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- In tempi in cui molti discettano
di spirito e spiritualità, esercizi esoterici ed esperienze occulte,
ma ben pochi in realtà operano concretamente, è certamente
positivo che vi siano persone che, invece, si dedicano ad una seria disciplina
ascetica. Qualunque essa sia: perché, anche se non fosse la piú
corretta, se viene seguita fino in fondo, se viene portata fino alle ultime
conseguenze, non può che portare alla verità.
- Però, bisogna comprendere
che l’azione spirituale deve essere indiretta, sempre indiretta, a differenza
di quanto fanno certi ricercatori. Il fatto è che comunque ci si
muova, si muove l’ego. È come se il proprio corpo fosse avvolto
in una pellicola plastica che, ad ogni movimento, si muove con l’interessato.
Non si può uscirne mediante un’agitazione inconsulta, un’eccitazione
animica o in una forma di eretismo mentalizzato: si resterebbe comunque
avvolti nella pellicola. L’unica è l’azione indiretta che costringa
l’ego in un punto, che l’inchiodi e lo tenga fermo, per cosí dire.
Quindi, l’unione del pensare con il volere che crea il varco al sentimento,
il piú vasto e liberatore (vedi la prima meditazione data da Massimo
Scaligero in “Tecniche della concentrazione interiore”). Le altre
soluzioni sono ingenuamente o volutamente (per chi vuol prendersi in giro
o rimanere quel che è o compiacersi di se stesso) illusorie.
Immagine: «La via dell’ascesi» di Guy
Le Verre, Montségur
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