METAFISICA

La forza vitale è come un Sole, al cui calore l’organismo umano germoglia come un fiore: a partire dalla fecondazione nascono gli organi come foglie verdi sul gambo di una pianta, e dopo la nascita l’individuo si sviluppa in altezza, potenza e solidità terrena sull’onda della forza materna della natura.
La bellezza acerba degli adolescenti è il frutto piú prezioso di questa forza solare di crescita che attorno ai ventun anni raggiunge il suo apice e comincia lentamente a defluire. Non per questo l’uomo cessa di crescere. A partire da quel momento, sulla forza vitale deve però innestarsi una seconda forza, la forza virile dell’esercizio spirituale.
La disciplina spirituale accende nell’uomo una nuova fonte di calore, che fa germogliare gli organi dell’anima e i sensi spirituali, mentre continua a potenziare l’organismo fisico. Nel cuore di un giovane ventenne dovrebbe risuonare immensamente la gratitudine per la forza della natura che lo ha fatto crescere, cosí come per sua madre che gli ha dato il latte. Tale gratitudine ispirò meravigliosi versi plastici al poeta latino Lucrezio, che nell’esordio del suo poema sulla Natura celebrò l’ “Alma Venus”, la dea Venere “datrice e accrescitrice di vita”. La gratitudine per la forza materna della natura alimenta a sua volta una ferrea volontà e suscita la forza maschile dell’esercizio spirituale, che forgia in una crescita che non conosce termini l’organismo animico e spirituale dell’uomo.
I sette anni tra i ventuno e i ventotto sono gli anni fondamentali per la formazione interiore. Attraverso la Scienza dello Spirito il giovane conosce le forze nascoste dell’anima, apprende le corrispondenze magiche tra l’uomo e il kosmos, riceve le chiavi dello sviluppo della personalità. Dopo il silenzioso addestramento di quegli anni egli è pronto al comando. Può inserirsi nella società e introdurre in essa le conoscenze e i poteri che cominciano a germogliare nella sua anima.
Tutta una serie di impulsi portano oggi il nostro mondo a riscoprire l’antica idea della reincarnazione. Anzitutto il diffondersi nelle menti piú sveglie della saggezza dell’antica India e dei suoi capolavori spirituali come la Bhagavad-Gita. Quindi il ripetersi di episodi curiosi, come quello di persone ipnotizzate che ricordano la loro infanzia, la loro venuta al mondo e qualcosa di ancora precedente... L’ipnosi è una pratica maldestra, e chi la pratica si abbassa al livello degli stregoni tribali; coloro che la subiscono dimostrano invece di essere malati. Perché oggi nessun uomo sano è ipnotizzabile. Per definizione. Dunque non può farci piacere che una grande idea dell’umanità riemerga per queste strade. Ma ci è giunta voce che in India alcuni studiosi seguono un metodo piú simpatico. Essi semplicemente interrogano i piú piccini. E i bambini indiani – che conservano una maggiore memoria – talvolta descrivono la vita precedente, la città e la casa di un tempo con una precisione che addirittura si presta a verifiche.
L’idea della reincarnazione riaffiora nell’intelligenza dell’occidentale moderno come il ricordo di una persona cara di un tempo dimenticato. Del resto, Pitagora e Platone avevano insegnato ai Greci questa dottrina. Ed Erodoto la attribuiva ai Sacerdoti egizi. I Druidi la insegnavano ai giovani guerrieri celti affinché – osservava Cesare con spirito pratico – fosse loro piú lieve la morte in battaglia.
Il guaio è che la curiosità per le vite precedenti suscita tutta una serie di stravaganze e di casi umani. Tanta gente che si crede Napoleone e mai nessuno che sia stato uno sguattero... La curiosità per la veste passata dell’anima è comprensibile, anzi è giusta. La risposta ad essa è piú vicina di quanto si pensi: basta osservare i fatti che ci vengono incontro nella vita quotidiana, per risalire agli atti che abbiamo compiuto in passato. Perché la vita precedente gira nel presente come la chiave nel buco della serratura.
La dottrina della reincarnazione, che ha anche aspetti terribili e poco consolatori, ha un senso se ci induce ad amare la nostra vita in tutti i suoi aspetti. Tutto ciò che ci accade, noi lo abbiamo voluto. Per motivi che segretamente sono chiari anche quando apparentemente sono dolorosi.
