- “Antroposofia” non è affatto
un nome nuovo. Parecchi anni fa, quando si trattò di dare
un nome al nostro lavoro, io stesso pensai ad un nome che mi
era caro perché un professore di filosofia, Roberto
Zimmermann, i cui corsi ho frequentato nella mia gioventú,
aveva intitolato Antroposofia la sua opera
principale. Questo avveniva dopo il 1880. Del resto, il nome
Antroposofia risale piú indietro nella letteratura: era
già in uso al secolo XVIII, ed anche prima. Il nome è
dunque vecchio; noi lo usiamo per cose nuove. Per noi il
nome non deve significare “Scienza dell’uomo”: ciò fu
espressamente inteso da chi diede questo nome. La nostra
scienza stessa ci porta alla convinzione che entro l’uomo
fisico vive un uomo spirituale, un uomo interiore, un
secondo uomo, per cosí dire. Mentre dunque si può chiamare
“Antroposofia” ciò che intorno al mondo l’uomo può
conoscere per mezzo dei suoi sensi e dell’intelletto che
all’osservazione dei sensi si attiene, noi vogliamo
chiamare “Antroposofia” ciò che può conoscere l’uomo
interiore, l’uomo spirituale.
- L’Antroposofia è dunque la
scienza dell’uomo spirituale; e non comprende solo l’uomo,
ma tutto ciò che nel mondo spirituale l’uomo spirituale
può percepire, come l’uomo fisico percepisce nel mondo
fisico le cose sensibili. E poiché questo altro uomo, quest’uomo
interiore, è l’uomo spirituale, la conoscenza ch’egli
acquista si può anche chiamare “Scienza dello Spirito”.
E il nome “Scienza dello Spirito” è ancor meno nuovo
del nome Antroposofia; non è nemmeno raro: e sarebbe in
errore chi credesse che io – come fu detto – o altri
vicino a me, abbia coniato questo nome. Si usa il nome “Scienza
dello Spirito” dovunque si crede di poter conquistare una
conoscenza che non sia conoscenza di soli fatti naturali, ma
conoscenza di fatti spirituali. Molti nostri contemporanei
chiamano la storia una Scienza dello Spirito: chiamano
Scienze dello Spirito la sociologia, l’economia politica,
l’estetica, la filosofia delle religioni. Solamente, noi
usiamo questo nome in senso alquanto diverso, nel senso
cioè che lo spirito è per noi una vera realtà, mentre
generalmente coloro che oggi parlano di storia, di economia
politica ecc. denominandole Scienze dello Spirito,
dissolvono lo spirito in idee astratte.
- …Si può perfettamente
comprendere che la Scienza dello Spirito, l’Antroposofia,
come noi l’intendiamo, venga cosí spesso fraintesa. Chi
vi è veramente penetrato trova spiegabilissimo che essa
venga fraintesa. E chi conosce lo svolgimento spirituale
dell’umanità non si meraviglierà di tale incomprensione.
«Sono mere fantasticherie, sogni, forse anche peggio!»
Giudizi simili si possono comprendere. Cosí – come si
accoglie ora la Scienza dello Spirito – venne generalmente
accolto tutto ciò che in modo consimile penetrò via via
nella storia spirituale dell’umanità. Inoltre può
facilmente apparire che l’Antroposofia abbia qualche
somiglianza con talune concezioni antiche per le quali non
esiste oggi gran simpatia. Guardando solo superficialmente a
ciò ch’essa vuole, potrebbe sembrare ch’essa abbia
attinenza con lo Gnosticismo dei primi secoli cristiani. Ma
chi impara veramente a conoscere ciò che è la nostra
Scienza dello Spirito, troverà ch’essa non ha con lo
Gnosticismo maggior somiglianza che non ne abbia la scienza
naturale moderna con la scienza naturale dell’ottavo o
sesto secolo dopo Cristo. Certamente, si possono trovare
delle somiglianze fra tutte le cose, quando non si faccia
sufficientemente astrazione da ciò che le distingue;
quando, per esempio, si dica: «La Scienza dello Spirito, l’Antroposofia,
vuol conoscere il mondo in maniera spirituale: anche gli
Gnostici volevano conoscere il mondo in maniera spirituale:
per conseguenza l’Antroposofia e la Gnosi sono la stessa
cosa».
