L’Archetipo Anno IV n. 12, Ottobra 1999

ETICA

LA SAPIENZA DEL CUORE

Il re Davide avrebbe voluto edificare un grande tempio al Signore, ma il profeta Nathan gli rivelò che tale compito era stato destinato a suo figlio Salomone. Questi venne unto re dal sommo sacerdote Sadoc mentre Davide era ancora in vita. Quando, alla morte del padre, Salomone assunse il potere regale, i sacrifici rituali venivano compiuti sulle alture, la piú importante delle quali era Gabaon. Qui egli si recava per offrire a Dio i suoi olocausti, e fu qui che una notte L’Eterno gli apparve in sogno, esortandolo a chiedergli quello che piú desiderava. Il giovane monarca, che doveva amministrare tutto Israele, un territorio che andava dal Sinai all’Eufrate, dal deserto arabico al Mediterraneo, chiese a Dio la saggezza, la sapienza del cuore che gli permettesse di governare e giudicare il popolo in giustizia e discernimento tra Male e Bene. Il Signore gli promise tale grazia, e in piú, vista la semplicità e la modestia di Salomone, che non aveva voluto per sé ricchezze e vittorie sui nemici, disse che gli avrebbe concesso anche il potere e la gloria.


Il Giudizio di Salomone - Incisione di Gustave Doré

Il primo atto pubblico compiuto dal giovane re, e che testimonia dell’ispirazione divina di cui egli godeva, è conosciuto come “Giudizio di Salomone”. Narra di due donne che si erano presentate al re perché stabilisse le ragioni dell’una o dell’altra in merito alla maternità che entrambe accampavano su un bambino. Poiché la controversia si trasformava in disputa aperta, Salomone fece portare una spada e ordinò che il bambino conteso fosse tagliato in due e che le donne ne ricevessero una parte ciascuna. Al che, una si dichiarò soddisfatta e consentí alla decisione del re, ma l’altra fermò con slancio disperato la mano del carnefice e implorò Salomone perché risparmiasse il figlio, disposta a cederlo alla rivale pur di saperlo vivo. Il bambino fu allora restituito alla vera madre, riconosciuta attraverso un sottile metodo di indagine psicologica applicato dal re. La Bibbia commenta questo episodio, dicendo che tutto il popolo sentí per il monarca un grande rispetto, poiché apparve chiaro a tutti come egli avesse fatto giustizia ispirato da sapienza divina.
Salomone fu certo un grande re, versato nelle arti e nelle scienze. Tra le tante sue opere scritte vi sono i Proverbi, il Cantico dei Cantici e l’Ecclesiaste. Oltre al grande Tempio, costruí città e fortezze, acquedotti e cisterne, si occupò di botanica e di mineralogia. Il suo lungo regno, durato quarant’anni, era iniziato con una fede profonda in Dio, ma naufragò alla fine tra gli eccessi di un fasto sfrenato, corroso dalla lussuria e dalle pratiche idolatriche, imposte al sovrano dalle numerose mogli e concubine straniere che egli aveva preso.
Cosí avviene ogni qualvolta l’uomo abbandona la via illuminata del sacro e del trascendente, fino a ridursi alle paludi dell’agnosticismo che porta all’amoralità e alle devianze. Tale è l’epoca attuale, ben descritta in un passaggio poetico tratto dai Cori de La Rocca di T.S. Eliot:
Ma sembra che qualcosa sia accaduto che non è mai
accaduto prima: sebbene non si sappia quando,
o perché, o come, o dove.
Gli uomini hanno abbandonato Dio, non per altri Dei,
dicono, ma per nessun Dio; e questo
non era mai accaduto prima,
che gli uomini negassero gli Dei e adorassero gli Dei
professando innanzitutto la Ragione
e poi il Denaro, il Potere, e ciò che chiamano Vita,
o Razza, o Dialettica.
La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane
capovolte, cosa possiamo fare
se non restare con le mani vuote e le palme aperte
rivolte verso l’alto
in un’età che avanza all’indietro, progressivamente?
Rispondendo al poeta, cosa possiamo fare per salvare questa civiltà che si presenta alla soglia del nuovo Millennio con tutte le sue insolvenze etiche, filosofiche, economiche e religiose? Difficile operare ormai sul tessuto sociale. Come le carovane dalla Nubia e dall’Etiopia, le flotte dal paese di Ophir e dall’India, alimentavano in Salomone la libidine del lusso, recandogli oro, avorio, gemme, spezie e legni pregiati, cosí le sirene del materialismo storico hanno sedotto e ingannato le masse con prospettive di paradisi elusivi. Al pane e lavoro che nutre il corpo fisico non è stato affiancato il cibo che nutre l’anima e il travaglio che affina e sublima l’uomo interiormente. Chi cerca la materia a detrimento dello spirito perde tutto; tutto guadagna invece, anche in termini materiali, chi cerca i beni dello Spirito. Arduo è ormai anche l’intervento dall’esterno sulle istituzioni, con i progetti di secolarizzazione e laicizzazione, vive come sono oggi le istanze dei popoli per un rapporto inedito con il metafisico e con il divino, e peggiori risultano i tentativi di incanalare tali aneliti trascendenti nei solchi di pratiche e dottrine svuotate di ogni contenuto misterico e sublimativo.
Una è la via di recupero e reintegrazione di questa civiltà, e parte dall’Io individuale per indirizzarsi alla realizzazione di una personale aderenza al dettato evangelico, contribuendo cosí alla spiritualizzazione della futura società umana.

Gemma Rosaria Arlana

 

Torna al sommario