La
storia accelera i tempi
Per quanto poco sensibile sia
l’uomo del presente a quella grande realtà spirituale che chiamiamo
evoluzione umana, non può tuttavia non accorgersi che da qualche
secolo a questa parte il moto evolutivo si è fatto piú rapido
e che la storia, per cosí dire, sta accelerando i tempi. Se confrontiamo
tra di loro due secoli contigui qualsiasi di un’epoca passata, per esempio
il XIV e il XV dell’era cristiana, abbiamo come l’impressione che lo scorrere
del tempo non avesse avuto allora grande importanza. Il passaggio da un
secolo all’altro muta di poco il contenuto delle anime e ancora di meno
le condizioni esteriori della vita.
Nell’epoca nostra invece ogni
decennio che passa imprime un’orma indelebile nelle anime degli uomini
e nella configurazione esteriore della vita. In meno di cento anni l’umanità
ha assistito alla comparsa della locomotiva, dell’automobile e dell’aeroplano,
e le sue abitudini sono state conformate in modo del tutto diverso dall’illuminazione
elettrica, dal cinematografo e dalla radio.
Ciò induce a concludere
che la storia non scorre con moto uniforme, ma che essa anzi varia i tempi
del suo andare. Possiamo dividere tutta l’evoluzione umana in due immense
epoche, non solo storiche ma addirittura cosmiche: prima e dopo la comparsa
del Cristo sulla Terra: il mistero del Golgotha rappresenta difatti il
punto centrale dell’evoluzione umana. Questa ha avuto inizio su Saturno
e avrà termine su Vulcano nel piú lontano avvenire. Il tempo
ha avuto principio circa a metà del ciclo di Saturno e avrà
fine a metà del ciclo di Vulcano. Prima e dopo c’è l’eternità.
L’andatura del tempo è stata rapidissima su Saturno e poi è
andata progressivamente diminuendo fino al nostro attuale ciclo terrestre
e al suo avvenimento centrale: il Golgotha. Da questo punto in poi l’evoluzione
accelera il suo processo e questo alla fine sarà cosí rapido
come fu al principio.
I quindici secoli che stanno prima
e dopo l’avvento del Cristianesimo sono i piú lenti di tutti. E
poiché le nostre comuni nozioni storiche e scientifiche non vanno
al di là di questo tempo, noi ci formiamo di solito un’idea inesatta
e grossolana delle condizioni dell’umanità nel lontano passato e
nel lontano avvenire, e troviamo difficile la comprensione dei fatti che
si rivelano all’indagine superiore della Scienza dello Spirito. La Scienza
dello Spirito estende difatti la sua ricerca a cicli evolutivi remotissimi
nel passato e nell’avvenire, ad epoche cioè nelle quali la corsa
del tempo è incredibilmente veloce se confrontata alla relativa
lentezza con la quale si svolgono oggi sulla Terra i processi storici e
naturali. La scienza nel computo delle ere geologiche e delle età
della Terra parla di milioni e addirittura di miliardi di anni; ciò
è un errore grossolano che deriva appunto dal fatto che non si tiene
conto che il tempo non cammina sempre con lo stesso moto, e che in determinati
momenti i rivolgimenti naturali assumono il ritmo di vere e proprie rivoluzioni.
È compito nostro oggi di
parlare della sesta epoca di cultura postatlantica, di quell’epoca cioè
che vedrà l’alba poco dopo la metà del quarto millennio.
Nell’insieme dell’evoluzione terrestre, quella non è poi un’epoca
tanto lontana dalla nostra, poiché ne siamo separati da poco piú
di sedici secoli. Si può dire che ne siamo lontani nel futuro soltanto
di quanto la civiltà di Atene e di Roma è lontana da noi
nel passato. Ma è appunto questa relativa vicinanza che potrebbe
farci cadere nell’errore e darci il convincimento che in sedici secoli
il mondo non vedrà grandi cambiamenti. La famosa frase di Salomone:
«Nihil sub Sole novi» (niente di nuovo sotto il Sole) era appunto
valida per il tempo nel quale quel grande re viveva. Nella sesta epoca
di cultura ci sarà qualcosa di nuovo sotto il Sole. Noi vediamo
che la storia accelera i tempi. L’osservazione di questo fatto può
aiutarci a comprendere quanto la Scienza dello Spirito ci rivela dell’avvenire
incontro al quale muoveremo con passo sempre piú rapido.
Mutamenti
storici e geografici prepareranno l’epoca nuova
Non soltanto
l’uomo sarà un essere nuovo e completamente diverso da quello
che è oggi durante la sesta epoca, ma anche la stessa Terra avrà
nel contempo cambiato la sua faccia. L’uomo ha ben poco modo, in una incarnazione,
di accorgersi della graduale metamorfosi dell’aspetto fisico della Terra.
La scienza parla però di forze endogene ed esogene che agiscono
nell’interno ed all’esterno del globo terrestre e configurano i continenti,
gli oceani, il rilievo geografico in modo sempre diverso. Pensiamo che
poco piú di diecimila anni prima dell’epoca cristiana l’Europa settentrionale
viveva la sua epoca postglaciale, e che nello stesso tempo il deserto del
Sahara era coperto da una rigogliosa vegetazione. Alcune città della
penisola italiana, che ancora verso il Mille erano lambite dalle onde del
mare, ora sorgono molti chilometri dalla costa. Questo è, per esempio,
il caso di Ravenna.
Il mare
Mediterraneo è destinato a sparire in un’epoca relativamente non
molto lontana. L’Europa meridionale tende già ora a trasformarsi
in deserto. Molto prima che cominci la sesta epoca, il vecchio continente
europeo si sarà cambiato in una parte del mondo desolata e abbandonata.
Perciò i popoli europei migreranno verso oriente, sia a nord attraverso
l’immensa Siberia, sia a Sud cercando le vie che conducono all’Oceano Indiano.
Questa migrazione,
che principierà a delinearsi alla fine del terzo millennio, sarà
determinata anche da un fatto storico di primaria importanza: l’assalto
della razza gialla al cuore dell’Europa. Per tal modo, il presente stanziamento
delle due razze, la bianca e la gialla, subirà una specie d’inversione.
Accenniamo a ciò solo di sfuggita; preferiamo piuttosto insistere
sul fatto che la sesta epoca di cultura si svolgerà molto ad oriente
degli Urali; si può anzi immaginare che le sue piú grandi
metropoli sorgeranno sulle rive asiatiche dell’Oceano Pacifico.
Immagine:
Il segreto dell’evoluzione: l’albero della vita – Stampa colorata
a mano del secolo XIX
|