REDAZIONE

 

È possibile a vostro giudizio tracciare un parallelo, un’equazione, tra il “pensiero tradizionale” ortodosso tramandato da Guénon o Panunzio, con uno Steiner o Scaligero, e se sí, come e quali sono le loro posizioni definite rispetto al concetto di ortodossia “religiosa”, ad esempio il magistero della Chiesa cattolica, o per lo yoga scaligeriano rispetto all’advaita vedanta di Sankara?

Giovanni Maria Camillacci

Nel 1981 è ricorso il centenario della nascita di Teilhard de Chardin, detto “il gesuita proibito”, il gesuita filosofo e scienziato evoluzionista. Ero agli inizi della Scienza dello Spirito e leggendo uno dei suoi libri L’energia umana vi ho trovato allora molti punti di contatto. Mi ha colpito in particolare “Il mio Credo”: «Credo che L’Universo sia una Evoluzione / Credo che l’Evoluzione vada verso lo Spirito / Credo che lo Spirito trovi il suo compimento in qualche cosa di Personale / Credo che il Personale Supremo sia il Cristo Universale». Come viene giudicato dalla Scienza dello Spirito questo gesuita e la sua opera? Il suo pensiero è vicino a quello del Dottore? Grazie

Joannes

La Scienza dello Spirito non giudica nessuno, né misura livelli di importanza o paralleli fra un’opera e l’altra: solo indica una Via, da percorrere in autonomia, che si discosta nettamente da quella tracciata da personaggi come Guénon, Panunzio o Teilhard de Chardin. Le parole di quest’ultimo riportate nel citato “Il mio Credo”, ad esempio, si appellano a una fede da accettare senza sperimentare direttamente lo Spirito da cui originano: possono suscitare un umano sentimento di venerazione, ma non ci fanno avanzare di un passo nello sviluppo della nostra interiorità. Rudolf Steiner, nelle sue opere fondamentali, ha indicato come essenziale per la nostra crescita interiore una perseveranza nell’impegno degli esercizi per la formazione dei nostri organi spirituali, in particolare concentrazione e meditazione. Su questi è incentrata anche tutta l’opera di Massimo Scaligero, che insiste soprattutto sulla necessità del superamento del pensiero dialettico. Tale opera, che non può essere definita “yoga scaligeriano” – essendo lo yoga una disciplina adatta esclusivamente a una fisiologia umana antica, molto diversa da quella attuale occidentale – bensí “ascesi del pensiero”, permette di percorrere il sentiero dell’indipendenza dall’oscuro divenire del mondo dominato dagli Ostacolatori nel quale siamo quotidianamente immersi. Una concezione evoluzionista – benché d’impronta spiritualistica – non può aiutarci ad attuare la nostra personale evoluzione, il giusto distacco dalle inclinazioni e dalle passioni, il superamento della maya continua degli eventi. Occorre l’orientamento integrale verso la realizzazione dell’«Io sono»: quel “pensiero libero dai sensi” che solo può farci giungere a riconoscere sia i vincoli del materialismo dialettico o dell’ortodossia tradizionalistica sia le illusorie liberazioni delle esaltazioni mistiche.

Ho un problema che peggiora ogni giorno di piú: la mancanza di tempo. Vorrei riuscire a dedicarmi con calma agli esercizi e alle letture della Scienza dello Spirito, ma al di là del già gravoso lavoro che mi opprime, vengo afferrata continuamente dalle incombenze quotidiane. Sento che per questa ragione anche la salute si deteriora, essendo io sempre affannata a correre dietro a quanto mi viene richiesto. Come uscire da questa spirale?…

