L’Archetipo Anno III n. 14, Dicembre 1998

Il racconto

 

C’erano una volta, al tempo in cui i castelli erano magnifici e fastosi e si ergevano come baluardi inespugnabili, quattro valorosi cavalieri. Essi non conoscevano l’esistenza l’uno dell’altro, poiché abitavano in quattro regni distanti e opposti sulla faccia della Terra. Il primo, il cavaliere Azzurro, cosí chiamato perché amava indossare abiti color del cielo, era uomo di grande coraggio e generosità. Egli viveva in un regno edificato nei pressi di un alto, maestoso ed azzurro ghiacciaio, ove tutto era pace e silenzio. Gli abitanti di quel regno, proprio come il cavaliere Azzurro, avevano occhi grandi e profondi con cui leggevano nel cuore degli uomini per confortarli o gioire con loro. Se davano la loro parola d’onore, erano pronti persino a sacrificare la vita pur di mantenerla.
Molto lontano dal regno del cavaliere Azzurro, sorgeva, ai piedi di un gigantesco e incandescente vulcano, il castello abitato dal cavaliere Rosso. Questo nome gli era stato attribuito dai suoi sudditi, perché, quando era preda della collera, diveniva rosso in volto come il fuoco proveniente dal vulcano. Il cavaliere Rosso, anche se talvolta collerico, era però forte e ardimentoso e possedeva un animo buono ed altruistico, cosí come tutti gli abitanti di quel regno. Anch’essi erano sempre pronti a tendere una mano al prossimo, ma ... guai a prenderli per il verso sbagliato! I loro occhi, come quelli del nostro cavaliere, fulminavano al primo sguardo.
Percorrendo molta strada, nel sabbioso, caldo e immobile deserto, immerso in una verde oasi ricca di lussureggiante vegetazione, v’era il regno abitato dal cavaliere Giallo. Era costui un individuo mite, calmo e paziente, che amava immergersi nel suo mondo di sogno, lasciandosi cullare dal vento, sdraiato sotto le palme. Gli abitanti del suo regno amavano ascoltare i mille racconti che egli faceva delle sue fantastiche avventure. Con voce calma e flautata, il cavaliere Giallo iniziava a raccontare e tutti venivano rapiti dalle immagini che egli descriveva.
L’esatto contrario di quest’ultimo era il cavaliere Verde, che viveva in un allegro e rumoroso regno vicino ad una cascata che, vivace e spensierata, scendeva cantando dai monti. Il cavaliere Verde prendeva nome dal suo grande amore per la natura. Egli era sempre gioioso e pieno di vita, di piacevole compagnia e amico di tutti. La sua esuberanza lo portava però a non terminare mai le imprese iniziate e a fare mille cose insieme, ma lo si perdonava facilmente in virtú della sua simpatia.
Un giorno un araldo intraprese un viaggio per il mondo, per annunciare che una bellissima principessa era stata rapita da un crudele principe ed era tenuta prigioniera nelle segrete di un castello inaccessibile, con un terribile drago a guardia. Ella attendeva con ansia di essere salvata da un nobile e generoso cavaliere. I quattro valorosi cavalieri, dopo aver udito le parole del messaggero, decisero di partire alla ricerca della povera principessa. Destino volle che dopo tanto cavalcare si incontrassero fra loro e ciascuno intuisse il motivo del viaggio degli altri. Era davvero sorprendente vederli vicini, cosí diversi! Il cavaliere Azzurro iniziò a parlare:
«Lasciate pure, miei cari, che mi accinga da solo a portare a termine questa ardua impresa, so di potervi riuscire. Ho uno sguardo profondo e una mente lucida, riuscirò a trovare il modo di liberare la prigioniera!»
«Ma cosa dite – ribatté il cavaliere Rosso – solo chi possiede il fuoco che riscalda l’animo, unito alla forza e al coraggio necessari, può trovare il modo per liberare la principessa. Queste doti nessuno le ha piú di me, non posso tirarmi indietro!»
Dal canto suo, come risvegliato dal torpore che sembrava avvolgerlo, il cavaliere Giallo s’introdusse nella conversazione dicendo:
«In queste faccende ci vuole delicatezza, non forza: occorre immaginare con calma un piano d’azione ben congegnato e con un pizzico d’astuzia attuarlo. Tornate ai vostri regni, impetuosi cavalieri, questo è compito per me!»
Per ultimo, come un veloce e piroettante turbine, parlò il gaio cavaliere Verde:
«È mai possibile che ognuno pensi solo a se stesso e che non riesca a concepire un piano comune? Potremmo unire le nostre forze migliori e riuscire nell’impresa».
Gli altri ascoltarono il discorso del cavaliere Verde e ammisero, pur con grande fatica, che poteva avere ragione. Come trovare però quel castello nascosto? Il cavaliere Azzurro, con il suo sguardo profondo, riuscí a vedere l’immagine di un turrito castello, cupo e minaccioso, vicino a un lago dalle acque limacciose. Seguirono quell’immagine e giunsero infine a destinazione. Davanti ai loro occhi apparve il gigantesco e feroce drago che, sputando fuoco e fiamme dalla bocca e dalle narici, stava a guardia del castello. Nel vederlo i cavalieri si arrestarono impauriti. Tutti, ma non il cavaliere Rosso. Animato da grande coraggio, stava dirigendosi verso il drago quando il cavaliere Giallo lo afferrò per l’armatura e lo costrinse a seguirlo nel fitto bosco che circondava il castello. Dopo un’animata discussione, si decise di passare a un’azione ben studiata, in cui tutti avessero un loro ruolo. Il cavaliere Verde doveva distrarre il drago, attirando la sua attenzione da piú parti. Questo riuscí benissimo al nostro agile e vivace cavaliere, finché il drago, esasperato, stava per perdere la pazienza. Allora intervenne il cavaliere Giallo. Avvicinatosi a un cespuglio senza farsi vedere, prese a narrare una delle sue storie con voce dolce e suadente. In men che non si dica quell’essere gigantesco e mostruoso era nel mondo dei sogni! Ora bisognava agire in fretta. Cosí il cavaliere Rosso, con tutta la forza che possedeva, in un solo slancio aprí la porta del castello e il cavaliere Azzurro riuscí a individuare le segrete. Chiamò a sé i compagni e insieme si diressero verso il luogo in cui la principessa era rinchiusa. Trovate le chiavi, il cavaliere Verde riuscí ad aprire la prigione. Ne uscí una fanciulla d’incantevole bellezza, che abbracciò con le lacrime agli occhi i suoi salvatori. Non c’era tempo per i convenevoli, il drago stava per svegliarsi, bisognava fuggire.
Quando il mostro riaprí gli occhi, accorgendosi dell’accaduto sputò fuoco e fiamme, ma i nostri erano già in salvo. La principessa fu restituita all’affetto dei suoi genitori e di tutti i sudditi, che accolsero in trionfo gli eroi. I quattro cavalieri da quel momento si giurarono eterna amicizia e, facendo ritorno ai loro regni, cercarono di correggere alcuni loro difetti. Il regno del cavaliere Azzurro divenne meno malinconico, quello del cavaliere Verde piú serio, il cavaliere Rosso e gli abitanti del suo regno divennero un po’ meno collerici e infine il cavaliere Giallo imparò a sognare meno ad occhi aperti e a badare di piú a ciò che aveva intorno.

Patrizia Rubino

 

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