Esaminiamo
anzitutto il significato proprio ed etimologico del vocabolo “vegetarianesimo”.
Derivato dal verbo “vegetare”, serve a definire quel regime di vita ritenuto
il piú razionale per far vegetar bene il corpo umano. Esso dunque
non si limita al solo nutrimento di quest’ultimo, ma a tutto quanto concorre
al perfetto successo del suo processo vegetativo, ad un regime di vita
d’indole etico e profilattico ugualmente puro ed in armonia con le leggi
della natura.
L’uomo
attraverso secoli di pregiudizi ed abusi ha tradito la sua vera origine
che è eminentemente frugivora, come lo testimonia anche la sua dentatura.
La lenta degenerazione atavica conseguitane ha fatto sí che la durata
massima della sua vita che (come riconosciuto dalla scienza) dovrebbe raggiungere
i 130 anni, arriva appena alla media della metà. È un errore
ritenere che ormai egli non può piú ritornare indietro e
ripristinare il suo originario regime, senza subire almeno momentanei disturbi.
Il passare forse da un regime necrofagista ad uno strettamente vegetariano,
di soli vegetali cotti, può cagionare disturbi sempre transitori
e non mai gravi, ma il passaggio a un regime naturalista, o meglio ancora
crudista, è una vera e propria liberazione ed una assoluta purificazione
rigeneratrice. Del resto, per eccesso di prudenza esso può farsi
anche gradatamente e progressivamente.
Per
il nutrimento dell’uomo sono necessari i seguenti elementi basilari: proteine,
idrocarbonati, sali minerali, grassi, cellulosa e biogemine (vitamine,
diastasi ecc.).
Ora,
la Natura ci prodiga tutto ciò spontaneamente e direttamente dai
biondi campi di grano ai variopinti frutteti, dai verdeggianti orti alle
fiorite praterie ove la vacca e la gallina attingono gioiose gli elementi
per regalarci il latte che esubera all’una dalla nutrizione dei suoi piccoli
e le uova che sovrabbondano all’altra in proporzione delle sue possibilità
di covatura.
L’uomo,
con l’abuso della sua libertà d’azione sugli animali, ha dissociato
tale potere d’arbitrio dalla sua responsabilità di coscienza da
cui dipende; ha dimenticato che lo scopo evolutivo della vita attraverso
le forme sensibili non ammette distruzioni di queste per opera che non
sia della Natura stessa per le sue grandi leggi della manifestazione. Egli
non ha diritto di togliere ciò che non ha dato, né di accorciare
la propria esistenza né quella dei suoi figli né quella degli
animali; né tampoco di permettere che dei suoi simili degradino
i loro sentimenti ed i loro sani istinti nei mattatoi e nelle macellerie.
Anche nella religione cristiana troviamo profondamente espresso il mandato
che ha l’uomo verso gli animali, e cioè quello di aiutare il loro
progresso evolutivo. Al cap. V 26 (Genesi) leggiamo: «E Dio disse:
Facciamo l’uomo a nostra immagine e simiglianza; ed ei presieda ai pesci
del mare e ai volatili del cielo, e alle bestie, e a tutta la terra, e
a tutti i rettili che si muovono sopra la terra». Ora, presiedere
(o signoreggiare come altri hanno tradotto) non può significare
certo di conficcar loro il coltello alla gola o strangolarli per soddisfare
i suoi degeneri appetiti necrofagisti.
La
responsabilità del presiedere e signoreggiare è invece evidente
nell’alto significato di perfezionarne lo sviluppo evolutivo col razionale
allevamento, il selezionamento delle razze, l’educazione degl’istinti,
l’ammaestramento ad un lavoro utile e moderato; insomma tutto quanto concorre
allo scopo della loro esistenza, che è quello del progressivo perfezionamento
della vita in rapporto alla coscienza. E là dove questa manca o
non è ancora del tutto manifesta, il suo sviluppo dev’essere presieduto
da chi l’ha già conquistata. Ecco il compito etico, scientifico
e filosofico che ha l’uomo verso gli animali. Né vale il dire che
con tale principio ci vedremmo assaliti da belve, rettili, insetti immondi,
microbi, parassiti ecc. Bonificate la terra col coltivarla e lavorarla
costantemente e, con questo presiedere su di essa, le belve, i rettili
e tutti gli animali, piante ed erbe di cicli evolutivi inferiori, non potranno
vivervi, mentre la vita sarà costretta cosí a fluire in forme
di evoluzione superiori. Costruite razionalmente le vostre abitazioni,
curate l’igiene del vostro corpo con massima pulizia, vita laboriosa, alimentazione
pura naturale, condotta mentale retta e sobria, e la vita attraverso le
forme inferiori d’insetti, parassiti, microbi ecc. non potrà svilupparsi
intorno a voi. Trasgredendo invece a tutte queste leggi precise ed immutevoli,
e perciò inesorabili, l’uomo ha ridotto il periodo della sua naturale
esistenza ed ha fatto di ogni sua vita corporea un vero affardellamento
di acciacchi e malanni; ha intralciato il grande piano dello Spirito che
è l’evoluzione, sacrificando le giovani vite sensibili degli animali,
che deve invece perfezionare e far progredire. Ha trascinato nella degenerazione
i suoi fratelli che deve invece ingentilire elevandone la coscienza. Ritorniamo
alla nostra pura origine! Questo è il grido che deve uscire da ogni
petto per la nostra felicità e per quella dei nostri figli.
Enrico
Alliata, duca di Salaparuta
E. Alliata, duca di Salaparuta,
Cucina vegetariana e naturismo crudo,
Sellerio editore, Palermo 1973
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