WELEDA
A tutti noi che utilizziamo i medicinali e i cosmetici
del laboratorio farmaceutico Weleda, preparati secondo l'orientamento antroposofico,
è noto questo nome, che fu dato su consiglio di Rudolf Steiner.
Meno noti sono però il suo significato e la storia di colei che,
portandolo, si distinse nella storia.
Della Weleda storica ci parla Tacito, descrivendola come una sacerdotessa
germanica dalla forte e carismatica personalità, che osò
affrontare i Romani e i suoi stessi compatrioti. Faceva parte della tribú
dei Brutteri, uno dei popoli piú bellicosi della Germania. Il loro
contributo fu decisivo nell'insurrezione contro Roma capeggiata da Arminio:
conquistarono le aquile della XIX legione e furono il bersaglio preferito
nelle azioni di rappresaglia di Germanico, che devastò piú
volte la loro terra riuscendo soltanto a piegare, non a spezzare, la loro
volontà di resistenza. Poiché l'altra tribú che viveva
nello stesso territorio, quella dei Cheruschi, si era quasi distrutta con
incessanti lotte fratricide, i Brutteri svolsero il ruolo principale nella
nuova insurrezione che esplose nell'anno 69 d.C. Questa guerra arrecò,
dopo la battaglia di Varo, le perdite piú gravi ai Romani. Le loro
fortezze andarono in fiamme, i loro accampamenti furono distrutti, le loro
imbarcazioni sul Reno catturate. Il capo degli insorti era Civile, principe
dei Batavi; ma questi non avrebbe potuto ottenere tali successi se non
ci fosse stata la sacerdotessa Weleda. Costei aveva un grande potere e
un'influenza incredibile, possedendo facoltà divinatorie. La sua
autorità crebbe in quell'occasione, avendo ella profetizzato le
vittorie dei Germani e la distruzione delle legioni romane.
Weleda era il capo spirituale degli insorti, una
donna veramente straordinaria, di grandi qualità interiori. Le sue
profezie riuscirono a dare un obiettivo comune alle singole tribú:
la creazione di un regno germanico sotto la guida di Giulio Civile. Quanto
il principe dei Batavi apprezzasse i suoi servizi è provato da un
dono grandioso. I Batavi, che erano tra i pochi popoli germanici capaci
di fare la guerra sul mare, avevano mandato un commando suicida contro
la flotta romana. I loro nuotatori si fecero trasportare in una notte senza
luna in prossimità delle galere ancorate sulla riva del Reno e catturarono
la nave ammiraglia. Il nuovo comandante in capo, Petilio Ceriale, aveva
lasciato la nave poco prima e stava nella sua grande tenda eretta sulla
riva del fiume. I Batavi riuscirono a trascinare la magnifica nave lungo
il Reno fino alla Lippe, e la ancorarono non lontano dalla torre dove,
nella stanza piú alta, vicina alle stelle, abitava Weleda. La sacerdotessa
fece sapere di aver molto apprezzato il dono.
Intanto, numerose battaglie erano state vinte, ma non la guerra. I Romani
cominciavano a riacquistare il sopravvento. Ma erano cosí stanchi
anche loro della guerra, che fecero spontaneamente offerte di pace.
Quanto grande fosse, secondo loro, l'influenza di Weleda lo dimostra il
fatto che la pregarono di intercedere. La sacerdotessa diede un contributo
decisivo all'avvento della pace. Guidò una delegazione a Roma, per
trattare le condizioni definitive. Là dimostrò di essere
una diplomatica abilissima ed esperta: agli insorti fu usata clemenza,
contro ogni consuetudine, e fu ripristinato lo status quo ante:
furono cioè ristabiliti i vecchi rapporti giuridici e territoriali
(1).
Secondo il dr. Oskar Schmiedel (2): «... questa sacerdotessa era
stata soltanto l'ultima a portare questo nome: esso infatti indicava originariamente
un certo livello entro la vita religiosa, e solo successivamente divenne
un nome di persona. Un antichissimo centro religioso delle coste occidentali
della Francia era situato su un'isoletta esposta alle intemperie e alle
tempeste; quest'isola porta oggi il nome Ile de Sein. Questo nome deriva
dal celtico Enez Sizum e significa "l'isola dei sette sonni". I servizi
sacri di questo centro venivano svolti esclusivamente da sacerdotesse vergini,
che erano in numero di nove, e quella che copriva il rango piú elevato
portava il nome "Weleda". Questo centro di misteri fiorí a lungo,
fino a quando i Romani non distrussero, insieme a molti altri centri, anche
questo, cacciando dall'isola le druidi. Una parte si rifugiò in
Inghilterra, un'altra in Francia ed anche piú verso oriente, in
Germania. Si spiega in questo modo come mai in diversi luoghi si ritrovi
il nome "Weleda", anche se talvolta storpiato.
Tra i molti significati dati alla parola "Weleda" forse il piú indicativo
è quello di "colei che molto sa", della "vergine saggia" o di "colei
che è ricolma di mistero". Questi vari significati stanno a indicare
che nel caso di una "Weleda" si trattava di una personalità che
aveva una conoscenza soprasensibile, che in altre parole era una "iniziata".
Da questa iniziazione provenivano poi le sue forze di guarigione, la sua
conoscenza terapeutica».
(1) da: S. Fischer-Fabian,
I Germani, Ed. Garzanti, Milano 1987
(2) Almanacco Weleda, Ed. AMOS, Milano 1981
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