«La
parte colta e illuminata pensa oggi a questa settaria
conventicola sotterranea tra antroposofi e teosofi in
modo molto simile …a quello degli antichi Romani,
quando il cristianesimo iniziò a diffondersi. Allora i
cristiani dovevano fisicamente rimanere sotto terra, e
sopra di loro avvenivano cose che i Romani giudicavano
le uniche legittime, mentre i visionari cristiani
restavano nelle catacombe. Dopo un paio di secoli la
situazione cambiò radicalmente. La romanità era stata
spazzata via e ciò che prima era nascosto nelle
catacombe ora emergeva. Quel che la cultura aveva
soffocato ora si era liberato(1).
Rudolf
Steiner |
- In una
conferenza del 24 dicembre 1918, Rudolf Steiner mette in
rilievo la presenza, nel tessuto animico nel quale si
trovava ad operare, di tre ombre, aventi la funzione di
ostacolare e fronteggiare l’imperiosità dell’Impulso-Christo(2);
la prima ombra è quella dell’Impero romano, la cui
eredità spirituale è fluita nella Chiesa cattolica:
«Nella struttura della Chiesa cattolica non si trova l’essenza
del cristianesimo, anzi non la si trova nella struttura
delle Chiese cristiane in generale. Nella struttura delle
Chiese cristiane vive ciò che si era sviluppato ed era
vissuto nello Stato romano, da Romolo fino all’Imperatore
Augusto»(3). La seconda
ombra è quella rappresentata dalle società segrete
angloamericane, in cui «sopravvive l’ombra dell’antico
giudaismo, l’ombra del servizio esoterico di Jehova, anche
se esse affermano il contrario, magari escludendo dalle loro
file il giudaismo»(4). La
terza ombra – la scienza moderna – è strettamente
correlata a quest’ultima, ma anche permeata dall’impulso
culturale ellenico(5).
Queste tre ombre indicano indubbiamente il frutto piú
maturo del nichilismo contemporaneo.
- Particolarmente
rilevante è che, nel medesimo ciclo di conferenze, Rudolf
Steiner accenna ad una contrapposizione avutasi all’interno
del Cristianesimo, nei tempi immediatamente successivi al
Mistero del Golgota: «A un certo momento si compie il
mistero del Golgota e nasce il cristianesimo. La forza di
pensiero in via di diminuzione (che in Oriente è ancora
assai viva, e sfiora anche la Grecia) cerca di comprendere
questo evento. I Romani lo comprendono scarsamente. ...Ora
però si verifica qualcosa di singolare: anche il pensiero
gnostico si trova di fronte al mistero del Golgota. Proviamo
ad osservare le dottrine gnostiche relative al mistero del
Golgota, le dottrine che appaiono tanto ripugnanti al
teologo cristiano moderno: vi troviamo espresse sul Cristo
molte cose grandi e possenti che sono derivate dagli antichi
insegnamenti imbevuti della chiaroveggenza atavica, ovvero
da dottrine compenetrate da quella forza del pensiero di cui
si è detto : vi troviamo molte cose grandiose che oggi
appaiono orribilmente eretiche»(6).
- L’Autore non
si fa poi scrupoli nell’evidenziare la continuità di
questo pensiero gnostico-iniziatico, che rivive proprio in
quei movimenti spirituali fortemente perseguitati ed infine
brutalmente repressi dalla Chiesa di Roma: lo Steiner cita
infatti il manicheismo ed il catarismo come luminosi esempi
di questa «concezione veramente grandiosa del mistero del
Golgota»(7). Il pensatore
austriaco si trova poi a caratterizzare in tal modo la
contrapposizione tra le due differenti dottrine riguardo al
Mistero del Golgota: «Si trovano cosí di fronte, da un
lato la dottrina gnostica che vuol comprendere il mistero
del Golgota con un possente pensare spirituale, e dall’altro
tutto il resto, che fa i conti con ciò che sta
sopravvenendo, cioè con la scomparsa della forza del
pensiero, col pensare confuso, il piú astratto possibile,
un pensare che offre ben poco per comprendere il mistero del
Golgota. …Vediamo cosí spegnersi la concezione gnostica
del cristianesimo, mentre ne emerge un’altra che vorrebbe
far valere il minor numero possibile di concetti. …Concetti
quali il dogma della Trinità, o altri dogmi, derivano da
concezioni gnostiche, ma sono diventati astratti,
trasformati in gusci concettuali. Il fatto vivo è però che
una geniale concezione gnostica del mistero del Golgota
lotta con un’altra concezione che lavora col minimo di
concetti(8).
