Poesia

 

Il lago snoda un gioco di frastagli
lungo sponde e riviere dove il giorno
spegne gradatamente la sua luce,
scioglie nell’aria gemiti di cigni
se il vivido fermento di quell’oro
stemperato nell’acqua si fa viola,
e alberi sugli orli del cratere
in corteggio devoto s’incamminano
ai nidi sconosciuti della notte.
Speravo di vederTi nel riflesso
che i pali dell’ormeggio zigzagando
sull’iridato specchio disegnavano,
un Tuo svelarTi prima che scendesse
l’oscurità turchina a farmi inerte
simulacro di sasso. Che sia lieve
l’onda a incalzarmi, a incidere sul nudo
corpo indifeso i segni di un idioma
testimone di stelle e di vulcani.
Speravo di sentirTi nel frusciare
dei tigli, nel rimando dalle spiagge
di tranquille correnti, ma la voce,
ancora se la Tua, si disperdeva
tra mille ignote, oppure modulava
i suoi flebili toni soffocati
dal grido delle folaghe, dai tonfi
della nutria impaurita tra gli scogli.
Ai chiarori dell’alba, troveranno
inciso nella pietra che mi incarna,
profondo geroglifico, il Tuo nome.

Fulvio Di Lieto