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’era
una volta, nei tempi antichi, il mago delle stagioni. Era un saggio dalla
lunga barba bianca e dallo sguardo acuto e penetrante, sempre avvolto in
un ampio mantello azzurro su cui erano dipinti il sole, la pioggia, i lampi
e la neve. Abitava in una grotta profonda e impenetrabile ai comuni mortali,
in cima a una montagna aspra ed impervia. Dall’alto di quella dimora, il
mago dirigeva l’entrata sulla terra delle sue quattro protette: le stagioni.
Esse seguivano sempre le indicazioni del mago e i suoi consigli, ma nell’ultimo
periodo erano divenute piú superficiali e sventate, badavano solo
a giocare e non a prepararsi a scendere sulla terra. Cosí un bel
giorno il vecchio saggio decise di metterle alla prova e le convocò
presso di sé.
Una volta arrivate alla grotta,
il mago iniziò a parlare:
«Mie care stagioni, ormai
è da millenni che vi susseguite le une alle altre, alternandovi
secondo lo stesso ritmo. Ho però notato – e mentre parlava il mago
delle stagioni camminava avanti e indietro, tirandosi la lunga barba bianca
– che se non ci fossi io a dirigervi come un attento maestro d’orchestra
combinereste proprio un bel pasticcio, e sulla terra se ne vedrebbero i
risultati. È ora che badiate a voi stesse e che ascoltiate il ritmo
scandito dal vostro alternarvi. Provate a scoprire il segreto che vi lega
le une alle altre, per sempre».
Le stagioni rimasero cosí
sbigottite che si guardarono a lungo in silenzio. La prima a parlare fu
la Primavera, stagione gaia e festosa, piena di luci, di colori e di vita:
«Se il nostro saggio mago
vuole metterci alla prova – disse – certamente lo fa per il nostro bene
e per quello degli abitanti della Terra. Vuole dimostrarci qualcosa e noi
tenteremo di capire!»
Parlò con un tono piú
serio del solito e di questo si meravigliò l’Inverno, stagione dal
carattere forte e generoso:
«È vero cara Primavera
– soggiunse – dobbiamo impegnarci a svolgere il nostro compito da sole!»
L’Autunno dall’abito rugginoso,
stagione seria e riflessiva, in cui si alternano pioggia e vento, sole
e nuvole, era invece un po’ scoraggiata. Ma l’Estate, dalla calda e morbida
veste dorata come il sole, la rassicurò dicendo:
«Stai pur tranquilla che
ce la faremo. Metteremo nell’impresa tanta buona volontà».
L’indomani le stagioni si riunirono
e, siccome non mai erano state attente al loro ordine di successione, decisero
di far aprire l’anno all’Estate. La discesa di questa matura stagione portò
il sole caldo, il biondo grano odoroso, le lunghe giornate di luce e gli
alberi ricolmi di frutta colorata. Gli uomini sembravano godere dell’arrivo
dell’Estate, tanto che le stagioni compagne pensarono di aver fatto la
scelta giusta. Quando giunse il momento di cambiare, venne mandato sulla
terra l’Inverno. Che sgomento fu per tutti passare cosí d’improvviso
dal caldo al freddo, dalle giornate luminose a quelle brevi, subito avvolte
nel buio! Sulla terra intere montagne e verdi colline si riempirono di
neve.
Nessuno aveva avuto il tempo
di fare provviste, e il ghiaccio impediva di raccogliere i prodotti della
natura. Per rimediare a quell’errore giunse l’Autunno, ma peggiorò
la situazione. Cominciò a piovere per giorni e giorni. Le foglie,
che in questa stagione divengono di mille bellissime sfumature di colore,
erano invece già cadute dagli alberi. L’Inverno aveva spogliato
i rami, in parte seccandoli con il gelo. Tutti avvertivano una grande confusione,
un caos tale che ci fu bisogno dell’intervento del mago delle stagioni,
per riportare ogni cosa al suo posto. Egli richiamò allora nella
grotta sul monte le sue protette. Quando tutte furono presenti parlò
con calma e serietà:
«Dopo aver provocato tanto
disordine, care stagioni, siete convinte che ognuna di voi ha un posto
ben preciso? Nulla avviene a caso».
La Primavera con voce fioca disse:
«Certo, abbiamo commesso
dei gravi errori, ma eravamo abituate a te, alla tua guida. Ogni cosa accadeva
in modo cosí semplice e spontaneo!»
«Tutto fila liscio – continuò
il mago – se segue il suo corso naturale. L’Anno inizia con l’Inverno,
perché nella forza, nel silenzio e nel freddo di questa stagione
il seme delle future piante, sotto terra, si nutre, si rafforza e mette
radici. Gli uomini stanno al calduccio nelle loro case e parlano fra loro;
la notte è lunga, perché si ha piú bisogno di riposo.
All’Inverno segui tu, Primavera dalla ricca veste. Il seme inizia a germogliare,
e nel cuore di questa stagione si dischiudono bellissimi fiori profumati.
Nella terra fanno capolino, ancora acerbi, i frutti che giungeranno alla
loro piena maturazione nella stagione successiva, l’Estate. Con l’ultima
di voi, l’Autunno, tutto cambia aspetto: un anno si è concluso ed
è tempo di sostare e riposare. Le foglie cadono dagli alberi, formando
un morbido e colorato tappeto, mentre scende dal cielo la pioggia ad irrorare
le zolle arate, dissetare i boschi inariditi. Se sconvolgete questo ritmo,
non si potrà piú vivere sulla terra!».
Avuta la loro lezione, le quattro
stagioni sbadate da allora in poi furono puntuali e, anche senza la guida
del mago, tornarono al loro allegro girotondo: Inverno, Primavera, Estate
e Autunno.
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