REDAZIONE
Sulla rivista di marzo, nell’articolo “Filadelfia”, si parla della VI epoca di cultura, della profonda scissione tra umanità micaelita e arimanica e della guerra di “tutti contro tutti”. E proprio questo è il punto: ma se sarà una guerra di tutti contro tutti, sembra di capire che anche i “buoni” lotteranno, contro i buoni e contro i “cattivi”, senza scampo. Ma che senso ha? E l’azione del Cristo che lentamente si effonde su tutta la Terra non varrà a nulla? Ma allora è il fallimento completo dell’esperimento-uomo! Si può chiarire questa previsione della Scienza dello Spirito?…

Aurora Rosmini

La guerra delle schiere michaelite contro quelle degli Ostacolatori preconizzata da Rudolf Steiner, e che piú che di “tutti contro tutti” è stata da lui definita dell’“Uno contro tutti”, è già cominciata, e ne possiamo scorgere intorno a noi i segni drammaticamente evidenti. È una lotta che impegna a fondo, oltre ai Nemici di sempre, Lucifero e Ahrimane, anche il terzo, il piú temibile, l’“Anticristo”. I tre combattono, ognuno con le proprie armi, per il possesso del “cuore” dell’uomo, per impedire cioè il regolare sviluppo delle sue parti superiori, per mezzo delle quali gli sarà possibile realizzare la nascita dell’“Unigenito”, del Sé cristificato: colui che andrà a formare, con la schiera dei fratelli, la decima Gerarchia. Molti uomini si renderanno facili prede delle entità asuriche, ahrimaniche e luciferiche, e si presteranno, da succubi, a sferrare attacchi d’inaudita ferocia contro i seguaci del Cristo. I quali però a loro volta riceveranno aiuti possenti dal Mondo spirituale, e procedendo nell’evoluzione trasformeranno gradualmente, oltre alla propria interiorità, anche il proprio aspetto fisico. La divisione dei due schieramenti sarà allora anche visibile esteriormente. Non ci sarà bisogno di uniformi, stendardi e gagliardetti: basterà guardare in volto una persona per comprenderne l’appartenenza. Già all’inizio di questo millennio cominceranno a nascere sulla Terra esseri che porteranno impressi nella propria fisicità i tratti caratteristici di quanto avranno sviluppato nelle loro esistenze precedenti, e che li farà attribuire all’uno o all’altro fronte. L’esperimento-uomo, pur se le sue linee direttrici sono già tracciate, non è destinato a sicura vittoria o a ineluttabile fallimento: esso è basato sulla libertà dell’individuo di incamminarsi o meno sul sentiero di Redenzione tracciato per primo dal Cristo, di accettarne le prove, la fatica, il dolore, ma anche il premio piú alto, che è la piena realizzazione di Sé. È una strada che non si percorre in moltitudine. Anche se alla partenza abbiamo ricevuto il giusto insegnamento dei Maestri, le rette indicazioni dei libri e il fraterno sostegno dei condiscepoli, dobbiamo in seguito lasciare ogni appoggio esterno e avanzare con coraggio in piena autonomia. I duri scontri che dovremo affrontare lungo il percorso faranno sentire ognuno di noi “Uno contro tutti”.

Un amico che mi è particolarmente caro e che ha da poco iniziato a seguire la Scienza dello Spirito indulge talvolta a qualche bicchiere di vino, scherzandoci sopra e dicendo che “non dobbiamo essere piú realisti del re”, che un po’ di vino non ha mai fatto male a nessuno, anzi che gli stessi medici lo consigliano, e cosí via. Vengo anche da lui bonariamente preso in giro perché sono particolarmente attento a evitare l’alcool in ogni forma. Vorrei sapere in che modo dovrei rispondergli per convincerlo che ad essere nel giusto sono io.

