur tenendo conto della distanza di epoche, che determina una naturale evoluzione di tecnica espressiva.

 

Francesco Corona