Fino a pochi anni fa, chi avesse voluto prendere conoscenza dell’Occultismo moderno si sarebbe trovato davanti un arduo compito. Sotto il nome d’Occultismo, infatti, si comprendono oggi tante e cosí svariate cose, che un uomo moderno, abituato a vigorosa attività di pensiero, può facilmente perdere il coraggio d’occuparsi di tale questione. Ma, poiché sono richiesto di esporre le mie esperienze in proposito, dirò quel che ho visto e che vedo, senza entrare in dettaglio né in tutto il groviglio delle correnti che sorgono da ogni parte e che possono comprendersi sotto il concetto d’Occultismo.
Fin dalla mia gioventú mi sono occupato di tali questioni, anzitutto sotto l’influsso del pensiero scientifico; ma presto dovetti riconoscere che le mie indagini mi conducevano in regioni dove l’attuale metodo di pensiero scientifico non poteva piú bastare. Ben presto scorsi il pericolo di smarrirmi in un pelago. E dirò subito che riuscii a creare un ordine negli sforzi che andavo facendo, solo quando, sul cammino della mia vita, mi fu concesso d’incontrare Rudolf Steiner. Già prima, in Europa e in India, mi ero occupato di spiritismo, d’indagini psichiche, di Teosofia anglo-indiana, di Fachirismo, e anche, teoricamente almeno, di Magia, senza mai fissarmi in alcuna di queste correnti. Me ne aveva preservato soprattutto un sano istinto – sic venia verbo – quantunque Maestri e Guide pullulino per ogni dove, e quantunque mi ci sentissi tentato, dato che la mia smania di conoscere non veniva appagata dalla sentenza corrente “che l’uomo non può sapere ciò che sta al di là della conoscenza veramente intellettuale”. Ma ogni volta, o prima o poi, o nel campo del pensiero o nel campo della moralità, scoprivo il lato debole di quelle “Guide”, ed ero costretto ad abbandonarle.
Le cose mutarono quando ebbi trovato la via al Dr. Rudolf Steiner. E, strano a dirsi, questa via, dalla Germania dove dimoravo, mi fece passare per l’Himalaya per giungere a Monaco, dove Steiner lavorava. Ma questo lungo giro che potrebbe sembrare privo di senso, si dimostrò ben presto oltremodo opportuno. Perché appunto per l’acuto contrasto fra i Guru indiani e Steiner, mi riuscí possibile afferrare meglio e piú a fondo in che cosa risiedesse la grandezza dello Steiner, e la vasta e profonda differenza tra lui e tutti gli altri insegnanti in questo ed in altri campi. Questo riconoscimento non avvenne subito perché, reso accorto dall’esperienza, ero giunto ad usare prudenza prima d’affidarmi ad una Guida.
Per due anni seguii, con ogni riserva, quell’uomo straordinario e il suo metodo. In quei due anni acquistai una prima idea della poderosa vastità della sfera dove spaziava il pensiero di Rudolf Steiner, e compresi, ciò che sovra ogni altra cosa importa, quello da cui dipese tutto quanto seguí piú tardi, quello che nessun altro avrebbe potuto darmi e di cui oggi – dopo aver seguito l’insegnamento di Rudolf Steiner per oltre vent’anni – posso piú che mai affermare che nessun altro può dare: avevo compreso cioè che l’Occultismo non è soltanto un ramo dell’umano sapere, e non è qualcosa che possa venir coltivato per una semplice soddisfazione del proprio sentimento, se non si vuole incappare in vicoli ciechi dai quali è poi tutt’altro che facile trovare un’uscita. Avevo compreso che l’Occultismo vero deve afferrare e compenetrare completamente la vita. Oggi questa può apparire una verità lapalissiana, ma al principio del secolo, quando il materialismo era ancora al suo apogeo, era una luce del tutto nuova, la quale, se giustamente vissuta, poteva condurre ad un’altra conclusione. A questa: che chi vuole non solamente vivere la vita, ma anche comprenderla, coscientemente comprenderla, in tutte le sue possibilità, non può arrivarci senza l’Occultismo. Ma a questo punto sarà preferibile sostituire alla parola “Occultismo”, non a torto alquanto screditata, il termine “Esoterismo”.
La grandezza dell’opera di Rudolf Steiner, finora nemmeno lontanamente compresa, sta in questo: che egli, in un modo che appaga ugualmente l’intelletto ed il sentimento, mostra all’umanità come sia non solamente possibile, ma assolutamente necessario cercare di accostarsi ai cosiddetti lati nascosti della natura umana. Steiner si ricollega al suo precursore, a Goethe; ma non come un accòlito che con gli allori di Goethe voglia intrecciare una nuova corona per sé; tutt’altro! Ciò che egli dà, lo genera da se stesso, dalla propria anima, che si muove altrettanto a suo agio nei mondi spirituali quanto nel mondo terreno; epperò si ricollega a quello spirito che fa al tempo stesso il poeta del Faust e il creatore della vera teoria dei colori e dell’idea della Metamorfosi. Ciò che per Goethe era sicura intuizione, da Steiner viene afferrato in chiari coscienti pensieri; sicché si può dire che soltanto alla luce dell’opera steineriana si perviene a un apprezzamento completo di ciò