L'Archetipo Anno III n. 8, Giugno 1998

I TROVATORI

I trovatori erano dei poeti. Tutti i poeti soffrono di una nostalgia inespressa. Ma questi conoscevano un cammino che li conduceva alla Tavola Rotonda della nostalgia, sulla quale si elevava il "Consolatore" che il Cristo aveva fatto annunciare da San Giovanni l'Evangelista.
I trovatori erano i poeti di un paese, il sud della Francia, ove il sole era luminoso, ove gli astri erano vicinissimi alla terra, e ove la preghiera era facile.
Questi poeti che pregavano non erano dei rimatori dallo spirito smarrito: erano "puri", "Catari" e trasposero le leys d'amors nel campo spirituale. Invece del favore delle dame, cercavano la redenzione in Dio. In luogo del Consolament della loro dama, quello del Santo Spirito, che è Dio.
Pregare e fare poesia non doveva essere altro che un'unica cosa. La preghiera dei catari, dei trovatori oranti, non era che una strofa dell'inno alla luminosa Divinità che essi intendevano giornalmente trattenere nella sinfonia dei colori e dei suoni del loro paese. Come tutti i poeti, si sentivano stranieri quaggiú, e aspiravano a un Aldilà migliore dove, secondo la loro mitologia, l'uomo un tempo era stato un angelo e dove è la sua vera patria: la "Casa della Canzone", come ai primi tempi della storia i Babilonesi chiamavano il Reame luminoso di Ahuramazda. I catari erano talmente sicuri di un Aldilà migliore che consideravano questa vita semplicemente come un periodo di preparazione alla vita reale che sapevano esistere oltre le stelle.

Otto Rahn

Tratto da: O. Rahn, Crociata contro il Graal, Soc. Ed. Barbarossa, Milano 1991


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