- Il rapporto con la Divinità appare oggi
particolarmente problematico soprattutto in Occidente, dove il
progressivo consolidamento dell’anima cosciente(1)
urge verso un lucido approccio noetico delle fondamentali
tematiche esistenziali, non piú esaurientemente affrontabili
in senso tradizionale(2).
Particolarmente fuorviante appare il consolidato rapporto tra
pensiero scientifico ed atteggiamento mistico, ancora
sostanzialmente fecondato sull’artificiosa assegnazione
della competenza materiale al primo e di quella spirituale al
secondo. Mentre l’uno sempre piú dettagliatamente descrive
la realtà in termini esclusivamente fisico-chimici, l’altro
si mantiene fedele al dogma di un operare divino comunque
onnipresente. Inevitabilmente una grave dicotomia s’instaura
soprattutto nelle personalità piú coerenti e profonde, che
giustamente inappagate dal delineato “accordo”,
pur in presenza degli indiscutibili eccezionali risultati
ottenuti dalle discipline positive, non possono condividerne
il fondamento ateo. Ancora una volta Rudolf Steiner indica la
direzione ad un’umanità sempre piú smarrita, disvelando il
reale rapporto fra Entità creatrici e Creazione(3):
- «Il divino-spirituale si
afferma variamente nel cosmo attraverso le seguenti
tappe:
- 1) con la sua propria entità
originaria;
- 2) con la manifestazione
di quell’entità;
- 3) con l’effetto operante,
quando l’entità si ritrae dalla manifestazione;
- 4) con l’opera compiuta,
quando nel parvente universo non c’è piú il divino,
bensí unicamente le sue forme».
- Dunque il mondo consiste
inizialmente di entità divino-spirituali di cui l’uomo
stesso è interamente parte; poi la realtà diviene mera
manifestazione della spiritualità originaria pur sempre
tramante in essa (nascita del sistema stellare);
successivamente le stelle cessano di portare in sé la
Divinità e proseguono il loro moto per inerzia, mentre
l’originale impulso spirituale sopravvive solo come
effetto operante (nasce una dualità ben distinta tra il
divino-spirituale e l’universo manifesto); infine l’uomo
odierno durante la sua vita sulla terra è immerso in un
cosmo che conserva solo i resti del precedente effetto
operante, quale forma ormai compiuta del
divino-spirituale: «Le forme, i processi naturali,
rivelano alla visione umana il divino, ma non lo
contengono piú vivente»(4).
- La terza fase (effetto
operante), appare in qualche misura adombrata nell’ipotesi
cosmogonica che considera l’universo tuttora in
espansione inerziale a seguito di un poderoso impulso
iniziale (Big bang), permanendo comunque l’inconsistenza,
rilevata da non pochi studiosi, soprattutto di quella
parte della teoria che, presupponendo tutti i fattori ed
i processi coinvolti interamente presenti nel quadro
fenomenico iniziale, difetta nell’individuarne le
effettive cause scatenanti. Del resto, anche se su scala
evidentemente ridottissima, qualcosa di simile avviene
non di rado nel corso di programmi televisivi
scientifico-divulgativi: strofinando energicamente un’apposita
lastra (che cosí magnetizzata comincia a conglomerare
la polvere metallica che vi cade sopra) si vuole
dimostrare come si sarebbe originariamente aggregata la
materia, dimenticando regolarmente di precisare “chi” a livello cosmico avrebbe provveduto
appunto a “strofinare la lastra”, cioè a
generare l’indispensabile carica magnetica iniziale.
- Nella realtà il cosmo si è
generato proprio come sintetizzato nella quadruplice
metamorfosi descritta, procedente dalla pura entità all’opera
compiuta (anche attraverso stadi di materializzazione
effettivamente compatibili con la menzionata
formulazione cosmogonica), per decisione ed impulso
delle medesime entità originarie. In Scienza occulta
è ben specificato come all’origine della nostra
evoluzione l’antico Saturno (prima “incarnazione” cosmica dell’attuale Terra,
cosí denominata per una certa affinità con le
condizioni del pianeta che attualmente porta quel nome)
fu possibile grazie al sacrificio dei Troni, entità
della prima Gerarchia già pervenute a gradi sublimi in
precedenti cicli esistenziali, che offrirono la loro
stessa sostanza per costituire il tessuto iniziale di
quel corpo celeste originario(5).
