Il discepolo della Scienza dello
Spirito che cominci a vivere consapevolmente nei due
mondi, quello terreno e quello spirituale – sforzandosi
di assecondare Rudolf Steiner quando ammonisce di evitare
ogni eventuale prevaricazione dell’uno sull’altro (1)
– avvertirà ben presto la necessità di alimentare in
modo nuovo le due dimensioni in cui ormai si trova ad
esistere. Per quanto concerne un corretto nutrimento del
corpo fisico, sano oltre che favorevole allo sviluppo
interiore, rimandiamo direttamente ai testi antroposofici
specifici (2);
concentriamoci invece su alcune fondamentali esigenze
connesse allo sviluppo interiore del discepolo, che
richiedono una “alimentazione” animico-spirituale
nuova ed altrettanto continua quale quella necessaria al
corpo fisico. Infatti il lavoro di trasformazione
intrapreso dall’Io nel corso della disciplina non si
limita ad una superficiale azione sul corpo astrale –
come già in qualche misura avviene spontaneamente per l’attuale
tipo umano impegnato nello sviluppo dell’anima cosciente
– ma oltre ad estendersi in profondità nel corpo
eterico, mira alla rianimazione degli organi sensori dell’anima
(chakra), nei quali giacciono silenti le future
facoltà di percezione dei mondi spirituali. Detti centri
interiori sono già naturalmente attivi a metà, ed è
compito della disciplina rianimarli pienamente grazie ad
un continuo e coerente lavoro che richiede immense
quantità di energia spirituale. Come dunque il corpo
fisico esige regolarmente e continuativamente proteine,
carboidrati, grassi, vitamine..., in proporzioni tali da
sostenerlo adeguatamente senza ostacolare lo sviluppo
interiore in atto, cosí la rivitalizzazione dei
menzionati organi interiori necessita costantemente
di concentrazioni, meditazioni, studio, letture
appropriate, esercizi collegati, da somministrare come un
vero e proprio nutrimento vitale, con la stessa regolare
assiduità dei tre pasti giornalieri.
Deve poi mutare il concetto
stesso di rigenerazione interiore, di relax del
discepolo, poiché sempre piú arte, sacralità, cultura
umanistica, contatto con la Natura, si rivelano
sostentamento interiore complementare indispensabile,
mentre le forme spesso oggi cosí in voga di divertimento
grossolano costituiscono vere e proprie tossine per l’anima.
Già di per sé lo studio della Scienza dello Spirito e la
pratica degli esercizi inducono una progressiva nausea
verso queste forme di intrattenimento, mentre
parallelamente normalizzano la continua ricerca di
distrazioni, ma è bene assecondare questi processi anche
volitivamente; in generale, oltre a selezionare con
equilibrio le attività rigenerative, è indispensabile
evitare dl abbandonarsi passivamente al godimento, cui
deve sempre presiedere una vigile coscienza dell’Io per
controllarlo e, ove possibile, tentare di trasformarlo in
un’occasione di apprendimento (3).
Risulta dunque inevitabile adottare uno stile di vita
sempre piú coerente. È opportuno, per esempio,
rinunciare alla pratica di sport energeticamente troppo
dispendiosi, magari sostituendoli con altri piú leggeri,
affiancati da euritmia e ginnastica di ispirazione
steineriana (4). Decisiva
appare poi la raccomandazione del Dottore di sorvegliare
che il proprio ritmo di vita non sia né troppo
affaccendato né indolente (5),
ma tale da garantire la massima possibilità di
assecondare le esigenze di compatibilità dei due mondi in
cui si va sempre piú articolando la vita del discepolo.
In proposito, per le inevitabili conseguenze mondane
correlate, risulterebbe per esempio inconciliabile col
fine superiore perseguito un atteggiamento “ambizioso”
nel senso corrente del termine, inteso cioè quale
incessante ricerca di riconoscimenti esteriori, “successo”,
o peggio ancora di potere fine a se stesso.
Una particolare attenzione
merita il sonno, dal momento che il riposo notturno del
discepolo si modifica essenzialmente. Mentre infatti
quando l’uomo dorme l’Io e l’astrale si ricaricano
di energie stellari per rigenerare il corpo fisico, non
appena si comincia lo studio della Scienza dello Spirito e
la pratica dei relativi esercizi, è proprio durante il
sonno che l’Io e l’astrale, liberi ormai dal fardello
corporeo, dedicano gran parte della propria attività alla
rianimazione dei “fiori di loto” (chakra),
mentre altissime Gerarchie assumono una funzione
vicariante nel confronti della rigenerazione del corpo
fisico. Ne consegue in primo luogo la necessità di una cadenza
veglia/sonno regolare per favorire l’incontro
notturno con le menzionate Gerarchie, il cui compito è
potentemente facilitato dall’adozione di ritmi di riposo
ben cadenzati (in proposito è raccomandabile trovarsi
alla mezzanotte addormentati, oppure impegnati nel lavoro,
interiore o esteriore); è poi decisivo un corretto
avviamento al sonno tramite idonee letture e
meditazioni – ideali allo scopo i primi versetti del
Vangelo di Giovanni (6)
– o esercizi specifici (7).
In mancanza di queste due condizioni, indispensabili a
garantire le condizioni per un costante intervento
risanatore da parte delle potenze menzionate, il discepolo
rischia di non rigenerare a sufficienza nelle ore notturne
il corpo fisico, con non lievi pericoli verso la propria
salute, mentre anche il lavoro di riattivazione dei chakra
ad opera di Io e astrale può risultarne seriamente
compromesso.
Appare pertanto evidente come la
decisione di intraprendere un cammino di dedizione verso i
Mondi spirituali, secondo l’insegnamento della Scienza
dello Spirito, debba concretamente prevalere su ogni altra
motivazione, per diventare il supremo riferimento
ispiratore di tutto il nostro stile di vita.
Arcady
(1) «L’Archetipo» febbraio
2002, p. 15.
(2) R. Steiner, Alimentazione e coscienza, Ed.
Basaia, Roma 1989; R. Steiner, Problemi dell’alimentazione,
Ed. Antroposofica, Milano 2000.
(3) R. Steiner, L’Iniziazione, Ed. Antroposofica,
Milano 1977, p. 24.
(4) R. Steiner, Ritmi del cosmo nell’essere umano, Ed.
Antroposofica, Milano 1993, p. 19.
(5) op. cit. alla nota 3, p. 100.
(6) R. Steiner, Il Vangelo di Giovanni, Ed.
Antroposofica, Milano 1975, p. 61.
(7) M. Scaligero, Tecniche della concentrazione interiore,
Ed. Mediterranee, Roma 1975, p. 69.
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