L'Archetipo Anno III n. 7, Maggio 1998

PERSONAGGI

WELEDA

A tutti noi che utilizziamo i medicinali e i cosmetici del laboratorio farmaceutico Weleda, preparati secondo l'orientamento antroposofico, è noto questo nome, che fu dato su consiglio di Rudolf Steiner. Meno noti sono però il suo significato e la storia di colei che, portandolo, si distinse nella storia.
Della Weleda storica ci parla Tacito, descrivendola come una sacerdotessa germanica dalla forte e carismatica personalità, che osò affrontare i Romani e i suoi stessi compatrioti. Faceva parte della tribú dei Brutteri, uno dei popoli piú bellicosi della Germania. Il loro contributo fu decisivo nell'insurrezione contro Roma capeggiata da Arminio: conquistarono le aquile della XIX legione e furono il bersaglio preferito nelle azioni di rappresaglia di Germanico, che devastò piú volte la loro terra riuscendo soltanto a piegare, non a spezzare, la loro volontà di resistenza. Poiché l'altra tribú che viveva nello stesso territorio, quella dei Cheruschi, si era quasi distrutta con incessanti lotte fratricide, i Brutteri svolsero il ruolo principale nella nuova insurrezione che esplose nell'anno 69 d.C. Questa guerra arrecò, dopo la battaglia di Varo, le perdite piú gravi ai Romani. Le loro fortezze andarono in fiamme, i loro accampamenti furono distrutti, le loro imbarcazioni sul Reno catturate. Il capo degli insorti era Civile, principe dei Batavi; ma questi non avrebbe potuto ottenere tali successi se non ci fosse stata la sacerdotessa Weleda. Costei aveva un grande potere e un'influenza incredibile, possedendo facoltà divinatorie. La sua autorità crebbe in quell'occasione, avendo ella profetizzato le vittorie dei Germani e la distruzione delle legioni romane.


Weleda era il capo spirituale degli insorti, una donna veramente straordinaria, di grandi qualità interiori. Le sue profezie riuscirono a dare un obiettivo comune alle singole tribú: la creazione di un regno germanico sotto la guida di Giulio Civile. Quanto il principe dei Batavi apprezzasse i suoi servizi è provato da un dono grandioso. I Batavi, che erano tra i pochi popoli germanici capaci di fare la guerra sul mare, avevano mandato un commando suicida contro la flotta romana. I loro nuotatori si fecero trasportare in una notte senza luna in prossimità delle galere ancorate sulla riva del Reno e catturarono la nave ammiraglia. Il nuovo comandante in capo, Petilio Ceriale, aveva lasciato la nave poco prima e stava nella sua grande tenda eretta sulla riva del fiume. I Batavi riuscirono a trascinare la magnifica nave lungo il Reno fino alla Lippe, e la ancorarono non lontano dalla torre dove, nella stanza piú alta, vicina alle stelle, abitava Weleda. La sacerdotessa fece sapere di aver molto apprezzato il dono.
Intanto, numerose battaglie erano state vinte, ma non la guerra. I Romani cominciavano a riacquistare il sopravvento. Ma erano cosí stanchi anche loro della guerra, che fecero spontaneamente offerte di pace.
Quanto grande fosse, secondo loro, l'influenza di Weleda lo dimostra il fatto che la pregarono di intercedere. La sacerdotessa diede un contributo decisivo all'avvento della pace. Guidò una delegazione a Roma, per trattare le condizioni definitive. Là dimostrò di essere una diplomatica abilissima ed esperta: agli insorti fu usata clemenza, contro ogni consuetudine, e fu ripristinato lo status quo ante: furono cioè ristabiliti i vecchi rapporti giuridici e territoriali (1).
Secondo il dr. Oskar Schmiedel (2): «... questa sacerdotessa era stata soltanto l'ultima a portare questo nome: esso infatti indicava originariamente un certo livello entro la vita religiosa, e solo successivamente divenne un nome di persona. Un antichissimo centro religioso delle coste occidentali della Francia era situato su un'isoletta esposta alle intemperie e alle tempeste; quest'isola porta oggi il nome Ile de Sein. Questo nome deriva dal celtico Enez Sizum e significa "l'isola dei sette sonni". I servizi sacri di questo centro venivano svolti esclusivamente da sacerdotesse vergini, che erano in numero di nove, e quella che copriva il rango piú elevato portava il nome "Weleda". Questo centro di misteri fiorí a lungo, fino a quando i Romani non distrussero, insieme a molti altri centri, anche questo, cacciando dall'isola le druidi. Una parte si rifugiò in Inghilterra, un'altra in Francia ed anche piú verso oriente, in Germania. Si spiega in questo modo come mai in diversi luoghi si ritrovi il nome "Weleda", anche se talvolta storpiato.
Tra i molti significati dati alla parola "Weleda" forse il piú indicativo è quello di "colei che molto sa", della "vergine saggia" o di "colei che è ricolma di mistero". Questi vari significati stanno a indicare che nel caso di una "Weleda" si trattava di una personalità che aveva una conoscenza soprasensibile, che in altre parole era una "iniziata". Da questa iniziazione provenivano poi le sue forze di guarigione, la sua conoscenza terapeutica».

(1) da: S. Fischer-Fabian, I Germani, Ed. Garzanti, Milano 1987
(2) Almanacco Weleda, Ed. AMOS, Milano 1981


Torna al sommario