Rudolf
Steiner fa ripetutamente notare che mediante un determinato regime alimentare,
specialmente mediante la rinuncia al cibo carneo, l'uomo può procedere
piú rapidamente nella sua maturazione spirituale. Egli dice che
la dieta seguita dagli esseni ancor oggi può essere di aiuto in
questa direzione: «Essi soprattutto si astenevano costantemente dal
regime carneo e dal bere vino. In questo modo si procuravano la possibilità
di una certa agevolazione, poiché di fatto il regime carneo può
frenare nella sua evoluzione l'uomo che anela allo spirito. È realmente
cosí. Mediante l'astensione dal regime carneo tutto viene agevolato.
L'uomo può accrescere nell'anima la forza di resistenza e dimostrarsi
piú forte nel superare ogni ostacolo proveniente dal corpo fisico
e dal corpo eterico, se viene eliminato il regime carneo».
Il
cibo vegetale costituisce il cibo del futuro. Oggi gli organi dell'uomo
sono conformati in modo tale da poter digerire anche la carne. In futuro
sarà diverso: «Non si tratta di come l'uomo appare oggi, bensí
di come diventerà. Se l'uomo passa al regime vegetale quegli organi
che corrispondono piú al regime carneo si ritireranno e si svilupperanno
gli organi necessari per il cibo vegetale. Bisogna tener conto di com'era
un tempo e come sarà in futuro. Perciò non viene dato all'uomo
il giusto cibo se ci si basa sul suo stato attuale, ma solo considerando
il suo cammino interiore in divenire».
Nelle prime due conferenze del ciclo che Rudolf Steiner tenne nel marzo
1923 a L'Aia nell'ambito della Società Antroposofica appena fondata,
e delle quali disse che significavano per lui qualcosa di particolare,
parlò diverse volte sugli effetti dell'alimentazione carnea sull'uomo.
«Il cibo carneo avvince in modo speciale l'uomo alla terra, lo rende
creatura terrestre tale che si debba dire: piú l'uomo compenetra
il proprio organismo con gli effetti del cibo carneo, piú si sottrae
alle forze adatte a liberarlo dalla terra. Il desiderio di cibo carneo
significa: l'esistenza terrestre mi dice che devo rinunciare completamente
al cielo e immergermi in tutto e per tutto nelle condizioni dell'esistenza
terrestre. Da ciò che è stato detto potete dedurre che proprio
per lo sviluppo esoterico è di enorme importanza non avvincersi,
per cosí dire, alla terra, non rivestirsi di tutta la pesantezza
terrestre per mezzo del consumo di carne".
Dalle indicazioni di Rudolf Steiner traiamo questa chiara conclusione:
chi anela a uno sviluppo spirituale, chi si sforza di afferrare lo spirituale
come esperienza diretta e non in trasposizioni intellettuali, chi vuole
sciogliersi dai vincoli della sua natura istintiva, si asterrà dal
consumo di carne. Piú conseguirà vedute spirituali sull'essere
della carne degli animali da macello e sul suo effetto sull'uomo, tanto
piú sentirà questa astensione non come una norma costrittiva,
ma come una necessità per lui. Anche il progresso nella vita antroposofica
interiore produce a poco a poco un'avversione per il cibo animale. «Non
che si debba proibire all'antroposofo il cibo animale; piuttosto la vita
istintiva che progredisce in maniera sana si oppone sempre piú al
cibo animale e non lo desidera piú; e ciò è anche
molto meglio di quando la persona, per un qualche principio astratto, diviene
vegetariano. La cosa migliore si ha quando l'antroposofia porta l'uomo
ad avere una specie di disgusto e di ripugnanza verso il cibo carneo».
da:
Udo Renzenbrink, Alimentazione e scienza spirituale, Ed. Natura
e cultura, Roma.
Illustrazione:
«L'Estate» di Scuola Arcimboldesca
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