La dottrina della reincarnazione è uno dei modi piú forti di “dire di sí alla vita”.
A partire dalla fine dell’Ottocento, forse come effetto visibile di una trasformazione spirituale, si manifestano i segni di un nuovo inizio di “culto solare”. Riappaiono simboli solari come la croce rotante dapprima in Inghilterra poi anche in Germania. Nascono movimenti giovanili come quello dei Wandervogel, che attraverso le escursioni nei boschi e la vita da campo cercano di rinnovare le forze vitali dell’uomo a contatto con i grandi elementi della natura.
Ma quando si avanza tra le verdi brughiere e lungo i sentieri che costeggiano i monti, è il Sole che in alto fa da guida, ed esso appare come il simbolo piú possente della divinità. Per questo era sacro ai ragazzi il Solstizio d’estate, quando il Sole comprime col massimo della sua forza lo spazio delle tenebre. Essi attendevano con fuochi accesi nella notte l’aurora del trionfo di luce.
Una immagine del pittore Fidus esprimeva al meglio i sentimenti di quella gioventú: essa raffigurava un adolescente su una roccia, vestito di luce, che tendeva le braccia al Sole. Ma quando gli uomini volgevano il loro desiderio al disco del Sole, una sorta di nostalgia si impadroniva delle loro anime. La nostalgia di una terra perduta e di una stirpe solare. Per questo nella prima metà del XX secolo fioriscono gli studi esoterici sulla Thule e sulla razza iperborea. E uno studioso latino riesce a mostrare come, dai Toltechi ai Cinesi, sia ovunque vivo il ricordo di una primordiale patria di luce nel Nord.
Nostalgie, sentimenti di venerazione, impulsi a cercare nella natura la luce dello spirito. Rudolf Steiner volle porre il sigillo del pensiero su questi moti confusi dell’animo quando parlò dell’ “Arcangelo solare” che aveva preso per mano l’umanità e come una guida le indicava il cammino.
Non abbiamo motivi per temere l’eclissi di questo movimento solare. Perché quando gli antichi veneravano il Sole a lui riferivano l’attributo di lnvictus: invincibile Sole.
La forza solare agisce nel cuore degli uomini. Quando in inverno la luce del giorno è cosa fragile, la volontà d’azione dell’uomo riscalda internamente il suo corpo.
A partire dagli anni Cinquanta del XX secolo, le forze tradizionali che per secoli avevano orientato l’Europa si esauriscono definitivamente. Le Chiese perdono quel potere di suggestione rituale attraverso il quale guidavano le coscienze. La nobiltà, persa tra un drink e un party, si fa esangue. E gli ultimi príncipi regnano solo nei pettegolezzi dei rotocalchi. Anche la famiglia appare sorpassata, come un vecchio focolare che ormai tutti trovano fastidioso riaccendere.
Ma non bisogna piangere troppo sulle cose vecchie: l’importante è che alla morte si intreccino nuove nascite. Perché “ciò che il bruco chiama fine del mondo, il mondo lo chiama farfalla”. Quando, a partire dagli anni Cinquanta, il declino della Tradizione e il tramonto dell’Occidente si consumano, già albeggia una nuova aurora di civiltà. Chi ha la vista dell’aquila può averne già intuito i caratteri:
  • In luogo della fede dogmatica sorge una nuova spiritualità fondata sull’esperienza e sulla libera evoluzione individuale.
  • La scienza della natura esce fuori dal suo guscio materialistico e diventa Scienza dello Spirito. L’occhio vigile dello scienziato comincia a vedere nel mondo esteriore e nei processi del corpo fisico bagliori di vita divina.
  • Attraverso lo sviluppo delle facoltà interiori nasce dalle giovanili generazioni dei popoli una nuova classe dirigente.
  • Attraverso una nuova scienza dell’educazione, fin dalla culla sono trasmessi impulsi di forza vitale e di luce.
  • Ma che ciò debba accadere “necessariamente” non è scritto da nessuna parte. Sta a noi, nello sconvolgimento di popoli del nostro tempo, vegliare affinché molte forze che credevamo perse in un passato tenebroso non riemergano oggi per uccidere i germogli del futuro.

    Alfonso Piscitelli (3. Fine)

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