Diego Bordonali

Noi non dobbiamo convincere nessuno, possiamo tutt’al piú far presente che si tratta di un dettame che non riguarda la salute fisica ma l’evoluzione spirituale. Rudolf Steiner ha trattato in molte sue conferenze questo argomento. Ad esempio, nel ciclo Evoluzione occulta – Che importanza ha l’evoluzione occulta dell’uomo per i suoi involucri e per il suo Io?, egli spiega che: «…per mezzo dell’alcool noi introduciamo nel nostro organismo qualcosa che agisce in modo simile a quello dell’Io sul sangue. Cioè, accogliamo nell’alcool un Io antagonistico, un Io che è in diretta lotta con le azioni del nostro Io spirituale. Per mezzo dell’alcool viene, da un’altra parte, esercitata sul sangue un’azione uguale a quella che l’Io medesimo esercita sul sangue. In modo che scateniamo una guerra interna o, in ultima analisi, condanniamo all’impotenza tutto ciò che emana dall’Io, quando gli opponiamo, nell’alcool, un antagonista. Questo è lo stato di fatto occulto. Colui che non beve alcool si assicura la piena possibilità di agire col suo Io sul sangue; colui che beve alcool fa esattamente come chi volesse abbattere un muro e, mentre spinge da una parte, colloca al contempo qualcun altro a spingere contro dall’altra. In questo preciso modo, con l’uso dell’alcool viene eliminata l’attività dell’Io sul sangue. Perciò colui che fa dell’antroposofia l’elemento della propria vita, sente il lavoro dell’alcool sul sangue come una lotta diretta contro il suo Io, e perciò è naturale che una vera evoluzione spirituale si possa svolgere facilmente soltanto se non le si procura questa opposizione». Sempre su questo argomento, durante una conferenza del 1904 sui temperamenti, R. Steiner disse: «Naturalmente, quando si vuole elaborare il corpo astrale, le cose piú importanti saranno le meditazioni e le concentrazioni. Particolarmente importante è di evitare l’alcool in qualsiasi forma; perfino i dolci farciti di alcool hanno un effetto dannoso». Nel suo Wege und Worte, L. Kleeberg ha scritto: «Un socio raccontò una sera al gruppo, che a R. Steiner venne posta la seguente domanda: “Quale influsso ha l’alcool su di un discepolo che segue la Via occulta?” Steiner rispose: “A questa domanda non c’è risposta; infatti, un discepolo occulto non beve alcool”». Si racconta anche che un socio abbia chiesto una volta a R. Steiner quali conseguenze avrebbe avuto il fatto che un membro della classe esoterica bevesse alcool. La sua risposta fu: “Allora non è un membro della classe”». E potremmo continuare. In una conferenza del 17.3.1905 Steiner si pronunciò espressamente in merito a vino: «Chi vuole comprendere la dottrina della reincarnazione e sollevarsi al di sopra della personalità, deve astenersi dal bere vino. Chi beve vino non arriverà mai alla visione di ciò che è impersonale nell’uomo». Édouard Schuré, nel suo Esoterismo cristiano (annotazioni dalle conferenze tenute da R. Steiner a Parigi nel maggio 1906) cosí scrive: «Vi fu un tempo, nella storia dell’umanità, in cui il vino non era conosciuto. Nei tempi vedici, lo si conosceva appena. Ora, sino a quando gli uomini non bevvero bevande alcooliche, l’idea delle esistenze precedenti e della pluralità delle vite era diffusa dappertutto e nessuno ne dubitava. Da quando l’umanità cominciò a bere il vino, l’idea della reincarnazione si oscurò rapidamente e finí per sparire dalla coscienza popolare; restò conservata solo dagli iniziati, che si astenevano dal berlo. Giacché l’alcool ha sull’organismo umano una azione speciale, particolarmente sul corpo eterico ove s’elabora la memoria. L’alcool vela la memoria, l’oscura nelle sue intime profondità. Il vino procura l’oblio! si dice. Non si tratta solo di un oblio superficiale, momentaneo, ma di un oblio profondo e duraturo, di un oscuramento della forza della memoria nel corpo eterico. Perciò, quando gli uomini si misero a bere il vino, perdettero a poco a poco il sentimento spontaneo della reincarnazione».
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In copertina: «Il mese di maggio»
tratto da Les très riches heures du
Duc de Berry
, miniatura, secolo XIV

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«Il giardino dell’Intelligenza»

Illustrazione miniata del 1522 dal
Trattato sulla Prudenza di Jean Thenaud
Biblioteca Nazionale di San Pietroburgo

In esso si racconta del viaggio allegorico di un esploratore giunto
al giardino di Dama Intelligenza e delle sue tre figlie: Simulazione,
Improntitudine e Circospezione, circondate dal fiume dell’Errore.

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