Antroposofia

Non sarà cosa inutile spendere due parole a proposito di quello che risulta essere un vero e proprio rovello per piú di un ricercatore dello spirito, onde evitare il rischio di cadere in un errore nel quale molti sono caduti. Si tratta della mitica “immagine-sintesi” la quale, come l’Araba Fenice, «Che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa».
Uno dei principali pericoli nel campo dell’esoterismo è la supposizione. Non ci si può permettere il lusso di supporre nulla. È necessario andare pazientemente a verificare tutto. Perciò supporre che l’immagine-sintesi sia una cosa molto lontana e di là da venire è rischioso quanto immaginare che sia cosa semplice e già realizzata. In realtà è cosa semplice, ma diviene complicata perché di mezzo ci siamo noi con le nostre elucubrazioni: in verità si tratta di togliersi di mezzo e di agire. E di agire partendo da quello che si ha. Non viene richiesto di partire da cose che non stanno sotto il nostro controllo diretto. Quindi è necessario prestare attenzione a ciò che c’è, lasciarsi percepire piuttosto che immaginare una percezione, conoscere piuttosto che aspettarsi una sensazione.
Per cui diciamo questo: non potremmo riconoscere che si tratta di due fermagli se osservassimo due fermagli di tipo diverso, di diversa misura, di diverso colore ecc. qualora già non ne possedessimo il concetto, come non potremmo distinguerli ed identificarli per fermagli se fossero frammischiati ad altri oggetti. Solo che il concetto che noi possediamo è un’immagine morta, una sintesi priva di forza nel caso si presenti cosciente, oppure un quid che resta nel retro della coscienza. Noi, invece, cerchiamo proprio quella forza, che è pura forza-pensiero. Tramite l’esercizio di concentrazione insistiamo sulla forma esteriore dell’oggetto, ma per far questo rimettiamo in moto quella forza che è all’origine del pensiero dell’oggetto e dell’oggetto stesso. Quindi, quando al termine del nostro riunire (etimologicamente: ricostituire l’uno) tutti i vari aspetti frammentati dell’oggetto ce li presentiamo sinteticamente davanti in un’immagine – che potrebbe presentarsi da sé per insistenza ed intensità nel movimento – in una sintesi di pensiero, in un simbolo, in un segno o in quello che ci pare un nulla, in realtà cosa avremo: avremo un’immagine piú la forza, una sintesi di pensiero piú la forza, un simbolo piú la forza, un segno piú la forza o un nulla che non è un nulla perché c’è la forza, che è la cosa principale e che conta mentre il resto può esserci o non esserci.
È pericoloso pensare che l’immagine-sintesi sia una cosa che è sempre di là da venire, che non si può raggiungere, che è fuori dalla nostra portata. Non si può percepire ciò che prima non si concepisce, la percezione essendo vuota e ricevendo il proprio contenuto dal pensiero (vedi R. Steiner in Saggi filosofici). La Scienza dello Spirito non è un’impossibilità: esiste ed è anche qualcosa di estremamente pratico. Invito a prendere in considerazione quanto sopra come un’ipotesi da verificare.

Marco Allasia

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