Il Conte Fritz von Bothmer nacque il 21 dicembre 1883 a Monaco di Baviera e morí il 13 novembre 1941 a Salisburgo; oggi, a quasi sessant’anni dalla sua morte, della sua ginnastica si sa poco o nulla. Un’antica tradizione di famiglia determinò la sua carriera di ufficiale nel reggimento di fanteria del re di Baviera, ma la formazione che ricevette ricorda piú quella di un nobile cavaliere che non una istruzione militare in senso stretto. Una notevole sensibilità artistica lo portò, poco piú che ventenne, in veste di giovane tenente, a frequentare una cerchia di artisti che si riuniva a Monaco attorno a Wassily Kandinski e Gabriele Münther. Negli stessi anni cominciò a partecipare alle riunioni del Dott. Steiner nella nuova loggia teosofica di Monaco.
Uno dei suoi compiti nell’esercito fu quello di formare gli allievi ufficiali volontari della prima divisione: «Egli prendeva molto seriamente il proprio servizio, amava i suoi soldati come un padre, si preoccupava delle loro faccende personali e dava loro buone letture. […] Fu un ufficiale di reclutamento molto particolare, in quanto aveva un senso pedagogico fortemente sviluppato». Lo scoppio della prima guerra mondiale lo vide costantemente impegnato con la sua truppa in una serie di campagne sul fronte occidentale e quello orientale. Ferito da una granata in modo quasi mortale, sopravvisse miracolosamente e dopo una convalescenza tornò al fronte, sempre nel bel mezzo dei combattimenti fino al febbraio 1918. Dopo la fine del conflitto seguí un periodo di grande amarezza, a causa della totale decadenza dei valori nei quali il Conte Bothmer era cresciuto e in cui aveva creduto.
Fino al 1920 il Dott. Steiner si era espresso piú volte in modo critico verso lo sport, che considerava “darwinismo pratico”. Successivamente, ritenne che fosse venuto il momento di una rettificazione spirituale anche dell’ambito del movimento corporeo. In occasione di riunioni con gli insegnanti della scuola Waldorf ebbe a dire che si trattava di trovare la personalità che potesse occuparsi di questo àmbito. Durante un colloquio privato, propose al Conte Bothmer un compito totalmente nuovo: occuparsi degli esercizi corporei per la lezione di educazione fisica, di modo che si inserissero armonicamente nel programma della scuola Waldorf di Stoccarda da poco fondata. Bothmer era pienamente cosciente della responsabilità dell’incarico: aveva quarant’anni e conosceva l’Antroposofia e il Dott. Steiner da vent’anni. Fu cosí che Bothmer strappò il suo futuro e quello della propria famiglia dalla tradizione che da generazioni gravava su di loro. Egli chiese al Dott. Steiner come dovesse prepararsi riguardo al compito assegnatogli. La risposta fu: «Se ne rallegri!» Replica che forse potrebbe apparire accidentale, ma che agí sul Conte Bothmer come stimolo per rendere creativo il proprio agire.
Cosí riaffiorarono nella sua anima ricordi di esperienze che aveva accolto da giovane in Grecia, ad Atene, Delfi e Olimpia, e che da allora aveva portato in sé come un’indeterminata nostalgia. I primi di settembre del 1922 Bothmer iniziò ad insegnare nella scuola Waldorf di Stoccarda. Il Dott. Friedrich Kipp, che a quel tempo era studente della nona classe, racconta che nella prima ora di ginnastica gli studenti dovettero entrare in fila e mettersi in riga. Questo non piacque affatto, poiché sembrò loro di essere sul piazzale di una caserma. Nelle lezioni che seguirono, sperimentarono però un elemento completamente nuovo: «…esercizi attraverso i quali si riceveva un reale e vivente rapporto con lo spazio». In Bothmer, poco dopo l’inizio della sua ricerca, viveva già chiara la via da percorrere: «Negli esercizi corporei sentire se stessi fuori del corpo suona come un paradosso. Sentire se stessi nello spazio, sperimentare le forze dello spazio, delle quali il centro focale è il corpo, che ne viene attraversato e formato. Questa sembra essere una via per superare l’astratto e il meccanico nell’esercizio corporeo e risalire di nuovo allo spirituale». Sentire se stessi fuori del corpo vuol dire avvertire il prolungarsi della propria sostanza oltre i limiti corporei attraverso una disciplina rigorosa e non un perdersi in allucinate vaghezze.
Nel 1925 Bothmer venne chiamato da Marie Steiner per integrare l’arte della parola, svolta con gli allievi di teatro, con la sua arte del movimento. A piú riprese tornò a Dornach per lavorare anche con gli euritmisti. La ginnastica, che veniva trasmessa sempre personalmente (non esistevano gruppi o associazioni), acquisí sempre maggiore notorietà e Bothmer fu invitato in varie città d’Europa per esibirsi in dimostrazioni con i suoi allievi delle scuole Waldorf. Tenne anche lezioni di ginnastica in occasione di convegni sportivi, pedagogici e medici, riscuotendo consensi e riconoscimenti anche al di fuori della cerchia antroposofica. Ma la sua speranza era quella di trovare maggior collaborazione da parte degli uomini negli ambiti piú di diversi, cosí che la ginnastica potesse continuare a vivere. Invece, dopo un interesse iniziale, la ginnastica venne quasi obliata, forse a causa del diffondersi dello sport come fenomeno di massa o dell’introduzione di discipline di movimento provenienti dall’Oriente; o forse perché molti la ridussero a mero esercizio fisico.
La ginnastica Bothmer costituisce per il moderno cavaliere una via occidentale in cui il combattimento è interiorizzato. Essa dovrebbe essere una sorta di salto nel vuoto dello spazio; infatti la caduta è la condizione di partenza, il fenomeno primordiale, a cui il corpo fisico è sottoposto. Per superare la forza di gravità bisogna con un atto di coraggio ritrovare la fiducia nelle forze che sono in grado di sostenere l’essere umano anche nell’esperienza del vuoto. Ciò che viene richiesto è come il massimo dell’abbandono dopo il massimo della determinazione. L’abbandono non è cieco, bensí viene preparato proprio dalla forma rigorosa dell’esercizio stesso.
Un collega del Conte Bothmer cosí volle ricordarlo: «…Quando venne da noi nella scuola, aveva già sacrificato la sua carriera militare per percorrere una via crucis, la via crucis di una nuova arte dell’educazione. Egli ha lavorato nella scuola e dato vita a una nuova ginnastica che il nostro Maestro Rudolf Steiner ha tanto lodato. Steiner la definí una manifestazione del vero spirito della scuola Waldorf. “Lo spirito della scuola Waldorf cosí però disse una volta Rudolf Steiner è lo spirito del Cristo”. Cosí la ginnastica di Fritz von Bothmer è un’arte di movimento nel senso della resurrezione dell’uomo che nella vita morente e nella morente corporeità ridesta e rinvigorisce le forze della verticalità dell’anima umana...»

Alberto Calò



Ginnastica Bothmer: “La grande bilancia”

In alto: Ritratto del Conte Bothmer Disegno di Max Wolffhügel

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