- È chiaramente
percepibile in queste frasi dello Steiner il risalto
assegnato dal pensatore austriaco ad una differenziazione in
due correnti, presente sin dalle origini nel Cristianesimo:
un Cristianesimo solare, totalmente fondato sulla volontà
di contemplare la potenza originaria, macrocosmica del Logos
Solare, e dunque sulla missione umana di deificazione e
trasmutazione della forma somatica, ed un “razionalismo”
teologico giudaico-cristiano, contrassegnato dal prioritario
proposito dell’affermazione della dimensione soggettiva,
dogmatica del culto, a scapito appunto della conoscenza
oggettiva (contemplazione) di natura mistico-iniziatica(9).
Per questo è
possibile affermare, come fa giustamente Berdjaev, «che del
cristianesimo si può identicamente dire, sia che è la
religione piú mistica di questo mondo sia che è una
religione assolutamente non mistica, ma legata piuttosto
alla quotidianità storica e stupendamente adattata al
livello medio della gente e al suo buon senso di tutti i
giorni. Il cristianesimo, dal punto di vista mistico, seguí
la linea di maggior resistenza, la linea della follia per la
ragione di questo mondo. …Nessuno potrà negare che i
santi piú grandi e piú autentici furono dei mistici, che
le profondità della coscienza ecclesiale sono mistiche, che
il Vangelo di Giovanni, le Lettere dell’Apostolo Paolo e l’Apocalisse
sono dei libri mistici, che la religione di Cristo è la
religione del mistero della redenzione. …Nel cristianesimo
c’è una profonda tradizione mistica che risale
direttamente agli Apostoli. La Chiesa, nella sua attività
storica universale e nel suo inevitabile adattamento al
livello raggiunto dall’umanità, è stata per essenza la
Chiesa di Pietro, al quale appunto si ricollega la
successione sacerdotale. È a Pietro, infatti, che risale la
tradizione giudaico-cristiana»(10).
- Senza
addentrarsi eccessivamente nella teologia
giudaico-cristiana, va comunque notato che diverse correnti
interne a questa dottrina teologica tengono a specificare
quale sia la loro missione, cioè «essi pretendono di
difendere il vero pensiero di Gesú contro la deformazione
imposta dal pensiero di Paolo. Gesú è per loro un
riformatore della Legge, che la riconduce all’autentico
pensiero di Mosè»(11).
- In
proposito, è importante soffermarsi sulla dottrina paolina
essenzialmente per due motivi: il primo di questi è che la
via iniziatica direttamente sperimentata e quotidianamente
realizzata dall’Apostolo Paolo è non solo attuale ma, si potrebbe addirittura azzardare, l’autentica
radicale alternativa al violento nichilismo scientista (la
terza ombra, ma sicuramente la piú potente, in quanto
diretta incarnazione delle due precedenti ombre), il cui
dogmatismo neorelativista e postrelativista sembra ormai
aver esaurito le stesse possibilità ipotetiche
sub-conoscitive, essendosi infatti affermato un nichilismo
logico-formalistico irretito nella sua dialettica; il
secondo motivo è che il metodo conoscitivo di Paolo non è
sicuramente conchiudibile negli orizzonti di una teologia
razionalistica, intrisa di nominalismo intellettualistico,
che, degradando e razionalizzando la ineffabilità del
supremo mistero solare, finisce per aprire le porte ad ogni
sorta di “primitivismo” esistenziale,
ateo-materialistico e/o religioso-neospiritualistico. La via
di autorealizzazione solare dell’Apostolo è infatti
intessuta dalla esigenza caratterizzante l’aurea Scienza
dello Spirito: attuare il potere primordiale dell’Io,
flusso dinamico trascendente il dualismo soggetto-oggetto,
quale azione conoscitiva impersonale, consapevole
unificazione mistica con l’originario Ente universale.
