Economia

Oggi si guarda a tutte le aspirazioni che salgono dal profondo dell’umanità, senza però comprenderne l’essenza. Infatti che nesso c’è tra le prediche tenute in locali piú o meno belli sulla bontà dell’uomo, sull’amore tra tutti gli uomini senza differenza di razza, nazione e perfino colore, che nesso c’è tra queste prediche e quel che avviene fuori, quello a cui tendiamo, agli affari che combiniamo quando tagliamo le nostre cedole azionarie e ci facciamo pagare le nostre rendite dalle banche, provvedendo cosí alla vita pratica, invero secondo princípi del tutto differenti da quelli sui quali, chiusi nelle nostre stanze, dissertiamo sull’uomo buono? Costituiamo per esempio delle società teosofiche entro le quali parliamo di fraternità tra tutti gli uomini, ma non abbiamo in quel che diciamo la minima forza d’urto per dominare ciò che si determina anche per causa nostra quando tagliamo le nostre cedole azionarie. Quando infatti tagliamo cedole mettiamo in movimento una serie di fatti economici. La nostra vita si suddivide assolutamente in queste due correnti, separate una dall’altra.
Cosí può succedere ed è successo …che una signora venisse da me e mi dicesse: «Si è presentato un tale a chiedere un contributo da impiegare per il sostentamento di persone che bevono alcool, e questo, come teosofa, non posso farlo». Cosí si espresse la signora, e io potei solo risponderle: «Vede, lei vive di rendita, ma lei sa forse quante fabbriche di birra sono state fondate e amministrate con il suo denaro?».
Quel che importa non è che da un lato noi predichiamo per soddisfare un piacere della nostra anima, e dall’altro ci sistemiamo nella vita come impone la routine in uso negli ultimi tre o quattro secoli. Sono pochi gli uomini oggi disposti ad affrontare questo problema fondamentale del tempo presente. Da che cosa dipende? Dal fatto che si è instaurato questo dualismo (ed è diventato sempre piú forte negli ultimi tre o quattro secoli) tra la vita esteriore e le nostre cosiddette aspirazioni spirituali. La maggioranza degli uomini, quando si discorre di Spirito, parla di qualcosa del tutto astratto, estraneo al mondo, e non di qualcosa che possa far presa nella vita quotidiana.
…Non è vero Spirito quello di cui si parla nei salotti e che dovrebbe servire a esser gradevoli mediante bontà e fraternità, ma che si guarda bene dall’immergersi nella vita quotidiana. Tale Spirito è un’astrazione umana, ed elevarsi ad esso non è elevarsi allo Spirito reale, bensí è proprio l’ultimo efflusso del materialismo.

Rudolf Steiner

 da: R. Steiner, La Missione di Michele, Editrice Antroposofia, Milano 1998, pp. 146-148