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Vorrei seguire gli insegnamenti della scienza dello Spirito in maniera piú radicale e non consuetudinaria e tiepida, cosa che talvolta osservo in coloro che camminano su questa Via anche da tanti anni. Come ottenere dal Mondo Spirituale quella conoscenza da riversare poi sugli altri donando aiuto fraterno, consolazione e amore?

Italia Testarmata, Roma

Secondo il Maestro d’Occidente, lo Spirituale esige dall’uomo un moto piú profondo e piú responsabile dell’anima. Occorre un flusso vivificatore della Luce: il pensiero puro. Osare l’inosabile è richiesto dal Mondo Spirituale: è l’atto assoluto dell’essere-Io, libero dall’anima, libero dalla psiche, dinanzi a una prova decisiva che è, nella scena della coscienza, la prova che sul piano esteriore l’umanità sta perdendo. Perché l’uomo sia salvato, questa decisione è necessaria. È la decisione che riguarda l’impresa dell’umano in senso cosmico-terrestre: l’impresa del Graal. Il pensiero puro, che, crescendo in continuità e potenza, diventa vivente, è il dono del Cristo, è la fiamma della Pentecoste che scende nel centro profondo dell’essere. Attingendo a questo flusso vivificatore della Luce, o pensiero vivente, la conoscenza ritrova continuamente la sorgente della Sapienza creatrice. È l’impresa dell’uomo cosmico che comincia a realizzarsi. L’esperienza dello Spirito respinge i tiepidi e i mediocri, esalta l’entusiasmo dei semplici e puri, convinti che la forza basale del Cristo sia il principio di tutto, la chiave di tutti i problemi. Al fondamento del cammino spirituale, sempre, la pratica della concentrazione interiore e l’esercizio della volontà.

Mi sento molto collegata con l’antroposofia, anche se in maniera personale, senza aderire a gruppi o scuole. …In alcuni momenti penso al mio Io superiore sentendo una totale identificazione con esso, allora agisco cercando di partire proprio dall’Io superiore e non dall’ego. In altri momenti temo invece che questo pensiero sia solo una mia immaginazione, o una forma di filosofia…

Jole Severini, Avellino

Certamente noi partiamo anche da nozioni filosofiche, ma se noi “pensiamo” l’Io superiore, non lo siamo: è come se volessimo averlo come oggetto. Ciò che è piú piccolo non può contenere ciò che è piú grande. Quel che consente all’io inferiore di affermarsi, è la forza dell’Io superiore. C’è tutto un cammino che noi dobbiamo percorrere, superando a volte anche una lunga distanza. Attraverso un serio lavoro spirituale giungiamo a una forma di apertura di fronte al Mondo Spirituale, in cui avvertiamo la presenza dell’Io superiore e l’identificazione con esso. Ma è necessaria una grande prudenza, prima di poter essere certi che quello che noi sentiamo sia effettivamente l’Io superiore. Occorre che in noi agisca il Cristo, come Io che liberamente si pone dinanzi alla forza del sentire, del volere e del pensare. Questo però è un punto di arrivo. Nell’Iniziazione di Rudolf Steiner sono descritte tre prove che vanno prima attraversate: la prova del fuoco, quella dell’acqua e quella dell’aria.
L’uomo può parlare di identificazione con l’Io spirituale unicamente quando è un Iniziato. Allora vive, in certi momenti, in identità con l’Io spirituale. Poi, nella vita normale, è un essere senza ego, perciò può essere riempito di Cristo. Solo allora c’è la possibilità dell’immediata espressione dell’Io.

Anche se sono seriamente interessato a una vera spiritualità e ho letto con molto interesse alcuni libri di Rudolf Steiner, mi rendo conto però di essere contemporaneamente affascinato dai film o dai libri di fantascienza, nei quali si parla di viaggi nello spazio cosmico e di grandi distanze percorse in attimi. Sono conciliabili questi miei due atteggiamenti? E come è realizzabile per l’uomo il superamento della dimensione terrestre?

Matteo Pinto, Taranto

Se l’uomo si pone nel giusto rapporto con la propria interiorità, trasformandola attraverso la pratica costante degli esercizi di concentrazione e meditazione adatti alla sua attuale costituzione mentale ed animica, secondo l’insegnamento della scienza dello Spirito, sarà in grado di vincere ogni ostacolo, di uscire dallo spazio per entrare nella sfera del tempo: che è la sfera del Logos. Il vero spazio è il tempo. Nello spazio terrestre non ci si muove mai: il vero cammino non è quello misurabile come spazio e neppure quello misurabile in ore, in giorni, in mesi, in anni, ma quello di chi entra nel sentiero del tempo, e trova il vero spazio, in cui passato e futuro coesistono come presente. Il nostro compito non è quello di fantasticare sull’uscita “materiale” dalla dimensione terrestre di spazio e tempo, ma quello di lavorare su noi stessi tanto da portare l’anima fuori dello spazio fisico, fuori dell’inganno delle distanze, là dove la dimensione umana è cosmica, e l’uomo ritrova la vera essenza del suo Io, dell’Io sono.

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In copertina: San Martino dona la metà del suo mantello a un mendicante miniatura di Jean Bourdichon, secolo XV, dal Pontificale di Renato d’Angiò, duca di Lorena

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