Frederik Van Eeden (Haarlem, 1860-Bussum, Amsterdam, 1932) non è un personaggio facilmente inscrivibile in una precisa categoria, come l’intelletto razionale pretenderebbe. Infatti, fu un uomo sfaccettato e poliedrico: medico di professione e psichiatra – il termine “psicoterapia” fu utilizzato per la prima volta da Van Eeden nel 1889 per descrivere un metodo di cura basato sull’intervento delle funzioni psicologiche – ma anche scrittore e letterato, ebbe a cuore la questione sociale per la quale, in modo concreto, tentò delle soluzioni tanto generose quanto sfortunate.
La sua attività culturale lo vide tra i promotori della rivista «Die nieuwe Gids» (La nuova guida), organo del cosiddetto “Movimento del 1880”, che portò la letteratura olandese a rinnovarsi e l’elevò al rango delle consorelle europee.
L’animo sensibile ed il carattere insofferente condussero Van Eeden, come molti intellettuali del suo tempo, ad entusiasmarsi per le nuove idee di socialismo, viste come un modo di por fine alla dolente povertà che affliggeva vasti strati delle popolazioni cittadine. Alla fine del XIX secolo, le città dell’Europa erano grigi e fuligginosi centri industriali. Per i ceti meno abbienti la vita era grama ed amara. Studente nella città di Amsterdam, Frederik Van Eeden provò orrore per la degradazione che vide, ed essendo uomo di molti talenti scrisse saggi e romanzi circa la situazione difficile degli operai, lavorò duro per migliorarne il destino e, infine, diffuse le idee del socialismo.
Nel 1921, neofita del cattolicesimo, Van Eeden non si accontentò dei problemi estetici, ma continuò a perseguire ideologie etico-sociali. Ne risentí la sua opera letteraria, copiosa ma ineguale, che abbraccia ogni genere: dalla lirica al saggio critico, dal dramma alla narrazione. Ellen, een lied van de smart (Un canto del dolore, 1891) rivela l’influsso dell’Epipsychidion di Shelley; nei numerosi lavori teatrali ora domina l’atmosfera della tragedia e del mistero, ora guizza la satira sociale. Piú vicino a noi, grazie anche alla traduzione italiana delle edizioni Tilopa, è il narratore di De kleine Johannes (Il piccolo Giovanni, 1886, parte I), fine studio dell’evoluzione dell’anima infantile che si affaccia alla vita. Di buon livello sono in genere i racconti, in cui l’autore si lascia guidare dalla fantasia e dal sogno, dimenticando preconcetti e problemi; allora, in una prosa chiara e suggestiva, emerge il poeta, attento alle fiabe e alle leggende della sua stirpe.
In campo medico Van Eeden mise a punto una riuscita pratica di psicologia. Sintetizzò tutto il suo studio nella conclusione che la città finiva per erodere il rispetto della gente per se stessa e per gli altri: si convinse che la vita in campagna ne avrebbe migliorato la salute fisica e mentale. Ancora, credette che la vita in comune presso una fattoria avrebbe reinfuso rispetto per la natura e per l’onesto lavoro di uomini e donne. Nel 1898, nei sobborghi della città di Bussum insediò la colonia di Walden, che chiamò cosí dal titolo del libro dello scrittore americano Henry David Thoreau: Walden, o vita nelle foreste (1854). La Comunità di Van Eeden attrasse la gente piú disparata, da artisti e scrittori ai suoi propri pazienti. La miscela non era favorevole alla riuscita delle coltivazioni, e le discussioni finirono per prevalere. Van Eeden non fu una guida efficace nella Comunità. Fu contraddittorio nella sua gestione e quando la pressione diventava troppo grande, spariva per settimane intere. La colonia sperimentò alcuni successi, infine fallí e Van Eeden fu costretto a concludere il suo esperimento.
Walden resistette per sette anni. Quella di Van Eeden fu una delle molte colonie socialiste fondate durante quel periodo tumultuoso. L’idea che animò il progetto fu che i redditi della terra sarebbero stati distribuiti ugualmente fra tutti i coloni al fine di eliminare le differenze fra i ricchi e i poveri. Queste comunità furono create per reazione agli effetti di disumanizzazione dell’età industriale. Fu un tentativo di riprendere l’innocenza e la bellezza della vita rurale che era sparita per sempre, o che forse mai era realmente esistita. La gran parte affondò, e lo sforzo socialista di restituire la dignità alla gente e al lavoro rimane, ancor oggi, un sogno utopico per le aspirazioni di molti, tanto che ogni anno arriva gente da tutto il mondo per visitare il luogo del podere originale e particolarmente la piccola capanna di Van Eeden. A Walden, Frederik Van Eeden scrisse il suo notevole libro Van de che il koele meren i doods del des (Dei laghi freddi della morte).
Il poeta e psichiatra olandese fu il primo a indagare seriamente e sistematicamente la condizione di essere addormentati e di sognare. In Uno studio sui sogni (pubblicato negli Atti della Società per la ricerca psichica, vol. 26, 1913), Eeden ha comunicato estesamente le sue osservazioni e teorie dei sogni e del sognare.
Frederik Van Eeden per primo usò il termine “lucido” per intendere la chiarezza mentale. In un certo senso questo è quello che è il sognare lucido: la capacità di sapere effettivamente quando si sta sognando. La lucidità comincia solitamente nel mezzo di un sogno. Tuttavia, la qualità della lucidità può variare notevolmente. Quando la lucidità è ad un livello elevato si sa che tutto ciò che si sperimenta nel sogno sta presentandosi nella mente e che si è addormentati a letto.
