REDAZIONE
 
…Ogni giorno ingaggio una lotta nel mondo del lavoro e nella mia stessa casa per poter esprimere una libertà che vedo irraggiungibile. A volte mi sembra di essermi io stesso rinchiuso in una gabbia gettandone poi via la chiave. Eppure non vorrei fuggire, ma solo comprendere cosa il Divino chiede agli uomini e come acquistare la forza di reagire.

Santino Pera, Catania

Solo un equilibrato sviluppo interiore ci impedisce di sconfinare dalla libertà all’arbitrio. Ciò che è richiesto dal Mondo Spirituale è l’attingere continuo alla scaturigine del mondo, che non fa parte del mondo: penetra nel mondo, diviene umana, ma viene da un mondo superumano. Se attingiamo a tale fonte perenne diveniamo forti secondo il Logos, cosí da non soccombere se veniamo attaccati dagli Ostacolatori, dai mali che affliggono la Terra. È molto faticoso controllare l’elemento umano confuso e assediante: tuttavia la Forza ordinatrice e risolutrice è presente e possente nella sfera indipendente dell’anima. Si tratta di attingere a questa, instancabilmente, riceverne di continuo l’orientamento, collegare i problemi con il Logos, ricondurre gli stati d’animo alla Forza dello Spirito, perché la chiarezza dia il senso delle situazioni. Essere liberi significa muovere dall’Io rispetto a situazioni che si sono prodotte mediante l’alienazione dell’Io. Se l’alienazione è provvisoria, è giusta, è l’altra oscillazione del pendolo, dà concretezza al mondo “altro”: allora è la necessità da cui trae stimolo la libertà.

Nel numero di dicembre dell’Archetipo sono riportate alcune parole attribuite al “Maestro d’Occidente” che trovo molto difficili da comprendere, ma che pure mi hanno colpito perché avverto in esse un senso di profonda verità: «L’aseità della punta di diamante, o punta di luce, deve essere assoluta». Vorrei averne, se è possibile, una spiegazione. In particolare, cosa si intende per “punta di luce”?

Fabio Galbiati, Varese

Le spiegazioni dobbiamo trovarle in noi stessi lavorando con gli esercizi, non stancandoci mai di eseguirli. Solo cosí potremo vedere avvivarsi nella nostra interiorità la “punta di luce” di cui parla il Maestro. Ciò accade quando la cerebralità tace, nella quieta, serafica immobilità della concentrazione e della meditazione. Se si attua l’assoluto, senza residuo, l’anima si esaurisce nella luce vuota. Il vuoto della luce è la liberazione, perché allora la luce del Logos, la pura, trascendente, originaria luce, riprende la vita. Il vuoto della luce è la Luce. È per questa ragione che la nostra via passa temporaneamente attraverso la tenebra, deve cioè arrivare alla conoscenza mediante il dolore. Troviamo in noi l’adamantina punta di luce nella quieta profondità dell’anima. La quiete è il tessuto sostanziale dell’anima: questa quiete è l’identità profonda con lo Spirito, la presenza del Logos, dove Lucifero è del tutto escluso, è vinto o dominato.

…Apprezzo particolarmente la scelta di pubblicare scritti di Novalis, che forse metterei piú in luce, evidenziando il filo che lega la sua opera a quella di Rudolf Steiner e di Massimo Scaligero.

Cosimo Musca, Sovicille (SI)

Sarà sempre nostra cura tornare a trattare l’opera di Novalis, del quale parliamo proprio in questo numero, per sottolineare quanto Rudolf Steiner ha voluto trasmetterci, in particolare durante la sua ultima conferenza del 28 settembre 1924, rispetto all’intima connessione del suo lavoro spirituale giovanneo con quello del grande poeta e pensatore che lo ha preceduto di un secolo: «E cosí vediamo in Novalis un luminoso, smagliante precursore di quella corrente di Michele che dovrà guidare anche voi, miei cari amici, ora mentre siete nella vita e piú tardi quando avrete superato le soglie della morte. Nei mondi spirituali allora ritroverete tutte queste personalità, anche quella Entità [Elia-Lazzaro-Giovanni] di cui vi ho parlato oggi; troverete tutti quelli in unione ai quali dovrete preparare quell’opera grandiosa che deve realizzarsi alla fine di questo secolo e che dovrà condurre l’umanità a superare la grande crisi in cui è caduta. Deve venire realizzata quest’opera, cioè il potente compenetrarsi con la forza di Michele, con la volontà di Michele, che è in realtà ciò che manifesta la volontà del Cristo, ciò che deve aprire la via per innestare la forza del Cristo in modo giusto nella vita terrena».

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In copertina: L’armonia poetica
dei Minnesänger
fine XIII secolo, Heidelberg,
Biblioteca universitaria

Direttore Responsabile: Fulvio Di Lieto
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Numeri arretrati

Anno 1999:

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Collegamenti utili:

Massimo Scaligero:
Opera Omnia

Rudolph Steiner:
Goetheanum di Dornach
Anthroposophy
Biography
Scuola Rudolf Steiner di Milano

“Unicornos”
Il tempo di Michele

Pittura
Il trasfigurativo di Sagramora

Poesia
La poesia di Fulvio Di Lieto

Gustave Doré – Il viaggio dei Magi
Incisione del 1875

…Quella costellazione era come un globo, il quale sembrava sospeso a un raggio radioso e guidato da una invisibile mano. Di giorno il suo splendore superava quello del sole; di notte irradiava una luce rossastra…
I Magi supponevano che l’atteso Re dovesse nascere tra lo splendore e che tutti i popoli gli avrebbero reso omaggio; perciò andavano a Lui con un fastoso seguito per onorarlo e offrirgli preziosi doni. Ormai tutte le tribú che adoravano gli astri avevano notato la comparsa della costellazione, ma solamente i Magi la seguirono. Essa non era una cometa, ma una “meteora” guidata da un Angelo.
…Pareva che la costellazione fosse piú o meno lucente a seconda delle zone sulle quali passavano i Magi. Essi viaggiavano su dromedari che, piú veloci dei cavalli, percorrevano trentasei leghe al giorno. Per tutto il viaggio, impiegarono circa venticinque giornate.

Caterina Emmerick

O. Pilla, Le Rivelazioni di Caterina Emmerick, Ed. Cantagalli, Siena 1968

 

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