SOGNI E SEGNI

Ora dobbiamo parlare di un’esperienza tipica del sogno, la quale di solito viene trascurata dalla psicologia ufficiale. Questa speciale esperienza può essere espressa cosí: nel sogno si sogna di svegliarsi. È da notare in particolar modo che questa esperienza è del tutto verosimile. Dapprima l’anima è immersa in un sogno qualunque; poi prova la sensazione del risveglio. Chi passa per questa esperienza, si ritrova nel suo letto e vede intorno a sé quell’ambiente che gli è ben familiare. A questo punto subentra però qualcosa di grave, di pauroso. Egli ha l’impressione che un pericolo imminente incomba su di lui. Protende affannosamente la mano verso il bottone della luce, ma per quanto lo prema la stanza non si rischiara. Cosí gli sorge l’idea che la corrente sia interrotta e allora si mette a frugare nel cassetto del comodino per cercarvi dei fiammiferi. Riesce a trovarli, ma sono umidi e non s’accendono. E intanto il pericolo e l’affanno crescono a dismisura. Egli ode dei passi. Qualcuno è entrato nella sua abitazione. Chi sarà? Un ladro? Un assassino? Un demone? Ecco, la maniglia s’abbassa, la porta s’apre, l’informe pericolo avanza implacabile... e succede il risveglio. Questa volta si tratta del vero risveglio. Esso ha però una sfumatura particolare, è meno netto, meno sensibile. Tra il prima e il poi, tra il sogno e il risveglio, c’è continuità d’ambiente, c’è quasi continuità di coscienza, e talvolta c’è perfino continuità di avvenimenti. Perché accade talvolta che uno sogni di essere sveglio nel suo letto e di veder entrare nella stanza la moglie col vassoio del caffè e latte e quando si sveglia la sua cara è davvero davanti che gli porge la prima colazione.
Questi sogni del risveglio possono ripetersi a intervalli piú o meno regolari, talvolta con insistenza. La situazione che rappresentano è sempre altamente verosimile con vicende drammatiche. Chi li esperimenta, deve alla fine dirsi: «Mi sono sognato di essere sveglio, ma in realtà non era che un sogno. E tuttavia anche nel sogno una specie di risveglio c’è stato: la mia coscienza è aumentata».
Vedete, proprio in ciò sta l’essenziale di questo genere di sogni, in quanto graduale accrescimento di coscienza che alla fine colpisce e scuote l’anima. Il sogno stesso provoca questo aumento di coscienza con arte da maestro. Ci pone in situazioni tali che hanno perfetta attinenza con la realtà, che spesso sono come una profezia di ciò che deve accadere. Una persona, per esempio, si è proposta di recarsi l’indomani dal medico. Durante la notte sogna di trovarsi nell’ambulatorio di quel medico e ciò con estrema vivacità e naturalezza. Il sogno, pur essendo sogno, si differenzia dagli altri sogni per la maggior partecipazione dell’anima.
Cosí, poco alla volta, chi passa attraverso queste esperienze, comincia a fare una distinzione nel mondo dei suoi sogni. Egli divide i sogni soliti da quelli in cui la sua coscienza subisce un lieve aumento. È molto lontano dall’essere coscienza di veglia, ma non è piú coscienza di sogno.
Dopo che il sogno stesso è stato il primo “risvegliatore” di questa coscienza, l’anima stessa comincia a lottare per mantenerla e per aumentarla. È una lotta altamente drammatica che dura a lungo, con alterne vicende, con moltissime sconfitte e con rare vittorie, ma appunto perciò piú preziose per l’anima.
Vogliamo ora mostrare i mezzi di questa lotta. Il nostro Mario Bianchi è immerso nel sogno. Improvvisamente ha l’impressione che la sua coscienza rimonti a galla. Egli si dice: «In questo momento io sogno e so di sognare. E questo sapere di sognare non è un sogno nel sogno, non è una illusione nell’illusione. Lo dimostra il fatto che io ho la coscienza della mia personalità».
E qui comincia l’aspra lotta. Il sogno prosegue il suo corso. Mario Bianchi per mantenere la sua cocienza comincia a compitare: «Io mi chiamo Mario Bianchi. Sono nato a Roma il 1° gennaio 1900. Faccio di professione l’impiegato statale». Chiama alla sua coscienza altre caratteristiche della sua personalità, ma non può continuare a lungo. Il sogno è piú forte di lui e finisce col riassorbirlo.
Altre volte avviene che Mario Bianchi, trovandosi in questa condizione di sogno, faccia ricorso all’intimo contenuto della sua anima. Per mantenere la coscienza chiama in aiuto non piú la sua personalità esterna, ma gl’impulsi religiosi piú profondi. Nello stato di sogno comincia a pregare. Non sempre, s’intende, ma soltanto in quella del tutto speciale condizione di sogno che ora stiamo esaminando. E tuttavia egli può dire a se stesso: «Posso pregare tanto da sveglio quanto da dormiente. Cosí ho stabilito il primo precario ponte tra coscienza di veglia e coscienza di sogno». Ben s’intende che se il signor Mario Bianchi ha fatto degli esercizi esoterici per progredire nella conoscenza, s’accorge che per mantenere la sua coscienza durante quello stato speciale di sogno di cui ora stiamo parlando può ricorrere al contenuto delle sue meditazioni. Gran parte della sua coscienza di veglia si spegne nel dormire, ma quella parte di essa che è stata fortificata dalle meditazioni ricomparisce - dapprima soltanto per brevi momenti - durante lo stato di sogno. Con ciò si presenta un fatto del tutto nuovo. La coscienza oggettiva si congiunge con la coscienza soggettiva, la percezione dei sensi con la visione delle immagini, e l’anima esperimenta un modo di essere che prima le era del tutto sconosciuto.
Cerchiamo di descrivere ciò nella sua concretezza. Si sogna, per esempio, di essere sulle ali di un grande uccello il quale ci trasporta con sé nel suo volo. E mentre si esperimenta questa immagine si sa ch’essa nasce in parte dal corpo astrale che si è messo in moto e in parte dal corpo fisico che giace su di un piumino. Oppure si sogna di essere assaliti da un cane che ci morde la mano destra, e si sa nello stesso tempo che quella bestia è la oggettivazione di una nostra cattiva passione, e che ci morde la mano perché con quella mano noi abbiamo fatto durante la giornata un gesto indecoroso.
Col raggiungimento di questo affatto speciale modo di essere che unisce la coscienza degli oggetti con la coscienza delle immagini, l’anima ha compiuto il primo gradino della sua ascesa. Ora può ricevere con coscienza le primissime impressioni del Mondo Spirituale.

Fortunato Pavisi (3. Fine)

Immagine: Raffaello «Il sogno del cavaliere» tempera – National Gallery, Londra 1504

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