- Va inoltre
considerato che Paolo, in moltissime sue riflessioni, è
particolarmente affine alle concezioni di quei movimenti
spirituali, Manichei, Catari, di cui si parlava sopra.
Scrive infatti il Puech che «è abbastanza noto che Paolo
ha goduto da parte di Mani come da parte dei suoi discepoli
occidentali, di un prestigio e di un’autorità analoghi a
quelli che gli avevano attribuito Marcione e la maggior
parte delle scuole precedenti di gnosi. …Poiché Mani
poneva Marcione, accanto a Bardesane, fra i suoi
predecessori immediati e ne conosceva le opere, è comunque
probabile che sia stato il marcionismo a indurlo a collocare
l’Apostolo fuori dei ranghi e fondare su di lui il suo
antigiudaismo, la teoria di un cristianesimo corrotto da
elementi ebraici di cui sarebbe stato il caso di
sbarazzarlo»(12).
- Si osservi
perciò l’essenza gnostico-paraclitea della cristologia
paolina, nella cui visione non vi è spazio per la
centralità dogmatico-metafisica della Legge; un dogmatismo
metafisico fondato sulla Legge conduce infatti ad una
sottomissione metafisica, mentre la Fede, quale conoscenza
vivente del Christo-Logos propugnata dall’Apostolo, è un
ideale realmente rivoluzionario, poiché introduce nella
storia spirituale dell’umanità l’ideale della Libertà
cristiana: «Cristo ci ha liberati perché restassimo
liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre il giogo
della schiavitú. Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate
circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla …Non avete piú
nulla a che fare con Cristo voi che cercate la
giustificazione nella Legge. …Noi infatti per virtú dello
Spirito attendiamo dalla Fede la giustificazione che
speriamo»(13). La
Libertà, nella visione spirituale paolina, non è la
distruzione della Legge, ma l’integrazione di quest’ultima
nella sorgente sovraumana da cui promana. La Libertà è l’affermazione
dell’Uomo pneumatico sulla natura soggettiva,
psicoanimica, sul tessuto ereditario-biologico; la Libertà
è la liberazione metafisica dalla corrente del divenire,
non l’illusoria liberazione dal mondo, ma la cristica
liberazione del mondo. Paolo precisa poi che la vera
Libertà, quella che fluisce dal Mondo Spirituale e non è
quindi incatenata nel giogo della parvenza sensibile, è l’autentico
compimento della Legge; la vera Libertà, non a caso, si
concretizza e si spiritualizza potentemente nell’anima
umana tramite la forza dell’Amore. La Legge, nell’ottica
paolina, si trasmuta cristicamente: «Amerai il prossimo tuo
come te stesso»(14). «Se
vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete piú sotto la
Legge. Del resto le opere della carne sono ben note:
fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria. …Il
frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza,
benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;
contro queste cose non c’è Legge. Ora quelli che sono di
Cristo Gesú hanno crocifisso la loro carne con le sue
passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello
Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito»(15).
