POESIA

 

Nel Paradiso originale andava
l’Uomo creato, ricco di ogni bene:
luce, sonorità, colori eterei,
l’immagine divina che mostrava
se stessa, e ciò serviva a procurare
nutrimento a quell’essere beato.
Bastava che dicesse: «Egli è!»
e sbocciavano fiori, estesi canti
correvano per l’aria e voli, amore
confortava la Terra, diventava
leggero e dolce il vivere, non pianto
né tenebrosi giorni, non scandivano
il tempo le clessidre, un infinito
fluire senza morte generava
armoniosa bellezza, ne spargeva
i semi ovunque intorno. Nessun dubbio
incrinava l’essenza di quel mondo
dove tutto era “essere”, non altro
che felice esistenza inesauribile.
Ma poi dal buio si levò la voce
tellurica, ribelle: «Perché è?»
scandí tremenda, e avvelenò la fiaba.
Venne la notte ad offuscare il Sole.
La morte colse i fiori della vita.
Mutò il destino umano: libertà
di essere o non essere, dannarsi
o tramutarsi in angelo, perire
incenerito, o farsi eternità.
Lacerante dilemma, cui darà
risposta infine l’Anima, sorretta
dallo Spirito, e l’Uomo, ritrovando
il Sé immortale, compirà perfetta
l’Opera eccelsa che dalla materia
caduca e vile plasmerà l’«Io sono»,
il Verbo da cui tutto ebbe principio.

Fulvio Di Lieto

 

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