Poesia

Non sfidare vertigini di piazze:
si fanno specchio al cielo, riflettendone
in mille pozze l’irrequieta luce,
al cui spettro impietoso ogni presenza
esalta i suoi contorni, piú concreta
rende ai tuoi occhi la sua grave essenza
che ti confonde e opprime. Ed è prigione
la materia del mondo. Ma tu, cuore,
se vuoi sicura pace, scendi ai fiumi.
Qui dicembre fermenta in abbandono
le morte foglie, macera gli avanzi
di una vita solare che decanta
i suoi dorati umori, e rimembranze
dissolve in forme labili, vaganti.
Se vuoi farti leggero, scendi ai fiumi.
Qui la corrente strappa alle golene
i salici flessibili, ne rompe
tutti i legami con la terra, sradica
i tenaci ricordi dalla mente.
Se vuoi fiorire, lasciati portare
dai vortici cretosi d’alluvioni,
confonditi ai relitti, sogna il mare
e i suoi flutti spumosi, le sue onde
in elici di quarzo avvolgeranno
la tua sostanza libera dal fango.
Darai i tuoi frutti in isole perdute
alle dolci memorie, nello sfarzo
di verdi palme, unito alle mangrovie
tra le conchiglie vivide e sonore.
Poi le maree verranno e gli alisei
a catturarti, e ricomincerà
il gioco senza fine che avvicenda
autunni grigi a verdi primavere.

Fulvio Di Lieto