- L’apostolato
paolino, come poi avverrà per i Templari e i Catari, è
enormemente contrassegnato dal principio della lotta
spirituale, combattimento certamente pacifico,
interiore, ma nient’affatto tranquillizzante, nient’affatto
accomodante, come ha pienamente dimostrato — piú di
qualsiasi altro evento – la vita di questo atleta del
Christo; la lotta spirituale, a cui Paolo invita i veri
cristiani, non è chiaramente il guerreggiare fisico, che
richiede notevole eroismo, ma è la guerra metafisica,
occulta, che richiede il coraggio dell’impossibile,
poiché richiede il continuo e quotidiano eroismo. L’eroismo
metafisico, cristico, che ci viene indicato dall’Apostolo,
non è l’eroismo della umiliazione, che è comunque una
virtú veramente rara, eccezionale; è l’azione dell’Io,
l’eroismo dell’autoannientamento, del martirio
spirituale. «Per il resto, attingete forza nel Signore e
nel vigore della Sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di
Dio per poter resistere alle insidie del Diavolo. La nostra
battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e
di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i
dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti
del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò
l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno
malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le
prove. …Tenete sempre in mano lo scudo della Fede, con il
quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del Maligno;
prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello
Spirito, cioè la parola di Dio» (16).
- Il metodo
conoscitivo paolino, come ogni autentica ascesi, è altresí
contraddistinto dalla funzione creatrice,
spiritualizzatrice, riservata al dolore, virtú metafisica,
trascendente, che nella corrotta e “spezzata” anima
umana, diviene sofferenza, mentre la sua reale essenza è
pura luce originaria, forza universale in continuo
movimento, chiaramente insopportabile per l’uomo
atomizzato, immemore della celeste Patria primordiale: «È
per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta
come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal
padre? Se invece non subite correzione, mentre tutti ne
hanno avuto la loro parte, allora siete degli illegittimi,
non dei figli! …In verità, ogni correzione, sul momento,
non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però
arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo
mezzo sono stati addestrati»(17).
- Paolo
introduce anche nella storia del pensiero la concezione del realismo
cristico, la fondamentale certezza, cioè, della
invincibile possanza dell’Impulso-Christo, rispetto a cui
scompare magicamente l’illusoria parvenza mondana, che ha
la forza di abbatterci continuamente; l’Impulso-Christo,
piú reale della stessa realtà, è inoltre la sostanza
onnioperante che vivifica e translucida l’unità e la
fraternità umana, liberando la conoscenza dalla gabbia
fisica, cerebrale, celebrando cosí il movimento noetico
come potere graalico: «Poiché l’amore del Cristo ci
spinge al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti
sono morti. Ed Egli è morto per tutti, perché quelli che
vivono non vivano piú per se stessi, ma per Colui che è
morto e risuscitato per loro. Cosicché ormai noi non
conosciamo piú nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo
conosciuto Cristo secondo la carne, ora non Lo conosciamo
piú cosí. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura
nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di
nuove»(18).
- È altresí da
sottolineare la funzione del Male, cui allude l’Apostolo
in diverse parti delle sue lettere; come poi il manicheismo,
il cristianesimo paolino pone come meta spirituale dell’ascesi
cristica la graduale trasformazione della coscienza soggetta
alle leggi del corpo animale: la Resurrezione scaturisce dal
combattimento quotidiano con le forze della Morte e della
decadenza. La purificazione animica, katharsis, e la
trasformazione del corpo animale in corpo celeste, soma
pneumatikón, sono le tappe ineludibili della via
meditativa paolina finalizzata alla “cristificazione della
coscienza”(19), alla
realizzazione dell’intelligenza d’Amore, agape,
quale autentico stato di coscienza, syneidesis: «La
profondità cui essa dunque perviene è quella minerale, di
cui la volontà delle origini è l’espressione esteriore,
anzi la condensazione. Risorgendo essa alla sua purissima
condizione immateriata, con ciò risorge anche il corpo,
onde giustamente Paolo parla di corpo spirituale»(20).