Quanto ad un’utile rappresentazione spaziale del cosmo
quale teatro del nostro divenire, correttamente ispirata,
come sempre raccomandato dal dr. Steiner, da modestia
speculativa e prudenza scientifica (soprattutto nei
confronti di premature o infondate velleità noetiche e
calcoli astrofisici, per la loro inevitabile astrattezza
esposti al rischio di risultati matematicamente
ineccepibili sebbene irreali)
la Scienza dello Spirito essenzialmente indica la sfera
tratteggiata dalle attuali dodici costellazioni dello
Zodiaco.
-
Dunque, al di là delle
ricorrenti formule misticheggianti, questa la situazione
attuale: «Le forme ed i processi naturali rivelano alla
visione umana il divino, ma non lo contengono piú
vivente. ...In questo mondo ...non viventemente divino,
vive l’uomo. ...Vive come essere compenetrato da Dio
in un mondo non compenetrato da Dio». L’uomo è l’unica
creatura che ha serbato nel profondo del suo essere la
spiritualità originaria perché un sublime arcangelo,
Michele, mai distaccatosi dalla sorgente divina in
quanto depositario del decisivo ruolo di “amministratore dell’intelligenza cosmica”(6),
persiste da sempre nel trattenervi l’umanità il piú
possibile connessa, e «...come risultato ...l’uomo ha
conservato il collegamento [in profondità subconscie,
n.d.r.] con l’entità divino-spirituale»(7).
- Inoltre, questo nostro
munifico protettore non solo ha seguito costantemente lo
sviluppo dell’intellettualità individuale umana
iniziato nel nono secolo, ma mantiene un provvidenziale
superstite collegamento tra mondo stellare e
divino-spirituale proprio tramite l’uomo, per una via
sorprendente quanto misteriosa: l’individualità
umana, quando si approssima ad una nuova incarnazione,
per un certo tempo si impegna ad impostare un’armonia
tra i moti delle stelle e la sua incipiente esistenza
terrena. Anticamente quell’accordo si determinava
spontaneamente, operando il divino, come sopra
descritto, nelle stesse stelle, scaturigini della vita
umana, ma oggi ogni correlazione sarebbe perduta se l’uomo
non la perseguisse guidato da Michele, che ne ricava
tanta soddisfazione da sperimentarvi «una parte del suo
elemento vitale, della sua energia vitale, della sua
solare volontà di vita»(8).
- La descritta armonizzazione è
parte di una grandiosa missione cosmica affidata all’umanità,
consistente nel riversare in un mondo privo di Dio, di
incarnazione in incarnazione, secondo il grado di
coscienza raggiunto, la spiritualità originaria
conservata grazie all’arcangelo: «Il divino
universale da cui l’uomo proviene ...può pervadere di
luce il cosmo, che oramai esiste solo come immagine del
divino-spirituale. Non sarà piú la stessa entità che
fu una volta come cosmo, quella che sorgerà cosí per
opera dell’umanità ...Attraversando il gradino dell’umanità,
il divino spirituale sperimenterà un’esistenza che
prima non manifestava».
- La “novità”,
essenziale per l’evoluzione delle stesse sfere
spirituali, sarà sostanzialmente il risultato della
decisiva circostanza che l’uomo agisce in un ambito di
crescente coscienza individuale autonoma, mai
sperimentato da altri esseri nella forma a lui
riservata. Ed è proprio per consentirci questa
progressiva consapevole liberazione strumentale a
sublimi mete divine, che la spiritualità originaria si
è separata dal creato, celandosi cosí anche all’umano:
«L’uomo sperimenta se stesso [diventa autocosciente,
n.d.r.] perché perde spiritualmente di vista ciò che
è alla base del suo essere interiore [la spiritualità
originaria, ormai estranea alla nostra coscienza diurna
e celata in quella notturna, n.d.r.]. Ma appunto grazie
a questo egli è in grado, durante la veglia, di
sentirsi completamente dentro alle ombre di pensiero
[ombre in quanto mutuate tramite i sensi fisici da una
realtà circostante ormai solo simulacro del vivente,
n.d.r.]. Nessuna vivificazione [intorno all’uomo,
n.d.r.] impedisce alla vita interiore [umana, n.d.r.] di
prendere parte a ciò che è morto. ...Un essere può
divenire cosciente soltanto di quello cui partecipa con
le proprie forze di morte [cioè con il pensiero
intellettuale-meccanicistico, inerte in quanto, come si
è visto, traente il proprio contenuto dal mondo
inanimato, n.d.r.], non con le forze di crescita che
vivificano...».
