In un ospedale
milanese, durante una seduta di terapia iperbarica, uno dei pazienti, evidentemente
autorizzato, accende una stufetta elettrica, determinando un rogo cui nessun
membro dei gruppo sopravvive; nel centro nucleare di Tokaimura (Giappone)
alcuni operatori “mescolano... una quantità spropositata di uranio
con una soluzione di acido nitrico in un banale secchio”, provocando un
disastro(1); un pilota-ballerino,
volteggiando, trancia il cavo della funivia del Cermis e ne consegue una
strage; i tecnici di una miniera aurea in Romania non si avvedono che le
scorie originate dall’attività estrattiva hanno superato il livello
di guardia e cosí “il bel Danubio blu” è avvelenato da una
marea di cianuro(2);
l’Ufficio Brevetti di Monaco (Baviera) ammette di aver concesso “...distrattamente”
un’autorizzazione illegale, concernente addirittura un procedimento destinato
alla clonazione umana; e l’elenco potrebbe continuare. Chiunque può
constatare come i media quasi quotidianamente riferiscano di catastrofi
propiziate da insufficiente “presenza” dei responsabili, alcune delle quali
provvidenzialmente avvertite in extremis, come avvenuto la vigilia
di Pasqua (!) ad un aereo di linea australiano a Fiumicino, il cui carrello
ha ceduto poco prima del decollo, con 303 passeggeri a bordo, tutti illesi
incluso l’equipaggio, e quasi sicuramente condannati se il cedimento fosse
avvenuto durante il successivo atterraggio.
All’origine
delle situazioni descritte e di molte altre simili, si può legittimamente
ipotizzare una serie di motivazioni poco edificanti: esasperata ricerca
del profitto, misteriosi codici militari, oscure ambiguità politiche,
“mala fede” e altro ancora. È comunque innegabile che, al di là
dell’eventuale presenza di motivazioni “karmiche”(3)
e limitando l’indagine al livello umano, sempre piú spesso si approcciano
tecnologie sofisticate con un inappropriato livello di consapevolezza.
Del resto, senza uscire dal quotidiano e tralasciando le pinze chirurgiche
dimenticate nei malcapitati, o i militari freddati da commilitoni che scherzano
con le armi in dotazione, le statistiche concordano nell’addebitare alla
distrazione al volante gran parte degli incidenti.
È difficile
negare che sia in atto un progressivo indebolimento del livello di attenzione,
della “presenza” alla vita, originante già in gioventú e
particolarmente favorito da un indiscriminato bombardamento di messaggi
audiovisivi, nonché da deleterie abitudini dissocianti, quali, per
esempio, l’uso del walk-man camminando o, peggio, guidando il motorino.
Paradossalmente si ha talvolta l’impressione che l’attenzione piú
concentrata sia riservata agli spettacoli sportivi, alla tastiera di un
computer o alla pulsantiera di un videogioco.
Eppure mai
come oggi, “epoca dell’Anima Cosciente”(4) (5)
è invece vitale per l’Uomo conquistare il massimo controllo possibile
sulla vita di veglia, impegnandosi ad accompagnare coscientemente ogni
comportamento, non solo quelli eccezionali, fortemente motivanti, ma anche
e soprattutto quelli superficialmente ritenuti secondari, generalmente
ripetitivi: Massimo Scaligero osservava e raccomandava precisione anche
nello svuotare quotidianamente la pattumiera.
Le forze Spirituali
piú impegnate in questa fase dell’evoluzione terrestre, con la suprema
guida del Cristo(6),
dedicano dunque un particolare sforzo allo sviluppo dell’Anima Cosciente
gradino decisivo per la futura maturazione dell’Io umano le cui facoltà
sono gradualmente acquisite dall’Uomo e costituiscono al momento la sua
migliore difesa. Pertanto è comprensibile l’interesse delle potenze
ostili alla regolare evoluzione e decise a dominare l’Uomo(7)
nei confronti di qualunque indebolimento della capacità di attenzione/concentrazione
da parte nostra. Soprattutto per l’occidentale, progressivamente piú
lontano dalle suggestioni tradizionali a misura del consolidarsi dell’intelletto,
è nel mentale, sede del medesimo, che va individuata la sede prima
di ogni offuscamento, come pure di una rinnovata illuminazione.
In questa
lotta titanica, che coinvolge ogni istante dell’esistenza, preziosa risulta
la pratica regolare dell’esercizio della concentrazione cui fa insistentemente
riferimento Massimo Scaligero(8),
nella scia della rivelazione steineriana. La progressiva purificazione/liberazione
del pensiero che ne consegue, oltre a costituire fondamentale preparazione
verso le severe sfide del futuro, favorisce il parallelo sviluppo di una
“vigile attenzione” che, come una seconda natura, comincia ad accompagnarci
stabilmente, antidoto d’elezione nei confronti del pericolo rappresentato
dalla deconcentrazione precedentemente rilevata. Gradualmente si cessa
di tradire l’Io, che, protagonista nel momento dell’impegno, lo rimane
anche in quello ricreativo. E non si tema che cosí operando la vita
diventi un tetro, insopportabile fardello, privo di spontaneità
e fantasia: proprio quando si sia raggiunto, almeno in parte, il livello
di attenzione auspicato, comincia la possibilità di una piena partecipazione
creativa al lavoro, come pure del vero godimento che, finalmente illuminato
dall’Io, non rischia piú di generare successive sofferenze riparatrici.
Ed anche le prove piú impegnative, sempre indispensabili per la
nostra crescita interiore, si cominciano a sopportare con una forza prima
sconosciuta e ad intuire nella loro necessità trascendente.
(1)
«Il Messaggero», Roma 17.2.2000, pag. 2
(2) «Il Messaggero», Roma 12.2.2000,
pag. 7
(3) R. Steiner, Necessità e libertà
nella storia e nell’attività umana, Editrice Antroposofica,
Milano 1978, pag. 60 (4) R. Steiner, Teosofia,
Editrice Antroposofica, Milano 1994, pag. 36
(5) R. Steiner, La storia alla luce
dell’Antroposofia, Editrice Antroposofica, Milano 1982, pag. 104
(6) R. Steiner, La missione di Michele,
Editrice Antroposofica, Milano 1981, pag. 33
(7) ibid., pag. 13
(8) M. Scaligero, Manuale pratico della
concentrazione, Tilopa, Roma 1984, pag. 28
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