Assia Stelcher

Secondo quanto indicato dal Maestro d’Occidente, l’orientamento dell’Io verso l’Arcangelo del Tempo rende possibile percorrere il sentiero della intangibilità e della salute, della realtà oltre la parvenza, il cui senso vero è la calma assoluta, l’impossibilità che il male umano risuoni. Ove manchi tale orientamento, il tempo sembra accelerare: tutto si fa piú rapido, le situazioni sembrano precipitare. Il tempo sembra stringere, gli avvenimenti urgono, le difficoltà, i doveri, gli impegni, le complicazioni si intrecciano e formano un’unica corrente vorticosa. Cos’è questo? È l’appello a essere immobili nell’intima anima, a non essere afferrati. Essere immobili per avere il controllo di tutto il movimento è l’atto della volontà vera: atto eroico di cui quasi nessuno è capace, perché esige la dedizione radicale, il sacrificio vero di sé. Ma il sacrificio, quando è la donazione possente della concentrazione, è lo slancio irradiante dell’Io, identificantesi con l’essenza del suo oggetto, di ogni oggetto: l’identità profonda che non richiede rinuncia o dolore, essendo la spontaneità inarrestabile, capace dell’immersione pura, del movimento assoluto che rimane inalterato nella sua inafferrabilità. Oltre ogni apparente difficoltà, anche per brevi momenti della giornata, è importante riuscire a ritagliarsi brevi ma intesi spazi in cui dedicarsi con volontà e decisione al lavoro spirituale. Questo agirà sul karma e renderà sempre piú ampi i cerchi di quella spirale.

…Mi si offre l’occasione di lavorare presso una comunità di ragazzi handicappati e disadattati. Da quello però che ho potuto constatare in una prima visita all’organizzazione, il modo d’approccio che mi viene richiesto di applicare mi appare in parte lontano da quanto ci insegna l’antroposofia. Mi chiedo se dovrò ritenermi responsabile dell’applicazione di sistemi non adatti a tali già cosí sofferenti individualità.

Stefano Zambon

Vorrei rispondere con le parole di una lettera che Massimo Scaligero scriveva a un suo discepolo, per un caso simile, nel febbraio 1978: «Il còmpito che ti si pone, di donare la tua opera all’assistenza di ragazzi spastici, comunque minorati psichicamente e fisicamente, lo trovo per te importante, come un aiuto che ti viene dal “destino”: perché, svolgendo un simile còmpito, tu sei portato di continuo a unire la tua esperienza interiore con la vita pratica quotidiana: unisci dovere spirituale con dovere sociale. Mi permetto consigliarti di dare tutto te stesso a una simile missione, superando tutte le necessità severe che essa comporta (a cominciare dal triennio di preparazione a cui mi accenni). Quando potrai iniziare il tuo lavoro (ma inizia fin d’ora) scoprirai che il segreto della terapia di questi esseri è la luce interiore del terapeuta: la sua amorevolezza, la sua dedizione, la sua imaginazione. Non ti mancheranno gli ostacoli, perché troverai in atto metodi di cui comprenderai sùbito la non pertinenza, se non l’erroneità. Ma non ti scoraggiare, non urtarti con nessuno, stabilisci legami di simpatia con tutti, accetta i condizionamenti dell’ambiente. Gradualmente, poi, sarai tu che potrai portare modificazioni in esso, mentre d’altra parte gli adolescenti a te affidati avranno con te il loro rapporto personale. Tieni conto che essi sono aiutati soprattutto dalle correnti di forza sottile del terapeuta. Se tu pratichi la concentrazione e la meditazione – secondo il giusto canone – tu continuamente procuri il medicamento per essi, pur obbedendo esteriormente alle regole vigenti».

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In copertina: I Maestri e l’insegnamento
di Maître François «Pitagora e Talete»
L’Aia, Museo Meermanno Westrenianum

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Il trasfigurativo di Sagramora

Poesia
La poesia di Fulvio Di Lieto

"Unicornos"
Il tempo di Michele

«Credo» miniatura di Jean de Joinville (1224-1319)

Dio Padre incoronato e in trono, rappresentato imberbe, sul quale fluttua un vessillo, sorretto da un santo, con la scritta Credo in Deum patrem omnipotentem. Lo circondano angeli con corone. Nella parte inferiore la caduta degli angeli ribelli, che precipitano in un edificio cittadino simbolizzante l’inferno. Il dipinto è nettamente diviso in due parti, come sottolineato dal diverso colore della cornice, per mostrare la dualità Bene-Male, Luce-Tenebre, Cristo-Anticristo. Ai due lati dell’Anticristo sono Ahrimane e Lucifero.

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