- La
resurrezione quale evento individuale e cosmico è, in
Paolo, la cristificazione della coscienza individuale; il
nucleo celeste presente in quest’ultima diviene, nell’ascesi
cristiana, la spada michaelita mediante la quale si
estinguono – trasformandosi gradualmente poi – quelle
forze subtelluriche, demoniache, che prendono facilmente il
sopravvento nel tessuto animico soggettivo, a causa della
scarsissima vigilanza pneumatica dell’Io.
- La Coscienza d’Amore,
il traguardo spirituale della gnosi esoterica paolina, ha
proprio il compito di penetrare l’essenza del Male,
restituendo l’originaria missione cosmica, solare, a
queste forze aumane decadute. Secondo le indicazioni
iniziatiche dello Steiner, nella via realizzativa cristiana
l’emergere caotico delle potenze malefiche dovrà indurre
i veri cristiani alla vittoria resurrettiva mediante una
conoscenza impulsata di amorevole dedizione, non al semplice
combattimento. Combattere queste forze non significa
vincerle: «Da una parte vi saranno uomini dotati di una
potente e interiore bontà, di una vera genialità per l’amore
e per il bene; ma dall’altra sarà anche presente il
contrario. La propensione al male sarà presente senza veli
in un gran numero di persone, non piú coperta, non piú
nascosta. I malvagi si vanteranno del male, come di qualcosa
di specialmente valido. In alcuni uomini geniali si presenta
premonitore qualcosa come una specie di piacere per il male,
l’elemento demoniaco della sesta epoca. Nella “bestia
bionda” di Nietzsche se ne annuncia ad esempio lo spettro.
Il male dovrà essere espulso dalla corrente dell’evoluzione
universale come una scoria; sarà espulso nell’ottava
sfera. Ci dobbiamo attendere un tempo in cui si avrà un
cosciente confronto fra il male e il bene. La sesta epoca
avrà il compito di richiamare per quanto possibile il male
con la dolcezza nella corrente continua dell’evoluzione.
Vi sarà poi una corrente spirituale che non contrasterà il
male, sebbene esso compaia nel mondo nel suo aspetto piú
demoniaco. In quelli che saranno i successori dei “figli
della vedova” si rafforzerà la coscienza che il male deve
essere di nuovo coinvolto nell’evoluzione e che non va
combattuto, ma soltanto superato con la dolcezza»(21).
- Il secolo
appena trascorso ha certamente offerto la testimonianza
soprasensibile di Eroi cristiani, nella cui missione solare
il principio del Logos non è stato affatto un sentimento di
consolazione, ma una forza di autotrasformazione, la
certezza della vittoria spirituale nell’attimo del
martirio. Tali asceti cristiani, devoti servitori dell’Arcangelo
Michele, si trovarono ad operare nella prima metà del
secolo in Romania, Ungheria, Serbia e nella stessa Russia,
nella Chiesa “catacombale” o “vera Chiesa ortodossa”,
la quale, seguendo il luminoso esempio del patriarca Tichon
e del metropolita Veniamin, preferí ricevere il martirio
che degradarsi nella logica del compromesso. Questi asceti
cristiani, alla ferrea solidità dell’ufficiale
organizzazione sociale, che, dall’estrema destra all’estrema
sinistra, dallo pseudospiritualismo religioso al
materialismo dialettico, chiedeva insistentemente la loro
soppressione violenta, risposero percorrendo coscientemente
la via cristica della morte, caratterizzata appunto dalla
consapevolezza che «non esiste altra arma al di fuori della
nostra cenere» e che «il germe di una resurrezione non
può nascere che dalla morte, dalla sofferenza: neppure il
nostro Redentore, Christo Gesú, ha potuto vincere senza
sofferenza e senza sacrificio». Risposero quindi
sperimentando nell’Amore, agape e non eros,
la forza formatrice della morte e proponendo il concetto
slavofilo-ortodosso di sobornost’ quale potenza
metafisica creatrice, oggettiva, contrassegnata dalla
presenza trascendente del Christo nella comunità spirituale
umana.