- In modo simile si può mettere in
un fascio l’Antroposofia con l’Alchimia, con la Magia
del Medio Evo. Ma tutto questo si fonda sull’assoluto
disconoscimento di ciò che l’Antroposofia, o Scienza
dello Spirito, veramente vuole. Chi ha la buona volontà di
rendersene conto, deve anzitutto considerare il sorgere del
pensiero scientifico-naturale moderno da una precedente
modalità di pensiero del tutto diversa, e seguirne lo
svolgimento attraverso gli ultimi tre o quattro secoli. Si
pensi un po’ all’importanza che ebbe per l’umanità il
rivolgimento avvenuto 3-4 secoli or sono: fino a quel
momento, tutti gli uomini, scienziati o profani, avevano
creduto che la terra stesse ferma nell’universo, e che il
sole e le stelle si muovessero intorno ad essa; ad un
tratto, le dottrine di Copernico, Galileo ed altri vennero
– per cosí dire – a smuovere agli uomini il terreno
sotto i piedi. Oggi, che la rotazione della terra è ormai
indiscutibile, non si ha piú una lontana idea dell’immenso
stupore che quelle dottrine e tutto ciò che ad esse si
collegava, suscitarono nell’umanità.
- Appunto quello che fu allora
tentato per le scienze naturali nella spiegazione ed
utilizzazione dei segreti della natura, si tenta oggi dalla
Scienza dello Spirito, per ciò che riguarda l’anima e lo
spirito. Essa altro non vuol essere, nelle sue fondamenta,
se non una scienza per la vita dell’anima e dello spirito,
analoga a ciò che divenne allora la scienza naturale per la
vita esteriore della natura. Chi crede, per esempio, che la
nostra Scienza dello Spirito abbia a che fare con l’antico
Gnosticismo, disconosce interamente che con la concezione
del mondo fondata sulle scienze naturali si è introdotto un
elemento nuovo nello svolgimento spirituale dell’umanità,
e che, come conseguenza di ciò, la Scienza dello Spirito
deve portare un elemento analogamente nuovo per lo studio
dei mondi spirituali. Ma se la Scienza dello Spirito vuol
essere per lo Spirito ciò che le scienze naturali sono per
la natura, deve investigare in modo totalmente diverso da
queste. Deve trovare il mezzo e la via per penetrare nelle
regioni dello Spirito, che non può venir percepito dai
sensi fisici esteriori, né afferrato con l’intelletto
legato al cervello.
- È ancora molto difficile oggi
farci intendere quando si parla dei mezzi e delle vie che la
Scienza dello Spirito cerca per penetrare nella regione
dello spirito, perché la maggioranza degli uomini – a
priori – ritiene il mondo spirituale un mondo che non solo
è sconosciuto, ma che sconosciuto deve restare. La Scienza
dello Spirito dice: certamente, le facoltà cognitive che l’uomo
ha per la via solita, e ch’egli adopera pure nella solita
scienza, non possono penetrare nel mondo dello spirito. A
questo riguardo la Scienza dello Spirito è pienamente d’accordo
con talune correnti della scienza naturale. Solo che la
scienza naturale non conosce certe facoltà dell’uomo che
sono dormenti in lui e che possono venir sviluppate.
- È anche difficile parlare oggi di
queste facoltà, per la ragione che molti le scambiano con
ogni sorta di fenomeni morbosi dell’uomo. Quando per
esempio oggi si parla di certe facoltà insolite che l’uomo
può acquistare, colui che possiede una cultura scientifica
osserva: «Sí, ma queste facoltà si fondano soltanto sul
fatto che il sistema nervoso normale, che il cervello
normale, sono diventati anormali, si sono ammalati». In
tutti i casi in cui lo scienziato della natura ha ragione
nel dare questo giudizio, anche lo scienziato dello spirito
gli darà, senz’altro, ragione. Ma quello a cui tende la
Scienza dello Spirito, non va scambiato con ciò che dai
piú viene volgarmente chiamato «chiaroveggenza». Né si
deve scambiare la Scienza dello Spirito con ciò che si
presenta sotto il nome di Spiritismo ecc. Questo è appunto
l’essenziale, che la Scienza dello Spirito venga ben
distinta da tutto ciò che in qualsiasi modo poggia su
disposizioni morbose degli uomini.