Per la verità, il primo ad aver tramandato la nozione di sogno lucido entro la cultura occidentale è stato Aristotele, secondo il quale colui che sogna cade nell’illusione di interpretare le immagini di sogno come fatti reali. Il sognatore avrebbe, però, la possibilità di rendersi conto, attraverso le sensazioni fisiche esterne, di essere addormentato e da ciò inferire di star sognando. È interessante notare come il fenomeno fosse noto sin dagli albori della cultura cosiddetta occidentale, in particolare al filosofo passato alla storia come l’emblema di quel metodo di conoscenza chiamato scientifico.
Gli insegnamenti circa i sogni lucidi rappresentano, tuttavia, uno dei sei argomenti (o leggi, o yoga), attribuiti a Naropa, il maestro di buddismo tantrico dell’undicesimo secolo dopo Cristo. Naropa trasmise i sei yoga, incluso quello riguardante il sogno lucido, a Marpa, che introdusse questa conoscenza in Tibet. Attraverso l’esercizio gli adepti divengono capaci di controllare i propri sogni a piacimento, decidendo quando cambiare sogno e cosa visualizzare in sogno. Tale pratica avrebbe lo scopo di far sperimentare l’illusorietà dei propri contenuti onirici al fine di portare tale sensazione di illusorietà anche nello stato di veglia.
Nel dodicesimo secolo si trovano tracce della conoscenza dei sogni lucidi nella cultura islamica. Si ritiene che Ibn El-Arab, importante maestro sufi, affermasse che «una persona deve controllare i pensieri in un sogno. Lo sviluppo di questo stato di allerta porterà grandi benefici all’individuo. Tutti dovrebbero applicarsi per raggiungere questa capacità di cosí grande valore».
Nel tredicesimo secolo S. Tommaso d’Aquino menzionò i sogni lucidi aggiungendo che questi hanno luogo in special modo «verso la fine del periodo del sonno, negli uomini sobri e in quelli che sono dotati di grande immaginazione», cosa poi confermata dalle esperienze di Van Eeden e di tutti coloro che, successivamente, hanno osservato come i sogni lucidi avvengano quasi esclusivamente durante le prime ore del mattino. Van Eeden tenne due diari in cui annotò in uno le esperienze del giorno, mentre nell’altro descrisse i suoi sogni. In questo modo cercava di vedere se i suoi sogni avevano qualche cosa a che fare con la sua vita quotidiana. Nel suo diario di sogno (ora pubblicato) si può leggere come ha provato a diventare lucido nel sogno e come ha esplorato il suo mondo onirico. Egualmente fece esperimenti per vedere se le cose si comportassero diversamente in un sogno piuttosto che nella realtà. Provò anche ad avere esperienze paranormali nei suoi sogni lucidi, e con successo ebbe contatti con la figlia defunta di un amico.
Frederik Van Eeden osservò che la consapevolezza di sé nel sogno è innescata spesso dal sognatore che nota un certo caso impossibile o improbabile nel sogno, quali il volo o incontri con i defunti. A volte il fenomeno avviene senza che si noti alcun indizio particolare nel sogno; si realizza proprio improvvisamente che si è in un sogno. La definizione di base di sognare lucido richiede nient’altro che diventare cosciente che si sta sognando. Tuttavia, la qualità della lucidità può variare notevolmente. Quando la lucidità è ad un livello elevato, si è informati che tutto ciò che si sperimenta nel sogno sta presentandosi nella mente, che non vi è pericolo reale e che si è addormentati a letto e ci si sveglierà presto. Con la lucidità a basso livello si potrà sapere fino a un certo punto che si sta sognando, forse abbastanza per volare o altro che si sta facendo, ma non abbastanza per rendersi conto che le persone sono rappresentazioni di sogno, o che non si possono subire danni fisici, o che si è realmente a letto.
Van Eeden cominciò a studiare i suoi propri sogni dal 1896. Nel 1898, iniziò a tenere un resoconto separato per un genere particolare di sogno, che gli sembrava piú importante. Nel momento in cui scriveva Uno studio sui sogni, aveva raccolto circa 500 sogni, di cui 352 di genere particolare (cioè, sogni lucidi). Mentre sperava di usare il materiale che aveva accumulato come base di ulteriori studi scientifici sui sogni, in primo luogo condensò le sue idee in un romanzo chiamato La trama dei sogni. La forma fittizia gli permise di occuparsi liberamente degli argomenti delicati, e presentava anche il vantaggio di esprimere idee piuttosto insolite in un modo meno aggressivo: esotericamente, per cosí dire. Eppure, volle esprimere queste idee anche in una forma che farà appello piú direttamente alla mente scientifica. Di conseguenza, scrisse Uno studio sui sogni, che fu presentato alla Società per la ricerca di psichica. Van Eeden sostenne che l’articolo era soltanto un abbozzo preliminare, un breve annuncio di un lavoro piú vasto, che sperava di potere ultimare durante gli anni successivi.
Sulla base dei suoi sedici anni di esperienza ed osservazione personali, Van Eeden distinse nove generi differenti di sogni – il sogno iniziale, i sogni patologici, i sogni ordinari, il sognare vivace, i sogni simbolici o di derisione, le sensazioni generali di sogno, i sogni lucidi, i sogni demoniaci, l’errato risveglio (Phantasma) – ciascuno dei quali presenta un tipo ben definito. Ci sono naturalmente forme e combinazioni intermedie, ma i distinti tipi possono ancora essere identificati nella loro mescolanza. Frederik Van Eeden era convinto che i sogni non siano puramente arbitrari e che dietro ad essi ci debba pur essere un certo genere di ordine scientifico. «Negare può essere giusto o pericoloso e fuorviante, come accettare», diceva.

Franco Cavaliere

Immagini:
– Frederik Van Eeden con la moglie Martha
– Il Maestro tibetano Naropa (1016-1100), studioso dei “sogni lucidi”, discepolo di Tilopa

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