- Se è vero che
il martirio al quale questi asceti andarono volontariamente
incontro rese impossibile una completa spiritualizzazione
cristiana della vita culturale a loro contemporanea, è
altrettanto vero che la loro missione sacrificale –
conforme all’impulso solare di Michele – al pari di
quella templare ebbe indubbiamente invisibili effetti
luminosi per la comunità umana: «Le anime del Templari …dopo
aver superato le terribili prove delle torture …passate in
quel modo attraverso la porta della morte, poterono inviare
agli uomini dai mondi spirituali fiotti di vita spirituale
che agirono nei secoli successivi»(22).
- L’essenza
nichilista del materialismo distruttore atomistico,
caratterizzante il pensiero ufficiale contemporaneo, è
stato ben prospettato da Severino: «Il mondo è il luogo
dove si crede di toccare con mano l’uscire e il ritornare
degli enti nel niente (il loro essere stati e il loro
ritornare ad essere un niente). Ponendo che, nel divenire, l’ente
è stato e torna ad essere un niente, si pensa che l’ente
è niente. In questo pensiero si manifesta, nel modo piú
radicale, l’essenza del nichilismo»(23).
- Il retroscena
metafisico di queste forze è stato invece ben evidenziato
dal Lossky allorquando sostiene che «divenuti spiriti delle
tenebre, gli angeli decaduti restano ugualmente esseri
creati da Dio e la loro determinazione, contraria alla
volontà divina, diviene l’ossessione disperata del nulla
che non troveranno mai»(24).
- La natura
nichilista della civilizzazione contemporanea deriva dunque
dal dogmatismo dualista del soggettivismo razionalista che
afferma la logica del pensiero dialettico, per il quale
unica realtà è la parvenza del reale, cioè l’assoluta
priorità del mondo fisico-sensibile rispetto alla forza
noetica che ha la sua rappresentazione mediante i
sensi.
- L’ascesi
cristiana michaelita, di cui Massimo Scaligero è stato
certamente il piú fedele esecutore e sperimentatore, si
fonda viceversa sulla possibilità dell’esperienza della
Luce pre-cerebrale del pensare, quale forza universale che
ridona l’essenza celeste ad ogni fenomeno e lo strappa
appunto da quel niente di cui parla Severino, negando cosí
radicalmente e trasmutando la spaventevole forza nichilista
dell’attuale modello gnoseologico ed epistemologico: «L’uomo
ha il compito di restituire l’essenza alle cose, l’Io,
il Logos: secondo un impegno originario»(25).
Luca Fantini
(1)R. Steiner, Il mistero del
doppio, Ed. Antroposofica, Milano 1996, p. 66
(2)R. Steiner, Come ritrovare il Cristo. Tre ombre
sul nostro tempo e la nuova luce del Cristo, Ed.
Antroposofica, Milano 1988, p. 31.
(3)Ivi, p. 32.
(4)Ibidem; tali società segrete anglo-americane,
secondo lo stesso Winston Churchill, condizionano enormemente il
destino della civiltà umana. In un articolo sulla Rivoluzione
russa apparso su «Illustrated Sunday Herald» l’8.2.1920,
scriveva: «Dai giorni di Spartacus Weisshaupt fino a Karl Marx,
Trotsky, Bela Kuhn, Rosa Luxemburg ed Emma Goldmann, questo
complotto mondiale per la distruzione della civiltà e per la
ricostituzione della società sulla base dell’arresto del
progresso, del malanimo invidioso e dell’impossibile
uguaglianza, si è potentemente sviluppato. Esso ha giocato un
ruolo chiaramente riconoscibile nella tragedia della rivoluzione
francese. Esso ha servito da motore a tutti i movimenti sovversivi
del secolo XIX; e ora, infine, questo gruppo di straordinarie
personalità del mondo sotterraneo delle grandi città d’Europa
e d’America ha afferrato per i capelli il popolo russo ed è
divenuto praticamente il dominatore incontrastato di questo enorme
Impero».
