REDAZIONE

 

… Il karma sembra accanirsi ogni giorno contro di me. Vedo persone che vivono una vita normale, senza traumi. Invece per me che cerco di seguire una Via spirituale tutto diventa sempre piú difficile, in casa e in ufficio, nei rapporti umani intimi e in quelli convenzionali, e persino con il ripetersi di incidenti, talvolta gravi, che mi perseguitano. Spesso mi sorprendo a pensare che forse sto sbagliando tutto e dovrei lasciar perdere, fare come quelli che mi circondano: vivere senza pormi il problema dello sviluppo della mia interiorità. Poi mi dico che sono tentazioni da superare, ma mi rimangono tanti interrogativi: perché mi vengono incontro tutte queste difficoltà, come affrontarle, come non esserne schiacciata o perdere la fiducia di stare nel giusto? Qualche volta ho paura di finire con l’uniformarmi agli altri della mia famiglia negli aspetti, che giudico deleteri, di attaccamento alla tradizione piú esteriore, che ne fanno dei sopravvissuti a un mondo di vuoti formalismi.

Maria Luisa De Dominicis, Alessandria

Il segreto è essere sufficienti, essere coerenti, rispetto alla centralità del proprio Io. Fuori di questa sufficienza, di questa coerenza, tutto è smarrito, confuso, sottratto, tolto, travolto. In realtà, il mondo che ci circonda ci porta incontro accadimenti che si verificano soltanto perché sono rivolti al nostro Io: in ciò consiste la loro possibilità di essere da noi trasformati e risolti. L’Io può volerli dal profondo. Importante è scoprire che essi avvengono perché l’Io li vuole dal profondo, altrimenti non avverrebbero. Ma per ora è provvidenziale che essi ci giungano dall’esterno, come altri dall’Io o dalla coscienza: se cosí non fosse, noi sapremmo a priori ciò che deve essere fatto, non saremmo liberi di negare il fondamento dell’Universo. Dobbiamo arrivare a conquistare questo fondamento, fino a contemplare come centro ciò da cui tendiamo a fuggire come dall’oscurità e dalla morte. Per fare ciò occorre compiere un atto assoluto, superando in noi ogni senso di angoscia e di paura, e vincendo ogni nostra radicale necessità. Questi sono tempi in cui viviamo un incalzare di ostacoli e di vicissitudini senza respiro: è segno che sono presenti e bussano alla porta le nuove forze dell’uomo. È necessario essere pronti e ascoltare il giusto orientamento, il senso nascosto degli eventi, fiduciosi secondo la fedeltà basale al Mondo Spirituale. E dobbiamo anche riconoscere gli impulsi che operano oggi in Occidente contro l’Arcangelo del tempo e contro la Tripartizione. È necessario sviluppare un acuto discernimento riguardo alle forze del passato che ostacolano il cammino delle forze presenti della coscienza. Gli impulsi del passato sono quelli che sbarrano il passo all’avanzare della civiltà e deviano sino alla corruzione le forze: si esprimono nel potere della convenzionalità, nei vincoli del sangue, nella moda, nel conservatorismo non solo formale ma soprattutto sostanziale, nel sentimentalismo individualistico opposto alla vita superiore della coscienza, nel giudicare negativamente lo sforzo dell’uomo volto ad elevarsi a una realtà superumana. Questi impulsi vanno riconosciuti, cosí che possiamo sviluppare le forze che necessitano al nostro attuale cammino.

La vostra rivista, che ho scoperto di recente, sembra indicare la possibilità di una risalita dall’abisso in cui l’uomo è caduto. Ma chi può orientarci nella strada da percorrere, e chi di noi dovrebbe cominciare? Mi guardo intorno e vedo che la maggior parte delle persone pare trovarsi cosí bene quaggiú che cerca ogni giorno di organizzarsi meglio, in modo da riuscire a restare per sempre in questa condizione!

Nicola Pantaleo, Bari

C’è un solo orientamento capace di indicare la riascesa dal vasto antro in cui siamo precipitati con la Caduta, questa sorta di morta landa inferiore che non merita il nome di “abisso” per la sua mediocrità. Un solo orientamento, un solo simbolo di vita: il Cristo. La resurrezione, o la risalita, è il compito piú eroico. Il momento attuale di grande distacco dalla spiritualità e di completa immersione nella materialità ci appare particolarmente grave, irreparabile. Ma noi abbiamo il còmpito di operare sino all’impegno di tutto il nostro essere, senza residui, come se tutto dipendesse da noi. Dobbiamo agire diversamente da tutti, anche se fossimo noi soltanto al mondo a seguire la Via micaelita. Dobbiamo lanciare noi stessi nell’impresa con il coraggio dell’offerta incondizionata, anche se ci sembra disperata, impossibile. Lanciare noi stessi come potenze dello Spirito svincolante, per un’azione trascendente. Ma è un atto interiore, nulla di esteriore o di fattuale. Occorre una volontà titanica, magica, santificata dal Cristo. Una donazione assoluta di sé alla comunità umana. Perché tale volontà possa essere umana, deve essere sovrumana, dato che oggi l’umano è degradato. Dobbiamo sviluppare le piú alte forze di conoscenza, lo spirito di verità, la fedeltà, la dedizione, la continuità, il fervore. Questo si ottiene attraverso la “retta meditazione” e il totale impegno all’ascesi del pensiero. Solo cosí l’ego ritrova la sua forza radiante, divenendo un Io cristificato capace di porsi al servizio di tutta l’umanità.

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In copertina: Boezio e Pitagora Il filosofo neoplatonico Boezio, allievo di Proclo, è qui rappresentato insieme al matematico cui s’ispirava, Pitagora. Da: Margarita Philosophica, miniatura XV secolo – Bibl. Università di Ganda

Direttore Responsabile: Fulvio Di Lieto
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Rappresentazione allegorica dell’amore da Poesie dei Minnesänger
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Nella Roma precristiana, in occasione della festa dei Lupercali era praticato il cosiddetto “sorteggio del nome”, un’usanza la cui origine si perdeva nella tradizione leggendaria. I nomi delle ragazze nubili venivano scritti su foglietti di pergamena e messi in un’anfora. Ogni giovane pretendente estraeva un foglietto, e per la ragazza il cui nome vi figurava egli diventava l’accompagnatore ufficiale durante tutto l’anno. Questo era l’incentivo a formare delle coppie, per un eventuale futuro matrimonio.
Tale usanza continuò anche in epoca cristiana, non piú con la casualità dell’estrazione a sorte, ma come rituale di impegno reciproco per i giovani innamorati.
Nel III secolo, volendo ottenere la massima efficienza e invincibilità dalle proprie legioni, l’imperatore Claudio II proibí ai soldati di sposarsi, e quindi di partecipare ai Lupercali che favorivano fidanzamenti e matrimoni. Pensava che con la cura di una famiglia i militari sarebbero stati meno forti e decisi in battaglia. Il sacerdote cristiano Valentino però, sfidando il decreto, uní in matrimonio segreto molte ragazze con soldati dell’imperatore. In conseguenza di ciò, il 14 febbraio dell’anno 273 d.C., proprio all’inizio dei Lupercali, Claudio II lo condannò a morte e lo fece decapitare. Da quel giorno Valentino divenne il patrono degli innamorati, martire per aver difeso la sacralità dell’amore.

 

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