- Per farmi intendere pienamente su
questo proposito devo, almeno con brevi cenni, parlare del
modo come lo scienziato dello spirito esegue le sue
investigazioni. L’investigazione spirituale si fonda su
procedimenti che non hanno nulla che fare con le forze
animiche dell’uomo in quanto legate all’organismo
corporeo. Se, per esempio, si dicesse che la Scienza dello
Spirito si fonda su ciò che è raggiungibile per mezzo di
un qualsiasi ascetismo, o su ciò per cui occorre in qualche
modo preparare, eccitare il sistema nervoso; o se si dicesse
ch’essa poggia sul fatto che degli spiriti vengono portati
a manifestarsi fisicamente, esteriormente; tutte siffatte
affermazioni sarebbero assolutamente erronee. Sono processi
puramente animico-spirituali quelli che conducono lo
scienziato dello spirito a conquistarsi la facoltà di
vedere nel mondo spirituale processi che non hanno nulla a
che fare con mutamenti del corpo né con quel genere di
visioni che provengono da una vita morbosa del corpo.
- Lo scienziato dello spirito porrà
la massima cura affinché la corporeità non abbia alcun
influsso su tutto ciò ch’egli percepisce spiritualmente.
Noto solo incidentalmente che se molti seguaci della Scienza
dello Spirito sono, per esempio, vegetariani, è questione
di una scelta che non ha a che fare, nei princípi, coi
metodi dell’investigazione spirituale. Ha a che fare
soltanto con una certa facilitazione della vita, vorrei
quasi dire con una certa qual comodità, perché è piú
agevole lavorare in senso spirituale quando non si mangia
carne.
- L’essenziale è che la Scienza
dello Spirito comincia con le sue investigazioni là dove la
scienza naturale moderna si arresta. Alla concezione del
mondo della scienza naturale l’umanità va debitrice di
una logica che si educa al contatto coi fatti stessi della
natura. Coloro che si sono occupati di scienze naturali
hanno fatto un tirocinio importante riguardo al lavoro
interiore del pensiero. Ora cercherò di spiegare per mezzo
di un paragone il rapporto tra l’investigazione
scientifico-naturale e quella scientifico-spirituale. Vorrei
paragonare il pensiero che lo scienziato della natura
adopera, con le forme di una statua. La logica formata sui
fatti esteriori, naturali, ha qualcosa di morto. Quando si
pensa logicamente, nei concetti, nelle rappresentazioni, si
hanno delle immagini. Ma queste immagini non sono che forme
di pensiero interiori, come sono forme le forme di una
statua.
- Orbene, questo pensiero è per lo
scienziato dello spirito un punto di partenza. Nel mio libro
Iniziazione – Come si consegue la conoscenza dei mondi
superiori, si trovano indicati i processi che dobbiamo
appunto far subire al pensiero, per trasformarlo
completamente da ciò che è nella vita solita e nella
scienza solita. Lo scienziato dello spirito sviluppa il
proprio pensiero, lo sottopone a una ben determinata
disciplina (in questi brevi cenni non posso entrare in
particolari, questi sono esposti nel suddetto libro).
Allora, quando il pensiero, quando la logica che vive nell’uomo,
vengono trattati in un dato modo, tutta la vita interiore
dell’anima si trasforma. Ha luogo un processo che della
vita dell’anima fa qualcosa di diverso da ciò che è
generalmente; e questo pure voglio ora chiarire per mezzo di
un paragone. Immaginate un po’ che la statua (ciò
naturalmente non può accadere, ma supponiamo che accadesse)
immaginate un po’ che la statua, la quale prima stava
dinnanzi a noi solo in forme morte, tutt’a un tratto
cominciasse a camminare, a diventare viva. Ciò che per la
statua non può accadere, può però accadere per il
pensiero umano, per l’attività logica esteriore. Per
mezzo degli esercizi animici che lo scienziato dello spirito
ha intrapreso, egli si pone in condizione di avere in sé
una logica che non è soltanto una logica pensata, ma è una
logica vivente: la logica stessa diventa in lui un ente
vivo. In virtú di ciò egli ha afferrato in sé, al posto
dei concetti morti, essa è una forza attiva vivente. Egli
viene compenetrato da una forza attiva vivente. Non è
dunque una fantasticheria se la Scienza dello Spirito
ammette, oltre al corpo fisico che si vede con gli occhi,
anche un corpo eterico; ma veramente l’uomo che in sé ha
suscitato alla vita il pensiero logico, sperimenta
interiormente un altro individuo. Questo è un fatto
che si può arrivare a sperimentare. Ma appunto quest’esperienza
si deve fare affinché possa sorgere la scienza dell’uomo
spirituale; come si devono fare gli esperimenti esteriori
della scienza naturale per cogliere i segreti della natura.