(5)Ivi, p. 86.
(6)Ivi, p. 52.
(7)Ibidem; in realtà il manicheismo fu ugualmente
perseguitato dai Dottori islamici della Legge e, appunto, dagli
stessi cattolici, come mette in evidenza Rudolf Steiner nel saggio
I manichei, a cura di G. Burrini, Ed. Antroposofica, Milano
1995, p. 26.
(8)Ibidem.
(9)Al riguardo è fondamentale lo studio del filosofo
russo Ju. Nikolaev, V poiskach za Bozestvom. Ocerki iz istorii
gnosticizma [Alla ricerca del divino. Studi sulla storia
dello gnosticismo], ove è perfettamente descritta questa
lotta, avvenuta all’interno del mondo cristiano, tra la
spiritualità veterotestamentaria giudaica e la Gnosi cristiana.
(10)N. Berdjaev, Il senso della creazione. Saggio
per una giustificazione dell’uomo, Jaca Book, Milano 1994,
p. 357.
(11)J. Danielou, La teologia del
giudeo-cristianesimo, EDB, Bologna 1998, p. 90.
(12)Puech, Sul manicheismo, Einaudi, Torino
1995, pp. 142-143. Una cosí forte differenziazione spirituale tra
la gnosi cristiana e un cristianesimo non ancora liberatosi dall’influsso
del Giudaismo ortodosso, come quella descritta dal Puech, sembra
riguardare anche la comunità giovannea: «I cristiani del secondo
secolo accusavano gli Ebrei di essere dei delatori che andavano a
denunciarli agli inquisitori romani. Il martirio di Policarpo,
13,1 dice che: «I Giudei erano estremamente zelanti, come è loro
abitudine, nel preparare il materiale per bruciare i santi, atto
questo eseguito da un proconsole romano intorno al 155 d.C. La
responsabilità indiretta nelle varie esecuzioni dovuta alle
espulsioni dalle sinagoghe può darsi che costituisca uno dei
tanti elementi che compongono il quadro che sta alla base delle
accuse di Giovanni contro i Giudei. …Nella battaglia tra la
sinagoga e la comunità giovannea si trattò, dopo tutto, di una
battaglia cristologica»; R. Brown, La comunità del Discepolo
prediletto, Cittadella Editrice, Assisi 1982, p. 47.
(13)San Paolo, Lettera ai Galati, EDB, Bologna
1998, pp. 2.506-2.507.
(14)Ivi, p. 2.507.
(15)Ibidem.
(16)San Paolo, Lettera agli Efesini, in Lettere
di San Paolo, Edizioni Paoline, Roma 1979, pp. 152-153.
(17)San Paolo, Lettera agli Ebrei, op.cit., pp.
254-255.
(18)San Paolo, Lettera ai Corinzi, op.cit., pp.
104-105.
(19)Paolo di Tarso Iniziato e Mistagogo, in
«Graal» n. 49-50, Tilopa, Roma 1995, p. 12.
(20)Ibidem.
(21)R. Steiner, I Manichei, Ed. Antroposofica,
Milano 1995, p. 25.
(22)R. Steiner, Impulsi evolutivi interiori dell’umanità,
Ed. Antroposofica, Milano 1976, p. 191.
(23)E. Severino, L’essenza del nichilismo,
Adelphi, Milano 1995, p. 257.
(24)V. Lossky, La teologia mistica della Chiesa d’Oriente,
EDB, Bologna 1990, p. 120.
(25)M. Scaligero, Meditazione e Miracolo, Ed.
Mediterranee, Roma 1988, p. 46. |
Immagine: «Le epistole di San Paolo»
– miniatura, sec. XV Bible historiale, Parigi,
Biblioteca Nazionale |
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