La descrizione
che ci fa Rudolf Steiner, nelle sue conferenze sulla Storia dell'arte,
dell'incomparabile pittura di fra' Giovanni da Fiesole, noto come Beato
Angelico, tende a mettere in risalto lo spirito del cristianesimo che nell'artista
si esprime attraverso la via dell'anima. Ogni piú piccolo dettaglio
nel ritmo compositivo, ogni sfumatura o tono di colore, si avviva e si
illumina di una luce che proviene dall'interiorità. Il pittore non
cerca di rappresentare in maniera naturalistica la realtà oggettiva,
ma si serve della rappresentazione esteriore per illustrare la vita dell'anima:
le personalità umane, ciascuna esprimente la propria peculiare nota
animica, le soavi presenze angeliche, l'intenso raccoglimento della Vergine,
la figura radiosa del Cristo, o dolente del Gesú della Passione,
i paesaggi circonfusi di variopinto splendore, tutto è immerso in
un'atmosfera che manifesta un sentimento di mistico fervore. |
Beato Angelico
"Colui che cercate non è piú qui"
Firenze, Museo del Convento di San Marco
Lo sguardo degli
uomini si volgerà sempre al grande periodo artistico del Rinascimento
italiano, perché esso ci permette di guardare a fondo nell'operare
e nel vivere della devozione, della sapienza e dell'amore, uniti nell'anima
umana alla fantasia artistica nello sforzo di ricreare con essa direttamente
la natura. Il punto non è l'imitazione della natura, ma la capacità
dell'uomo di ritrovare nella natura ciò che egli ha nell'anima e
che nella natura già esiste ed è imparentato con le intime
esperienze dell'anima sua.
R. Steiner,
Storia dell'arte, specchio di impulsi spirituali,
Vol. I, Ed. Antroposofica, Milano 1992
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Il
trasfigurativo di Sagramora
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