Improvvisamente, mentre cenavano, avevano visto emergere dal mare di fronte a Terracina un’enorme luna piena, grande e rossa, che aveva incantato ed emozionato i bambini per tutto il tempo in cui saliva in cielo, diventando sempre piú argentea, e il maschietto era voluto tornare sulla riva per raccogliere quei raggi luminosi che brillavano sull’acqua.
Contemporaneamente, a molti chilometri di distanza, un’altra magnifica luna si levava sul Carso. I due amici procedevano lungo un viottolo ben conosciuto, costeggiando il quale – dato che erano intorno al periodo di San Lorenzo – era loro accaduto di vedere un paio di stelle cadenti che avevano attraversato il cielo disegnando archi repentini. Erano transitati vicino ad uno stagno, circondato di canne ed erbe alte, dove una rana al loro passaggio aveva gracidato, non si sa se per protestare di un eventuale disturbo o per un saluto amichevole.
Avevano continuato seguendo il tracciato che lasciava a margine del sentiero un vecchio e fronzuto tiglio, fino ad un avvallamento – non una dolina – dove il chiarore lunare rendeva argentei i prati verdeggianti cintati da muretti di pietre e gli alberi e i cespugli che facevano da corona. Uccelli e piccoli rapaci notturni si esibivano, di tanto in tanto, nel loro richiamo. A rendere l’atmosfera piú magica, stava sorgendo dal basso una leggera foschia di umido, che sembrava disegnare un portale davanti a loro. Quello dei due che camminava avanti aveva allora chiesto all’altro di fare silenzio e guardare, lasciarsi riempire dell’immagine e cogliere la profonda moralità che stava loro di fronte come pensiero degli Dei. Poi gli aveva detto che la moralità era quella perché non poteva essere diversa, e perché la bellezza era la sua inevitabile veste, in quanto il silenzio era la naturale posizione di colui che poteva guardarla. La libertà dell’uomo è la prosecuzione della moralità della Natura. Non rubi e non menti perché questo costituirebbe una stonatura dolorosa e non perché qualcuno ti dice che non si deve fare. Fintantoché, però, non viene raggiunto quel livello, sarà necessario seguire le regole dettate da coloro i quali, da tempi antichi, hanno avuto la intuizione morale e l’hanno racchiusa nelle leggi che conosciamo.
Qui sulle alture un uomo parla ad un altro giovane uomo ed è una forma di saggezza data dall’età, dalle disillusioni che nascondono ancora una speranza, la conclusione di una vita di esercizi e di studi. Là sul mare la meraviglia di vedere una giovane vita, però tanto antica, cogliere i raggi di luna: un maestro in forma di bambino attinge direttamente, con le sue manine, a quei raggi di saggezza perenne e la sua moralità non ha bisogno di parole: è in atto, è tra le sue dita. Eppure anche lui dovrà misurarsi con questo mondo profano ed avrà forse bisogno, un giorno, come Parsifal, di allontanarsi dalla casa materna per iniziare la sua Cerca e donarla all’umanità. Allora le sue mani colme di saggezza apriranno la porta e lui muoverà i suoi passi in mezzo alla foresta dove il buio riesce a nascondere la luce ed è facile smarrirsi. Vogliano gli Dei che vi siano al mondo ancora cavalieri da mettere al suo fianco per proteggerlo, una mano sulla spada e l’altra sul cuore. Perché questo è un mondo ormai infero, dove quanto tenta di essere può venir coperto, allontanato, rimandato. Col nemico che spesso ha il volto del cattivo ma, quando vuole vincere davvero, ha quello dei buoni.

Marco Allasia

Immagine: Edvard Munch – Chiaro di luna

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