Con la pubblicazione
de La Cena Segreta – edizione dell’Adelphi ottimamente curata da
Francesco Zambon – hanno finalmente visto la luce in traduzione italiana
i principali testi catari.
Il catarismo irruppe
come una meteora spirituale nella storia dell’umanità: la sua dottrina
cosmogonica, chiaramente connessa alla primaria esigenza di queste comunità
spirituali, vale a dire la pura azione interiore finalizzata alla reintegrazione
dell’anima del discepolo nel mondo degli archetipi – mondo di Luce Immacolata
dal quale egli si allontanò allorché decise di scendere in
Terra per combattere la battaglia del Dio Solare – è essenziata
dal coraggio adamantino di fronte alle potenze della Morte e della Tenebra,
le quali, già secondo il Maestro Zarathustra, sono il lievito, per
quanto esteriore, della creazione terrestre. Il catarismo non è
un’astratta dottrina mistica che vuole allontanare l’aspirante cataro (dal
greco Katharós = “puro”) dal potere tellurico della Materia,
ma, di contro, esso si può ben definire una Gnosi, un’autentica
Scienza dello Spirito, il cui fine operativo è fornire all’uomo
le armi metafisiche per sperimentare quella che in alcuni testi manichei
ed anche catari è descritta come una vera e propria guerra interiore:
il continuo fronteggiarsi – prima nell’anima dell’uomo e poi anche nel
divenire esteriore – di due forze: quella luminosa, del Bene, e quella
tenebrosa, del Male. Quest’ultima fornisce all’uomo l’illusione tragica
di essere un uomo completo, mentre in realtà la ordinaria situazione
umana è quella di essere continuamente alla mercé di influssi
psicosomatici che hanno la tremenda forza di ottundere e annichilire l’Essenza
Solare presente nell’uomo, quella che Massimo Scaligero definisce “Luce-Folgore
del Logos”, vero organo immateriale, che ha la forza di trasformare l’uomo
carnale in Uomo metafisico di Potenza, Amore, Salvezza, secondo l’insegnamento
di tutte le scuole catare. In breve, può bastare notare come la
percezione pura (secondo quanto insegna Dharmakirti) nel suo primo affiorare
doni l’intelligibile dell’oggetto nella sua vera relazione con il resto
del mondo: questo istantaneo affiorare passa però inavvertito nella
coscienza, poiché sovrapponiamo alla percezione un’immagine discorsiva,
cioè il non-essere dell’oggetto.
La dottrina catara
spiegava ciò con il dominio che il Dio della Materia aveva preso
nella coscienza umana, cancellando cosí il ricordo vivente della
Patria di Luce, la Terra edenica originaria. Come già accennato,
questa concezione, di derivazione iranico-manichea, si fondava sulla Forza
dei due Spiriti: Dio, originaria Luce spirituale, e Ahrimane, o Satana,
Dio della Tenebra, creatore della materia che i catari, come altri appartenenti
a sette gnostiche (esempio i Marcioniti) identificavano col Dio ebraico
dell’Antico Testamento.
Questo dualismo
cosmico si risolve però in un monismo morale e spirituale allorché
si fa dell’uomo l’autentico centro irraggiatore dell’evoluzione o involuzione
cosmica: autentica missione dell’uomo incarnato è quella di illuminare
il proprio viatico terrestre, meditando e abbracciando cosí la Potenza
macrocosmica del Logos Solare, traslucidando l’illusorio specchio corporeo
in quello che le cosmogonie gnostiche chiamano il corpo celeste o corpo
di resurrezione (soma pneumatikón), con ciò volendo
indicare un corpo privo del peso della materia. Come si può intuire,
il vero nucleo del catarismo consiste in un’ascesi che conduca il discepolo
all’esperienza vivente del contenuto della dottrina cosmogonica.
Qui si fa luce la
ferma volontà di trasfigurazione animica che caratterizza la via
catara, cioè il fermo e assoluto impeto metafisico di fronte alla
prova piú pesante che un uomo possa affrontare, cioè quella
della Morte, di vivere l’esperienza della Morte nel corso della sua vita.
Attraverso una serie di pratiche, a cui il discepolo si sottoponeva con
fedele rigore, le scuole catare conducevano indubbiamente i piú
giovani a questa somma esperienza; traspare, quindi, la certezza di questi
Maestri che l’abissale potenza della Luce-Logos non può fronteggiare
il Male rimanendo immobile su un piano trascendente, ma solamente irraggiando
il suo fulgureo splendore nel regno tenebroso della Morte, operando cosí
come aurea medicina trasmutante il veleno della Materia.
Lo stesso individuo
moderno che vive in se medesimo questa lotta, può ricollegarsi direttamente
allo Spirito vivente, sciogliendo e azzerando le illusorie illusioni corporee.
In conclusione, si può accennare al fatto che tale purificatore
e resurrettivo slancio guerriero del cataro ha il suo coronamento nell’esperienza
graalica del Sacro Amore, peraltro affine – come percorso – all’Idealismo
magico dei Fedeli d’Amore.
Questo Amore Divino
era il rito operativo di continua riconnessione magica tra l’uomo e il
mondo spirituale che i catari adottavano: contemplando la figura angelica
della Donna, essi percepivano nel cuore il cibo celeste che donava loro
la forza pura e invincibile, dopo l’infinito sentiero della tensione, del
combattimento e dei continui stenti. Il contatto guerriero nel cataro con
la zona aspaziale del Vero Amore – quello che vince la Morte – aveva naturalmente
la sua ultima realizzazione, sulla linea dell’“Amore Platonico”, nella
restaurazione dell’accordo androginico originario. «La possibilità
di superare il limite in sé, è la forza stessa del Logos
che si desta ed evoca il proprio essere, grazie allo slancio sacrificale
dell’anima, in cui muove l’oggettività sacrificale del pensiero.
Una nuova corrente della volontà entra in azione: una volontà
non legata alla natura e perciò vincitrice della natura. È
il Logos, la potenza del volere cosmico penetrata nella Terra, grazie
all’evento della Resurrezione. Il discepolo sa che è in grado di
fronteggiare l’impossibile, se fa appello in sé alle segrete forse
della Resurrezione nel pensiero, nell’anima. Queste forze sono in lui immanenti,
ma simultaneamente lo trascendono e in lui possono tutto: possono vincere
anche la Morte, se al livello dell’immanenza è dato ad esse realizzare
la loro trascendenza»*.
* in: M. Scaligero, Meditazione
e miracolo,
Edizioni Mediterranee, Roma 1977, p. 78-79
Immagine: Trinità
con lo Spirito Santo in veste di Madre divina
Affresco XII secolo, Umshalling, Oberbayern, Germania
|