- In altre parole, proprio quale
controparte concettuale di fenomeni statici, inerti, e
quindi anche calcolabili (le orbite celesti, i
processi chimico-fisici, le forme geometriche spaziali,
i ritmi naturali, la stabilità minerale ecc.), il
pensiero ha potuto indisturbato impostare nel tempo una
lucida esperienza di se stesso, che sarebbe stata
impossibile tramite contenuti ideali interagenti perché
ancora vivi, mobili, instabili(9);
volendo esemplificare con una semplice analogia potremmo
aggiungere che mai un aspirante pittore potrebbe
conseguire l’agognata maestria se i colori, il pennello
o la tela interferissero con una propria autonoma
vitalità. Quanto precede giova a comprendere come,
essendo la Matematica scienza esatta per eccellenza
(proprio in quanto misura del calcolabile/inerte) mentre
evidentemente, per esempio, altrettanto non si può dire
della Filosofia, la nascente coscienza individuale si è
storicamente forgiata soprattutto sulle scienze incentrate
sul calcolo e l’osservazione diretta della natura
(fisica, chimica geologia, astronomia ecc.). Pur se ancora
giovanissima, l’autocoscienza umana, soprattutto quale
conquista occidentale, è oggi una realtà: l’immane
sacrificio cosmico ha raggiunto l’obiettivo primario;
sta quindi ora all’uomo esercitare il grado di libera
autonomia raggiunto per comprendere che già da tempo
avrebbe dovuto consapevolmente affrontare il successivo, l’attesa
rigenerazione cosmica, evidentemente correlata alla
graduale riconquista cosciente della spiritualità
originaria in lui depositata.
- Verso questa grandiosa
evoluzione Michele continua infaticabile ad operare
offrendoci la sua insostituibile guida, costantemente
contrastato dalle potenze arimaniche, cioè da quelle
possenti entità ritardatarie essenziali per strutturare
il mondo, padrone e suscitatrici dell’attuale aridità
intellettuale esclusivamente meccanicistica che vorrebbero
estendere a tutto il creato, e pertanto fortemente
determinate ad impedirci la reintegrazione cosmica cui
siamo chiamati. L’elemento arimanico mira ad allontanare
l’uomo proprio dalla divina Entità cui Michele da
sempre è impegnato a collegarlo, in passato
automaticamente essendo allora il pensiero manifestazione
cosmica nell’uomo, oggi solo se il singolo individuo, in
virtú del grado di libera gestione di un proprio giudizio
comunque raggiunto, risponde con dedizione all’invito
dell’arcangelo. Questa potenza universale è il
Logos/Cristo stesso quale portatore dell’intellettualità
ancora totalmente immedesimata nella spiritualità
originaria, indispensabile per la resurrezione dell’intelletto
umano altrimenti destinato a sclerotizzarsi.
- La concreta possibilità di
stabilire gradualmente questo vitale rapporto col Figlio,
e cosí sottrarsi all’asservimento arimanico, significa
dunque per l’uomo contemporaneo innanzitutto
comprensione e intimo accoglimento della complessa azione
di Michele, misterioso mediatore tra noi e il Salvatore:
«Perché oggi comprendere Michele vuol dire trovare la
via al Logos ...che il Cristo vive sulla terra in mezzo
agli uomini»(10).
- La rivelazione steineriana si
posiziona dunque lucidamente nei confronti della
menzionata dicotomia tra pensiero scientifico ed
atteggiamento mistico: «L’antroposofia approva la
concezione naturale dell’epoca dell’anima cosciente;
la integra però con quella che risulta dalla visione dell’occhio
dello Spirito. ...Se verranno parlati i due linguaggi
[quello della scienza naturale e quello propugnato da
Michele, cioè la Scienza dello Spirito, n.d.r.], l’evoluzione
non potrà interrompersi e cadere in balía di Arimane
prima di aver ritrovato il divino-spirituale originario(11).
...Dobbiamo quindi accogliere come una reale rivelazione del
Cristo quel che Egli manifesta come Antroposofia»(12).