…Ogni
giorno ingaggio una lotta nel mondo del lavoro e nella mia stessa casa
per poter esprimere una libertà che vedo irraggiungibile. A volte
mi sembra di essermi io stesso rinchiuso in una gabbia gettandone poi via
la chiave. Eppure non vorrei fuggire, ma solo comprendere cosa il Divino
chiede agli uomini e come acquistare la forza di reagire.
Solo un equilibrato sviluppo interiore ci impedisce di sconfinare dalla
libertà all’arbitrio. Ciò che è richiesto dal Mondo
Spirituale è l’attingere continuo alla scaturigine del mondo, che
non fa parte del mondo: penetra nel mondo, diviene umana, ma viene da un
mondo superumano. Se attingiamo a tale fonte perenne diveniamo forti secondo
il Logos, cosí da non soccombere se veniamo attaccati dagli Ostacolatori,
dai mali che affliggono la Terra. È molto faticoso controllare l’elemento
umano confuso e assediante: tuttavia la Forza ordinatrice e risolutrice
è presente e possente nella sfera indipendente dell’anima. Si tratta
di attingere a questa, instancabilmente, riceverne di continuo l’orientamento,
collegare i problemi con il Logos, ricondurre gli stati d’animo alla Forza
dello Spirito, perché la chiarezza dia il senso delle situazioni.
Essere liberi significa muovere dall’Io rispetto a situazioni che si sono
prodotte mediante l’alienazione dell’Io. Se l’alienazione è provvisoria,
è giusta, è l’altra oscillazione del pendolo, dà concretezza
al mondo “altro”: allora è la necessità da cui trae stimolo
la libertà.
Nel
numero di dicembre dell’Archetipo sono riportate alcune parole attribuite
al “Maestro d’Occidente” che trovo molto difficili da comprendere, ma che
pure mi hanno colpito perché avverto in esse un senso di profonda
verità: «L’aseità della punta di diamante, o punta
di luce, deve essere assoluta». Vorrei averne, se è possibile,
una spiegazione. In particolare, cosa si intende per “punta di luce”?
Le spiegazioni dobbiamo trovarle in noi stessi lavorando con gli esercizi,
non stancandoci mai di eseguirli. Solo cosí potremo vedere avvivarsi
nella nostra interiorità la “punta di luce” di cui parla il Maestro.
Ciò accade quando la cerebralità tace, nella quieta, serafica
immobilità della concentrazione e della meditazione. Se si attua
l’assoluto, senza residuo, l’anima si esaurisce nella luce vuota. Il vuoto
della luce è la liberazione, perché allora la luce del Logos,
la pura, trascendente, originaria luce, riprende la vita. Il vuoto della
luce è la Luce. È per questa ragione che la nostra via passa
temporaneamente attraverso la tenebra, deve cioè arrivare alla conoscenza
mediante il dolore. Troviamo in noi l’adamantina punta di luce nella quieta
profondità dell’anima. La quiete è il tessuto sostanziale
dell’anima: questa quiete è l’identità profonda con lo Spirito,
la presenza del Logos, dove Lucifero è del tutto escluso, è
vinto o dominato.
…Apprezzo
particolarmente la scelta di pubblicare scritti di Novalis, che forse metterei
piú in luce, evidenziando il filo che lega la sua opera a quella
di Rudolf Steiner e di Massimo Scaligero.
Cosimo Musca, Sovicille (SI)
Sarà sempre nostra cura tornare a trattare l’opera di Novalis,
del quale parliamo proprio in questo numero, per sottolineare quanto Rudolf
Steiner ha voluto trasmetterci, in particolare durante la sua ultima conferenza
del 28 settembre 1924, rispetto all’intima connessione del suo lavoro spirituale
giovanneo con quello del grande poeta e pensatore che lo ha preceduto di
un secolo: «E cosí vediamo in Novalis un luminoso, smagliante
precursore di quella corrente di Michele che dovrà guidare anche
voi, miei cari amici, ora mentre siete nella vita e piú tardi quando
avrete superato le soglie della morte. Nei mondi spirituali allora ritroverete
tutte queste personalità, anche quella Entità [Elia-Lazzaro-Giovanni]
di cui vi ho parlato oggi; troverete tutti quelli in unione ai quali dovrete
preparare quell’opera grandiosa che deve realizzarsi alla fine di questo
secolo e che dovrà condurre l’umanità a superare la grande
crisi in cui è caduta. Deve venire realizzata quest’opera, cioè
il potente compenetrarsi con la forza di Michele, con la volontà
di Michele, che è in realtà ciò che manifesta la volontà
del Cristo, ciò che deve aprire la via per innestare la forza del
Cristo in modo giusto nella vita terrena».
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