MetaFisica

9. Liberazione del Giudizio
Nel quarto mese si deve attivare la disciplina della “positività”. Essa consiste nel cercare in tutte le esperienze, in tutti gli esseri e le cose, ciò che in essi vi è di positivo.
In ogni esperienza che facciamo può essere trovato qualcosa di buono, e se anche gli avvenimenti negativi valgono come prove per l’anima, allora davvero è possibile gustare ogni momento della vita.
La disciplina del quarto mese conduce ad una sospensione della critica. Le energie di pensiero che solitamente vengono impiegate nella critica cominciano ad essere utilizzate in maniera diversa, e quando si affronta un problema si prende l’abitudine ad indicare direttamente la soluzione e l’azione positiva da compiere.
Come la mentalità critica toglie forza all’azione, cosí il pensiero positivo è proprio di uomini energici, fecondi di opere, capaci di abbattere gli ostacoli sul loro cammino. Immaginate un guerriero rinchiuso in una trappola. Egli non perde tempo a lamentarsi o a criticare il luogo che lo trattiene. Si guarda intorno con fiducia e cerca lo spiraglio che può aprirsi. Su quel punto di fuga esercita tutta l’azione fino a quando si schiude la via della liberazione.
Nei confronti delle persone critiche bisogna serbare un sentimento misto di gratitudine e di compassione. Con le loro osservazioni esse ci mostrano gli aspetti del mondo e del nostro carattere che dobbiamo migliorare. Per fare ciò esse bruciano quelle forze vitali che rendono l’organismo bello e sano. L’intelletto critico brucia la forza vitale come il fuoco brucia l’albero. Per questo motivo, sotto le mura di Troia, Tersite si distingueva tra i Greci per l’intelligenza della sue critiche e la sgradevolezza della sua persona.
Non bisogna però credere che si debba andare a chiamare bianco il nero e a dipingere il mondo di rosa. Il saggio è prudente e sa che gli uomini non sono uguali. Pertanto, la stessa mano che si apre all’amico e all’innocente deve essere pronta a chiudersi per difenderlo qualora le necessità della vita lo richiedano.
L’esercizio della positività non assolve il male, ma lo comprende. Anche quando si è di fronte all’essere piú tenebroso, maledire non serve: bisogna comprendere perché egli è cosí, da quale passato giunge a noi, quale causa lo ha prodotto, quale rimedio può eliminarlo o farlo migliorare. In tal modo la capacità di giudicare le cose del mondo viene potentemente ampliata, e l’esercizio della positività conduce alla liberazione del giudizio.
Bisogna farsi una calma ragione di tutti gli avvenimenti e di tutti i comportamenti. E nel contempo bisogna ammirare in ogni essere una scintilla dello splendore divino. Tutto bisogna comprendere e ognuno bisogna richiamare alla propria responsabilità. Infatti, cosa ammiriamo in sommo grado nell’uomo? Il fatto che egli è un essere libero. E l’uomo libero risponde di ogni azione, senza accampare giustificazioni.
Per il resto, è proprio dell’uomo nobile venerare e non criticare, ammirare il bello ovunque, cogliere il fiore di un pregio tra un cespuglio di difetti; denunciare il male, senza compiacimento interiore, con poche parole che dette da lui acquistano ancora piú forza.
Chi per un certo tempo segue questa disciplina avverte gradualmente in sé una mutazione: come se l’anima si aprisse e la sua pelle si facesse permeabile da tutte le parti. Si manifesta in lui una specie di beatitudine: in realtà è una corrente eterica che si smuove. Si riversi la corrente della positività e della beatitudine dal cuore agli occhi e la si proietti davanti nello spazio circostante.
Quando la corrente eterica irraggia fuori di noi, si stabilisce un rapporto intimo con lo spazio: si cresce al di là di se stessi, si considera una parte del mondo esterno come appartenente a sé, come talvolta accade tra gli innamorati. Ci si predispone a vivere bene qui ed ora e si smette di fantasticare su vite inesistenti. L’anima si apre a segreti d’ogni genere e ai sottili processi dell’ambiente.
Una fiducia ben giustificata mette radici nell’anima: perché il cielo è luminoso e la terra produce frutti; la Scienza dello Spirito è stata data ed esistono uomini in grado di comprenderla.
Tutto ciò i Greci nella loro lingua chiamavano “eudaimonia”; ma ogni passione violenta, ogni moto incontrastato dell’anima, distrugge questa virtú sottile.

Alfonso Piscitelli (7.)