a cui il genio di Goethe voleva preparare il mondo. Questo vale non soltanto per le concezioni di Goethe nell’arte e nella scienza, ma soprattutto anche là dove ancora Goethe dovette – quasi si potrebbe dire – fallire: e cioè dove tocca il Cristianesimo. Spesso oggidí si sente qualificare Goethe un pagano. Che non lo fosse è chiaro, anche a chi legge soltanto il Faust; epperò egli non riuscí a risolvervi il problema del Cristianesimo, come del resto egli stesso riconobbe: i tempi non erano ancora maturi. Ma Goethe sapeva che doveva esservi una soluzione la quale appagasse le esigenze dell’intelletto quanto quelle del sentimento; sapeva perfino dove un giorno si sarebbe potuta trovare. Lo ha accennato nella sua poesia “I Misteri”, che però dovette rimanere un frammento.
Rudolf Steiner ci ha palesato il Mistero del Golgota in un modo che può dare una soluzione completa di tutti i problemi della vita, perché getta un ponte tra la scienza e l’arte, e restituisce perciò all’uomo moderno la possibilità d’essere religioso senza dover venire in conflitto con il suo pensiero riguardo ai fatti studiati dalla scienza, e senza doversi fissare in una qualsiasi confessione religiosa esteriore. Questa spiegazione del Mistero del Golgota i teologi in Germania la chiamano già oggi “Cristologia”, perché, imprigionati dal dogma sentono il bisogno d’una parola astratta. Ma è Gesú Cristo vivente che Rudolf Steiner ci palesa, visto dal Cosmo e visto dalla Terra.
Seguendo questa via si giunge alla conclusione che l’Occultismo moderno deve essere la ricerca della comprensione del Cristo. Colui che si conquista tale comprensione può penetrare altresí in quella delle altre religioni sorte in epoche pre-cristiane, o nella religione post-cristiana del Maomettanesimo. Alla base di tale comprensione non sta il bisogno di una fede, ma un atteggiamento scientifico del pensiero, purché scevro di pregiudizi materialistici. Cosí si eleva l’immenso edificio della concezione steineriana dell’uomo e del mondo.
È naturale che tutti gli spiriti piccini, i quali non sanno realizzare l’attività del proprio Io se non nell’isolarsi dagli altri, siano concordi nell’avversarlo: sono tutti i dogmatici, i settari, i mercanti di teorie, e cosí pure coloro che hanno forse afferrato qualche barlume di verità occulta, per cui orgogliosamente pensano d’essere già maestri. È pure un segno dei tempi questa immensa difficoltà a riconoscere il genio, mentre tanto si esaltano spiriti minori; forse perché sentiamo che essi non offuscano l’importanza che noi stessi ci attribuiamo. Ma chi studia veramente e spregiudicatamente Rudolf Steiner, riconoscerà che egli non ruba a nessuno la sua importanza, solo la trasferisce in un altro campo.
Oggi ci siamo abituati a pensare tutti gli interessi umani scompartiti come in tante scatole, e non soltanto ci limitiamo alle larghe divisioni separando la scienza dall’arte, dalla religione, dalla politica ecc., ma suddividiamo a loro volta queste grandi divisioni in altre piú piccole, e poi in altre piú piccole, e in altre piú piccole ancora. Quando un tale parla di un dato soggetto, si cerca subito, automaticamente, in che scatola si ha da riporre lui e le cose che dice. Ma il vero scienziato e il vero artista sanno di non poter effettuare una simile suddivisione nemmeno nelle grandi discipline, e che in ogni campo speciale vi è sempre un punto in cui questo confluisce in un altro. Ciò ben si sapeva ancora nel Medio Evo e durante il Rinascimento; i grandi artisti di quei tempi ne sono la prova vivente. E quando piú si retrocede nella storia dell’umanità, tanto piú si trova che tutto ciò che riguarda l’uomo veniva contemplato nella luce unitaria della sua origine divino-spirituale, della sua connessione con un mondo spirituale. Rinnovare questa forma di contemplazione, riavvicinarla all’umanità, rendergliela possibile, è l’opera di Rudolf Steiner. Chi dunque si accosta ai suoi scritti con quel modo di pensare che vuol tutto suddividere a scompartimenti, andrà sempre a sbattere o nella necessità di mettere da parte i propri concetti abituali inculcati dall’educazione e penetrare in quelli di Rudolf Steiner, se vuol formarsi un giudizio sulle sue dottrine; oppure di rinunciare a studiarle. Ma in tal caso non è lecito dire che ciò che Steiner insegna è falso, ma si dovrebbe confessare di voler misurare i pensieri dello Steiner, che sono liberi da ogni schema, alla stregua dei propri pensieri schematici ai quali si vuol restare attaccati ad ogni costo. Se ne ha tutto il diritto, certamente; ma non si ha poi il diritto di tacciare lo Steiner di visionario o peggio: si dovrebbe semplicemente dire che si vuole rimanere protestante, calvinista, newtoniano, hegeliano, o, comunque, quel che si è.

Alfred Meebold (1.)

Immagine: Caspar D. Friedrich «Monumento a Goethe», 1835

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